Giorno per giorno – 01 Gennaio 2011

Carissimi,

“I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 16-19). Stamattina ci dicevamo che è così che nasce la chiesa dei poveri. Da quanti hanno udito il messaggio che Dio si fa presente nel più povero tra tutti loro e accorrono nel luogo della sua manifestazione, e ne constatano la verità, e la comunicano in primo luogo a lui (i poveri evangelizzatori del Dio fatto uomo!), e poi agli altri. L’evento di Gesù, la sua nascita, segna così, davvero, lo spartiacque almeno della loro storia, dove nulla potrà essere più come prima. Il sospetto di Adamo, del Dio nella forma del potere (e del potere, perciò,  come legittimato da Dio e come figura della realizzazione dell’uomo), è definitivamente sconfitto, se noi lo crediamo, dall’insignificante segno del bambino nella mangiatoia.  L’anno nuovo, che coincide con l’ottavo giorno del Natale, dovrebbe segnare ogni volta anche per noi, smemorati come siamo, questo perenne riandare al mistero che è all’origine della nostra fede, per rempircene gli occhi e il cuore e poi tornare, glorificando e lodando Dio, in una liturgia non più separata dalla vita, ma che è la vita stessa nella quotidianità dei suoi gesti, parole, occupazioni, affetti, relazioni, decisioni, scelte. Incorporando in essa anche l’immagine di Maria che custodisce nel silenzio del cuore tutte queste cose e continua ad alimentarsene.

 

01 theotokosvlad.jpgOggi, Ultimo giorno dell’Ottava di Natale, la Chiesa celebra Maria, madre di Dio. Il che non significa ovviamente fare di lei una sorta di divinità celeste, ma piuttosto ricordarci le condizioni per le quali una creatura umana può generare, portare o riportare Dio nel mondo. Condizioni che Gesù avrebbe sintetizzato in una frase: “Chi fa la volontà del Padre mio che sta nei cieli è per me fratello, sorella, madre” (Mt 12, 49-50). E la Sua volontà è il regno, o anche, che tutti abbiano vita e vita in abbondanza.  

 

01 - Circoncisione di Gesù.jpgIn questo stesso giorno la Chiesa fa memoria della Circoncisione di Gesù e questo fatto ci offre l’occasione per sottolineare l’aspetto dell’ebraicità di Gesù. Che egli riceve da sua madre e che è sacramentalizzata dalla circoncisione  ed evidenziata dal Nome.  Potremmo dirla allora Festa di Gesù ebreo per sempre, per affermare che Gesù di Nazareth, il Messia dei cristiani e rivelazione dell’amore salvifico del Padre per tutti i popoli, è ebreo e lo sarà per sempre, e fare di essa la festa dell’amicizia ebraico-cristiana.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dei Numeri, cap.6, 22-27; Salmo 67; Lettera ai Galati, cap.4, 4-7; Vangelo di Luca, cap.2, 16-21.

 

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.  

 

Il calendario ci porta anche la memoria di Basilio di Cesarea, pastore e padre della Chiesa.

 

01 BASILIO_2.JPGBasilio nacque verso il 330,  a Cesarea in Cappadocia, da una ricca famiglia cristiana che, in termini di santità, mica si scherza. Santi furono, infatti, la nonna, Macrina, i genitori, Emmelia e Basilio, i fratelli Gregorio, vescovo di Nissa, e Pietro, vescovo di Sebaste, e, per finire, la sorella Macrina. Dopo gli studi in patria, ad Atene e a Costantinopoli, Basilio ricevette il battesimo nel 356, recandosi poi nel deserto, dove si fermò due anni, conducendovi  una vita austeramente scandita da preghiera, lavoro e studio delle Scritture. Nel 358, spogliatosi di tutti i suoi beni, creò con l’amico Gregorio di Nazianzo una comunità monastica, sulle rive del fiume Iris, sul Mar Nero, di cui egli stesso dettò le regole di vita. Ordinato sacerdote nel 363, fu chiamato a collaborare con il vescovo Eusebio di Cesarea, a cui succedette nel 370, segnalandosi per la lotta coraggiosa contro le distorsioni dottrinali sorte nella Chiesa, che contavano sull’appoggio dell’imperatore Valente. Ma ciò che caratterizzò la sua azione pastorale fu soprattutto l’intervento volto a favorire l’assistenza e la promozione delle fasce più povere della popolazione. Insegnava che “se ciascuno si accontentasse del necessario e donasse ai poveri il superfluo, non vi sarebbero più né ricchi né poveri”. Morì, non ancora cinquantenne, il 1° gennaio 379, alla vigilia del Concilio di Costantinopoli, che aveva tuttavia contribuito a preparare con i suoi studi e riflessioni.

