Giorno per giorno – 22 Dicembre 2010

Carissimi,

“Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 51-53). Se alla corte di Erode ci fosse stato qualche ministro di vostra conoscenza, tutto ci fa credere che anche la timida, ma coraggiosa e, probabilmente agli occhi di molti benpensanti, sovversiva, ragazzina di Nazareth, avrebbe corso il rischio di un arresto preventivo. Per una curiosa coincidenza, in questo giorno che vede gli studenti del vostro Paese scendere nuovamente in piazza su parole d’ordine che esprimono un processo di maturazione civile e democratica, la liturgia propone come suo Vangelo il Magnificat, questo manifesto dell’agire niente affatto religioso, ma totalmente laico, di Dio nella storia, che si propone come principio ispiratore dell’azione, anche politica,  di uomini e comunità che si dispongano a farsi carico di bisogni, necessità, diritti, di tutti e non solo di alcuni privilegiati. Parlar male delle giovani generazioni è uno sport che esiste da sempre, un po’ in tutti gli ambienti, soprattutto da parte di chi si vede sfuggire di mano il controllo che vorrebbe continuare ad esercitare su di esse, per evitare cambiamenti che potrebbero mettere in discussione un determinato ordine in cui ci si riconosce 0 certi privilegi acquisiti. Stasera, a casa di dona Lucy e seu Jorge, che sono già nonni e bisnonni, si è parlato anche di questo, prendendo spunto dai 25 anni della Giornata Nazionale della Gioventù,  che ogni anno, qui in Brasile, mobilita i giovani delle comunità o dell’associazionismo cristiano su temi specifici e su concreti fronti di lotta: diritto allo studio, politiche pubbliche per la gioventù, ecologia, lavoro giovanile, Aids, droghe, violenza, mass-media ecc. Benché si tratti di un’iniziativa minoritaria, essa si propone come valido strumento di controinformazione rispetto ai grossi monopoli televisivi, che (succede anche da voi, vero?) riversano sugli utenti programmi di Tv spazzatura, reality shows, telenovelas, contenitori vari di intrattenimento che sempre più veicolano messaggi di “trasgressione, volgarità e violenza”, facendo dei media “il megafono del materialismo economico e del relativismo etico”. Parola di Papa Benedetto (il che, detto tra parentesi, rende quanto meno incomprensibile il flirt instaurato tra il suo Segretario di Stato e il maggior responsabile dell’oligopolio televisivo del vostro Paese, che, su quelle scelte, costruisce le sue fortune economiche). E, comunque, la logica dominante del profitto compie anche questo miracolo: da un lato, inquina pesantemente o anche solo intorpidisce le coscienze e, dall’altro, lucra poi sulla denuncia e criminalizzazione di quanti vi soccombono. L’importante è che sia spettacolo, con un ritorno economico: là, reality show, qui solo reality senza più show. La Giornata Nazionale della Gioventù (così come l’azione della PJ, la Pastorale della Gioventù) è finalizzata a questo: far sí che i giovani (ma, anche gli adulti, per carità) siano sempre meno fruitori passivi di una sottocultura divenuta progressivamente egemone (se ne è accorto persino, lì da voi, l’Alberoni!), e sempre meno vittime di scelte a cui sono stati indotti, per essere finalmente costruttori di un futuro nuovo. Magari proprio quello preconizzato duemila anni fa dal manifesto cantato da Maria. Il che è una sfida mica da poco!  

