Giorno per giorno – 18 Dicembre 2010

Carissimi,

“Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto” (Mt 1, 18-19). La legge non scherzava proprio a quei tempi, come del resto ancora oggi in alcuni dei paesi islamici, o anche solo nel codice di Caino che ci si porta spesso dentro, indipendentemente da etnia, cultura o religione. Sicché, se la donna di qualcuno (anche solo promessa a qualcuno), lo tradiva, finiva lapidata (cf Dt 22, 23-24). E Maria ha avuto un bel po’ di fortuna ad essere fidanzata a Giuseppe che, per salvare la vita a lei e alla creatura che si porta in grembo, accetta di andare contro la legge di Dio. E decide di rimandarla in segreto. Perché, non essendo “cosa” di nessuno, viva, dia alla luce e  faccia vivere il “figlio del peccato”. Il messaggio dell’angelo a Giuseppe viene solo dopo. Per dare un senso diverso a tutto l’accaduto. Giuseppe, comunque, era già giusto prima, ed aveva capito di Dio, più della Sua legge. Stasera, a casa di dona Angelina e seu Benedito, su all’Aeroporto, la riflessione è stata tutta rivolta alla condizione della donna, qui da noi, ma anche altrove. Oggi noi si sa che né Dio, né lo Stato accettano più la violenza (legale o illegale che sia), consumata sulle donne (neppure sugli uomini, a dire il vero, ma quelli se la cavavano più facilmente anche da prima). Noi, poi, qui in Brasile, abbiamo una legge, la cosiddetta “Lei Maria da Penha”, che, dal 2006, offre alla donna una seria tutela dalle diverse forme di violenza domestica. Dato che, paradossalmente, è proprio la casa il luogo dove i soprusi maggiormente si consumano. Eppure sappiamo tutti come ci sia un’altra legge non scritta, più forte di quella, che continua ad ispirarsi, nei rapporti famigliari e nelle relazioni sociali alla logica machista della sopraffazione e della violenza, psicologica e culturale, ancor prima che fisica. E di fronte alla cui operatività si è spesso inerti, o omertosi, se non proprio complici. La comunità cristiana (almeno essa, noi, cioè) è chiamata a diventare strumento di sensibilizzazione di una cultura nuova, in cui tutti – uomini e donne, quale ne sia l’età, il genere, l’orientamento sessuale, l’etnia, la cultura, la religione, le capacità o gli handicap, lo stato di salute – tutti si veda affermato il proprio e l’altrui diritto ad una vita dignitosa, libera, rispettata. Ed è chiamata a denunciare tutte le situazioni in cui questo non accade. Perché nessuno sia più una “cosa” di cui usare o abusare. E siano cancellate una volta per tutte le statistiche della vergogna del nostro paese e del mondo.

 

Oggi facciamo memoria di Auguste Valensin, filosofo e mistico, appassionato di Gesù. 

 

18 Stemma gesuiti.jpgAuguste Valensin nacque a Marsiglia il 12 settembre 1879 da padre ebreo, medico,  convertito al cristianesimo. Entrò a vent’anni nella Compagnia di Gesù e fu ordinato sacerdote nel 1910. Insegnò filosofia nello studentato dell’Ordine, a Lione, fino al 1920. La pubblicazione, con padre Yves de  Montcheuil, di un lavoro sul filosofo Maurice Blondel, di cui, tra l’altro, era amico, gli valse la censura e l’allontamento dall’insegnamento nel 1935. Lasciò perciò Lione per Nizza, dove rimase fino al 1953, anno della sua morte, avvenuta il 18 Dicembre 1953. Poche ore prima di morire, quando l’infermiera della clinica dov’era ricoverato si avvicinò alla finestra per chiuderne le imposte, disse: “Oh, no, vi prego! Lasciate entrare la luce! Lasciate entrare il sole! È un annuncio gioioso di quello della Morte! Vado all’incontro di Dio, all’incontro di mio Padre, della Bontà, della Tenerezza”. Uomo di profonda spiritualità, assai provato dalla sofferenza fisica, non aveva mai cessato di tramettere, tanto nelle sue lettere come nei suoi libri, la scoperta che egli considerò fondamentale dell’immensa tenerezza di Dio.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap.23, 5-8; Salmo 72; Vangelo di Matteo, cap.1, 18-24.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le Comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

O Signore, o Adonai: di Israele, tuo popolo, sei la guida; nel roveto ardente ti sei rivelato a Mosé; nel Sinai ai tuoi servi hai consegnato una Legge piena di sapienza; vieni a portare libertà al tuo popolo, a liberare col tuo braccio coloro che hai amato. Vieni, o Figlio di Maria, del tuo popolo sei la guida. Quanta sete, quanta attesa, quando viene, quando viene quel giorno”. É l’antifona della “O” che si cantava oggi. E dice della Legge. Una legge finalizzata alla libertà dei popoli e alla liberazione più vera di ciascuno(a) di noi. Che deve avere in questo la sua verifica. Come aveva capito anche Giuseppe.

 

Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un brano di Auguste Valensin, tratto dal suo diario, che fu a suo tempo pubblicato con il titolo “La joie dans la foi” (Éditions Montaigne). È una meditazione del 21 dicembre 1937, di atmosfera già natalizia. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Maria non trova posto in albergo. E il Vangelo non dice che tutti gli alberghi erano pieni, ma solo che, negli alberghi, non c’era posto per loro. Sono loro a non essere voluti. Gli sventurati non sapevano chi stavano respingendo! Ma sapevano che rifiutavano il povero, che chiudevano le loro porte alla carità, ed è quanto basta perché fossero colpevoli di rifiutare Dio. Giuseppe e Maria dovevano presentarsi in condizioni che non suscitavano né rispetto né benevolenza. Un lungo viaggio li aveva senz’altro ridotti in cattivo stato… Eppure, come ha potuto Maria nascondere il suo fascino? Come hanno potuto questi due viaggiatori straordinari, quand’anche sotto gli stracci (e non era certo il caso loro) e sotto la fatica, nascondere la dignità che doveva caratterizzarli? Un sorriso della meravigliosa donna-bambina, come poteva non bastare per aprire tutte le porte? È un fatto, che chi non ha occhi per la carità, non ha occhi per nulla. E io trovo questo insegnamento: che non bisogna far troppo affidamento sulle attrattive naturali per conquistare la verità soprannaturale. In ogni caso, né Maria, né Giuseppe, né, d’altra parte, più tardi, lo stesso Gesù hanno messo in moto espressamente un qualche fattore naturale: si sono rivolti alla coscienza dell’uomo, non al suo gusto artistico… E so bene che è narrato nel Vangelo che alcuni avrebbero detto ; “Nessuno ha mai parlato come quest’uomo”, ma, là, si trattava dell’autorità con cui Gesù parlava e dell’originalità del suo insegnamento, non della sua eloquenza. Gesù avrebbe potuto essere un tribuno irresistibile: non sembra però che l’abbia voluto. Non ha voluto far violenza ai cuori, ma piuttosto ammansirli dolcemente e con la bontà più che con ogni altra cosa. (Auguste Valensin, La joie dans la foi).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Dicembre 2010ultima modifica: 2010-12-18T23:20:00+01:00da fraternidade
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