 

La memoria liturgica della strage degli innocenti, celebrata qualche giorno fa, è diventata di nuovo tragica realtà nell’ennesimo massacro, questa volta di ventuno cristiani, avvenuto la notte scorsa ad Alessandria d’Egitto. Vittime che seguono quelle, innumerevoli, dei giorni scorsi in Nigeria e di altri luoghi ancora, di differenti religioni ed etnie. Un’ulteriore conferma dell’attualità e dell’urgenza del tema segnalato dalla 44ª Giornata Mondiale della Pace (istituita da Paolo VI nel 1967 e celebrata a partire dal 1968 ogni 1º Gennaio): “La libertà religiosa, via per la Pace”.   

 

Oggi, da noi, è stata la giornata dell’insediamento del nuovo  presidente del Brasile, Dilma Roussef. Nel suo discorso inaugurale, Dilma ha riaffermato il suo impegno irrinunciabile a stradicare la povertá e a garantire in pieno le libertà individuali, della libertà di culto e di religione, della libertà di stampa e di opinione. “Riaffermo che preferisco i rumori della stampa libera al silenzio delle dittature. Chi, come me e la mia generazione ha lottato contro l’arbitrio e la censura, è naturalmente amante della democrazia più piena e della difesa intransigente dei diritti umani, nel nostro paese  e come bandiera sacra di tutti i popoli”. Tutto lascia pensare che ce la metterà davvero tutta. Auguri, dunque, presidente Dilma!

 

E, per stasera. è tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura una citazione di Basilio di Cesarea, tratta dalle sue “Regole più ampie”. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza. Lo fornì di intelligenza e di ragione a differenza di tutti gli altri viventi della terra. Gli diede la facoltà di deliziarsi della stupenda bellezza del paradiso terrestre. E finalmente lo costituì sovrano di tutte le cose del mondo. Dopo l’inganno del serpente, la caduta nel peccato e, per il peccato, nella morte e nelle tribolazioni, non abbandonò la creatura al suo destino. Le diede invece in aiuto la Legge, a protezione e custodia gli angeli e inviò i profeti per correggere i vizi e insegnare la virtù. […] Non si disinteressò dell’uomo anche quando questo continuò ostinatamente nella sua disobbedienza. No, nella sua bontà il Signore non ci ha abbandonato, nemmeno a causa della stoltezza e insolenza da noi mostrate nel disprezzare gli onori che egli ci aveva offerto e nel calpestare il suo amore di benefattore. Anzi ci ha richiamati dalla morte e restituiti a nuova vita mediante il Signore nostro Gesù Cristo. A questo punto anche il modo con cui il beneficio è stato fatto, suscita ancora maggiore ammirazione: “Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fl 2, 6-7). Inoltre si caricò delle nostre sofferenze e si addossò i nostri dolori, per noi fu colpito, perché per le sue piaghe noi fossimo risanati (cf Is 53, 4-5) ed ancora ci ha riscattati dalla maledizione, divenendo egli stesso per amor nostro maledizione  (cf Gal 3, 13), ed andò incontro ad una morte oltremodo ignominiosa per ricondurre noi ad una vita gloriosa. Non si contentò di richiamarci dalla morte alla vita, ma anzi ci rese anche partecipi della sua stessa divinità e ci tiene preparata una gloria eterna che supera in grandezza qualunque valutazione umana. Che cosa, dunque, potremo rendere al Signore per tutto quello che ci ha dato? (cf Sal 116, 12). Egli è tanto buono da non esigere nemmeno il contraccambio: si contenta invece che lo ricambiamo col nostro amore. Quando penso a tutto ciò, rimango come terrorizzato e sbigottito per timore che, a causa della mia leggerezza d’animo o di preoccupazioni da nulla, mi affievolisca nell’amore di Dio e diventi perfino motivo di vergogna e disdoro per Cristo. (Basilio di Cesarea, Regole più ampie, 2, 2-4).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Gennaio 2011ultima modifica: 2011-01-01T23:39:00+01:00da fraternidade
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