 

Il martirologio latino-americano ci propone oggi la memoria di Chico Mendes, martire in difesa del medio ambiente

 

22_CHICO_MENDES.JPGFrancisco Alves Mendes Filho era nato il 15 dicembre 1944 nel Seringal Cachoeira, in Acre, da una famiglia di raccoglitori di caucciù, originaria del Nordest del Brasile. Fin da bambino, sperimentò sulla sua pelle il lavoro duro e le condizioni di semischiavitù cui i seringueiros erano costretti. Poco più che adolescente, Chico conobbe un rifugiato politico, Euclides Fernando Távora, che gli insegnò a leggere e scrivere, ma soprattutto gli trasmise la passione per la giustizia e la volontà di lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi fratelli. Il primo obiettivo che il giovane si pose fu quello di organizzare corsi di alfabetizzazione per i seringueiros, per evitare che fossero troppo facilmente imbrogliati quando ricevevano le loro misere paghe. Negli anni successivi iniziò una vasta e sistematica opera di coscientizzazione tra i suoi compagni circa le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti e l’esigenza di migliorare il proprio stato sociale, identificando via via gli obiettivi (salvaguardia dell’occupazione, salari dignitosi, protezione dell’ambiente minacciato, convivenza pacifica con gli indios della regione) e  gli strumenti atti a conseguirli (organizzazione sindacale e lotta non-violenta). Tutto questo, se gli valse riconoscimenti internazionali, gli attirò però l’odio dei latifondisti della zona e della loro famigerata organizzazione: l’Unione Democratica Ruralista (UDR) che, sistematicamente assoldava killer per assassinare sindacalisti o quanti a vario titolo si impegnavano nella lotta per la giustizia. Il 22 dicembre 1988, Chico Mendes, che aveva già ricevuto diverse minacce di morte, lasciò per alcuni istanti la sua guardia del corpo. Mentre stava nella veranda posteriore della sua casa, fu raggiunto da alcuni colpi partiti da alcuni cespugli lì vicino, morendo subito dopo. Nel 1990, i proprietari terrieri Darly Alves da Silva e suo figlio Darci furono condannati a 19 anni, rispettivamente, come mandante ed esecutore dell’omicidio. Fuggiti nel 1993, ricatturati nel 1996, a partire dal 1999, il primo sconta la pena a domicilio, il secondo in regime semi-aperto.

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro di Samuele, cap.1, 24-28; Salmo (1Sam2, 1.4-8); Vangelo di Luca, cap.1, 46-56.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace, lungo i cammini più diversi.

 

O Re delle nazioni, desiderato dai popoli, Re delle genti, tutto riunisci in te, Pietra Angolare, i nemici tu vieni a pacificare, vieni a salvare questo popolo addormentato, che dall’argilla hai plasmato. Vieni, Signore, non tardare, vieni a salvarci. Vieni, o Figlio di Maria, Dio della nostra allegria. Quanta sete, quanta attesa. Quando viene, quando viene quel giorno?”.  Anche Paolo ci ricorda che “questo tesoro – Gesù Cristo, il suo significato, il suo messaggio – lo portiamo in vasi d’argilla” (2Cor 4, 7). Il che non giustifica, ma rende comprensibile il nostro sonno. È ora di svegliarci al canto del Magnificat!

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda con una citazione del teologo Carlo Molari, tratta dal suo “Aperti all’inedito” (Ed. Lavoro). Che è, per oggi, il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Se dobbiamo educarci alla mobilità, allora non ci sono profeti permanenti. Vi sono persone, o gruppi di persone, che possono svolgere funzioni profetiche in un certo periodo, nel successivo altre persone si sostituiranno ad esse. […] Sorgeranno profeti quando acquista importanza la dimensione del futuro, perché è necessario che vi sia qualcuno che individui i segni emergenti e indichi il cammino, ma non sarà un profetismo stabile, codificato.: si esprimerà in figure e forme necessariamente temporanee, provvisorie, sempre sostituibili quando la loro capacità di cogliere il nuovo emergente viene meno. Ci vuole comunque qualcuno che sappia risvegliarci, dirci con il profeta Isaia: sorge una cosa nuova, non te ne accorgi? E con Paolo, che riprendeva questo annuncio: chi è in Cristo è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate, ne sono giunte di nuove. (Carlo Molari, Aperti all’inedito).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Dicembre 2010ultima modifica: 2010-12-22T23:19:00+01:00da fraternidade
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