Giorno per giorno – 28 Dicembre 2010

Carissimi,

“Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più” (Mt 2, 18). Stasera, a casa di seu Vidal e dona Lourença, i piccoli Vinício e Gustavo si rincorrevano di qua e di là, mentre Kawan se ne stava, ignaro di quanto gli accadeva intorno,  in braccio a sua madre, che l’imboccava pazientemente. Ed era meglio così, perché il Vangelo di oggi non era fatto per le orecchie dei bambini. Tra adulti, poi, noi ci si diceva che Matteo, raccontando della strage degli innocenti, non intendeva “fare la cronaca” di un fatto isolato, situabile nell’esatto contesto della nascita di Gesù (come del resto non è intenzione degli altri “racconti di infanzia”, un genere letterario presente anche nel Vangelo di Luca, che non si preoccupa tanto di rilevare degli avvenimenti, ma di “rivelare” il significato dell’evento che dice Dio nella storia). Dietro la “strage degli innocenti” c’è, sì, la crudeltà ben conosciuta di Erode, ma c’è anche quella di ogni altro potere iniquo che agisce sulla scena del mondo, e Matteo ci fa sapere che, nella violenza portata sulle vittime innocenti e inermi, sempre chi è perseguitato è anche Dio ed è in gioco, perciò, pure la sua sopravvivenza. Allora, possiamo ben dire che il pianto di Rachele, e quello di ogni altra madre, privata dei suoi figli, è il pianto stesso di Dio, che, in ognuno di essi, piange già, ed ogni volta, la morte del suo figlio. Unico, come ognuno di noi è unico. È per questo che egli non cessa di mandare angeli e sogni e utopie, perché ognuno che se ne senta raggiunto contribuisca a fermare il massacro, e salvi, con la sua denuncia e l’azione solidale, almeno qualcuno, o anche, come Maria e Giuseppe,  uno solo dei figli di Dio minacciati di morte. Perché, come insegna il Talmud, – l’abbiamo già detto altre volte – “chi salva anche una sola vita, è come se salvasse il mondo intero”(TB, Sanhedrin 37).  I giornali, per esempio, riportano ancora oggi, le notizie dell’inferno di sequestri, abusi, violenze, torture, stupri, che centinaia di uomini e donne, provenienti da diverse nazioni, ma soprattutto dall’Etiopia e dall’Eritrea, nel disperato tentativo di raggiungere Israele, sono costretti a subire nel deserto del Sinai da parte di trafficanti beduini. È il luogo in cui è ambientato anche il Vangelo di oggi. Ci sarà modo di salvare questi figli di Dio?

 

Oggi, quarto giorno di Natale, è, dunque, memoria del Martirio dei Santi Innocenti, figura delle vittime, di ogni tempo e luogo.

 

28 Massacro degli innocenti.jpgLa festa si basa sul racconto del Vangelo di Matteo, secondo cui il re Erode, per essere certo che morisse il bambino Gesù, ordinò che fossero uccisi tutti i bambini dai due anni in giù. L’origine della festa è molto antica. Ne fa menzione il calendario cartaginese nel IV secolo e, cent’anni più tardi, il Sacramentario Leoniano, a Roma. La liturgia tolosana la canta così: “Fratelli, in questo giorno la Chiesa piange con Rachele, davanti alla crudeltà degli uomini e al massacro ingiusto degli Innocenti. Ma Dio li ha presi tra le sue braccia; come una madre consola i suoi figli, li appoggia alla sua guancia, li accarezza sulle sue ginocchia, si china su di essi per insegnar loro a camminare. Anche se una madre arrivasse a dimenticare i suoi figli, Dio non li scorderà mai. Senza neppure saperlo, essi hanno dato la loro vita per Cristo, senza parlare, hanno proclamato il suo amore, e Dio ha fatto scendere su di loro la sua pace come un fiume, li ha disegnati sul palmo delle sue mani. Per sempre sono accanto all’Agnello e lo seguono ovunque vada e cantano senza fine: amen, alleluia”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera di Giovanni, cap.1,5 – 2,2; Salmo 124; Vangelo di Matteo, cap.2, 13-18.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

 

È tutto per stasera. Il 31 gennaio 1931, Edith Stein tenne una conferenza, apparsa poi sotto il titolo “Le mystère de Noël” che, assieme a quattro meditazioni sulla Croce, avrebbe costituito in seguito il libro “La Crèche et la Croix” (Editions Ad Solem). In una sua pagina, la carmelitana ebrea che morirà ad Auschwitz richiama le figure di cui la liturgia arricchisce le celebrazioni del tempo natalizio. Ve la proponiamo, nel congedarci, come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il mistero dell’incarnazione e il mistero del male sono strettamente uniti. Alla luce, che è discesa dal cielo, si oppone tanto più cupa e inquietante la notte del peccato. Il Bambino protende dalla mangiatoia le piccole mani, e il suo sorriso sembra già dire quanto più tardi, divenuto adulto, le sue labbra diranno: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e affaticati”. […] Queste mani danno ed esigono nello stesso tempo. Voi, sapienti, deponete la vostra sapienza e divenite semplici come i bambini; voi, re, donate le vostre corone e i vostri tesori e inchinatevi umilmente davanti al Re dei re; prendete senza indugio su di voi le fatiche, le sofferenze e le pene che il suo servizio richiede. Voi, bambini, che non potete ancora dare alcunché da parte vostra: a voi le mani del Bambino nella mangiatoia prendono la tenera vita prima ancora che sia propriamente cominciata; il modo migliore di impiegarla è quello di essere sacrificata per il Signore della vita. “Seguitemi”, così dicono le mani del Bambino, come più tardi diranno le labbra dell’uomo adulto. Così dissero esse al giovane amato dal Signore e che ora fa anch’egli parte della schiera disposta attorno alla mangiatoia. San Giovanni, il giovane dal cuore puro, lo seguì senza domandare: Dove? Perché? Abbandonò la barca del padre e andò dietro al Signore su tutte le sue strade, fino al Golgota. “Seguimi”, questo invito percepì anche il giovane Stefano. Egli seguì il Signore nella sua lotta contra le potenze delle tenebre, contro l’accecamento e il rifiuto ostinato di credere. Gli rese testimonianza con la sua parola e con il suo sangue. Lo seguì anche nel suo spirito, nello spirito dell’amore, che combatte il peccato, ma ama il peccatore e intercede per l’assassino davanti a Dio anche in punto di morte. Quanti sono inginocchiati intorno alla mangiatoia sono figure di pura luce: gli inermi Innocenti, i fiduciosi Pastori, gli umili Re magi, Stefano, il discepolo ardente, e Giovanni, l’apostolo dell’Amore: tutti hanno risposto alla chiamata del Signore. Di fronte ad essi si erge la notte dell’inconcepibile indurimento, dell’accecamento: quello dei dottori della legge, capaci di prevedere dove e quando sarebbe nato il Salvatore del mondo, ma incapaci di agire conseguentemente e di dire: Andiamo a Betlemme; e quello di Erode, che vuole uccidere il Signore della Vita. Di fronte al Bambino nella mangiatoia gli spiriti si dividono. Egli è il Re dei re e il Signore della Vita e della morte. Egli dice “Seguimi”, e chi non è per lui è contro di lui. Egli lo dice anche per noi e ci pone di fronte alla decisione di scegliere fra luce e tenebre. (Edith Stein, Le mystère de Noël).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Dicembre 2010ultima modifica: 2010-12-28T23:34:00+01:00da fraternidade
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