Giorno per giorno – 16 Novembre 2010

Carissimi,

“Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: È entrato in casa di un peccatore!” (Lc 19, 5-7). Ovvero, la possibilità dell’impossibile salvezza. O, anche, il salvataggio in extremis del ricco, così irrimediabilmente perduto, lontano dall’economia nuova del Regno, su cui Gesù si era sconsolatamente pronunciato solo nel capitolo precedente: “Quant’è difficile per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio” (Lc 18, 24). Dunque, anche un cammello può nutrire l’apparentemente irragionevole speranza di riuscire a passare prima o poi per la cruna di un ago. Beh, stamattina ci dicevamo  che la prima applicazione che ci veniva in mente era quella che riguarda il nord del mondo, verso cui alza lo sguardo il Povero. Certo, se allora fosse oggi e  se Zaccheo fosse Maroni, come prima cosa gli chiederebbe il permesso di soggiorno. Ma Zaccheo, grazie a Dio, era semplicemente Zaccheo, che, tra l’altro, significa “puro”. Ed è, forse come ci vede Dio, oltre ogni incrostazione e troppo sbrigativa e liquidatoria condanna.   Già, forse, anche il nord del mondo, se mai gli venisse in mente di voler vedere Gesù, il Gesù che si è fatto una sola cosa con gli ultimi, riuscirebbe ad incontrarne lo sguardo e ne udrebbe la Parola: Scendi subito. Perdinci, chi l’avrebbe mai detto che per incontrare Dio bisogna scendere? E perché mai Gesù “deve” fermarsi nella sua casa? Lo stesso “deve” di quando Gesù aveva detto: il Figlio dell’uomo “deve” soffrire molto (Lc 9, 22), e di quando dirà: non “doveva” il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella gloria? (Lc 24, 26). Cos’è questo “dover” essere del figlio di Dio che sembra limitarne la libertà, se non l’indifferibile manifestazione dell’amore esigita proprio da quella?  No, Dio non può starsene tranquillo di fronte a un mondo che si consegna alla logica dell’antiregno, per questo, se gli si apre uno spiraglio, non esita ad andare a casa del diavolo, di un povero diavolo, come è sempre un ricco, finché è ricco da solo e non con il mondo intero. E, senza dire una parola,  scatena il finimondo. Che poi è sinonimo di conversione. Se però ci limitassimo ad applicare il racconto al mondo dei ricchi, senza provare un po’ di inquietudine, ci sarebbe da preoccuparsi per noi. Perché Zaccheo (forse, un po’ come Berlusconi per voi), in qualche misura, ce lo portiamo dentro pure noi. C’è pur sempre qualcosa che ci tiene lontani da Lui, o ci rende a Lui estranei: qualche ricchezza, cioè qualche povertà di troppo, a seconda  dei versanti da cui si guarda. Di cui sentiamo anche solo indistintamente che dobbiamo sbarazzarci, sottraendoci alla sua presa. Come, appunto, Zaccheo, quella mattina, che dev’essere come scappato di casa. E deve aver deciso di salire su quell’albero. E poi, alla fine, più di tutto, deve aver sentiro l’urgenza di dire di sì a quell’omino che si invitava a casa sua. Quel giorno stesso. Il ‘tempo” in cui accade il Regno. Che decide della nostra storia.

 

Oggi la comunità ricorda il Martirio dei Gesuiti della U.C.A. di El Salvador e delle loro collaboratrici.

 

16_M_RTIRES_DO_SALVADOR.JPGIgnacio Ellacuría, Juan Ramón Moreno, Amando López, Ignacio Martín-Baró, Segundo Montes, spagnoli,  e Joaquín López y López, salvadoregno, appartenevano tutti alla Compagnia di Gesù. Erano teologi e pastori della liberazione, padri dei poveri e profeti di speranza nel Salvador crocifisso.  Julia Elba Ramos, madre di due figli e sposa di Obdulio, funzionario della casa, era una presenza discreta, allegra, intuitiva, sempre pronta e generosa nella collaborazione. Celina Ramos era sua figlia. I sacerdoti costituivano una comunità di credenti, che per la compassione nei confronti dei loro fratelli, avevano deciso liberamente e consapevolmente di porsi al loro servizio. Con il loro lavoro universitario, leggevano e aiutavano a leggere la realtà di ingiustizia e di morte che li circondava, per trasformarla strutturalmente, senza per questo dimenticare la solidarietà concreta, la denuncia profetica, l’attività pastorale. Il 16 novembre 1989, la Comunità venne sterminata da trenta uomini dell’esercito salvadoregno, che irruppero nei locali della UCA (Università Centro-americana), alle due della notte, assassinando i sacerdoti e le due donne.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Apocalisse, cap. 3,1-6.14-22; Salmo 15; Vangelo di Luca, cap.19, 1-10.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera.

   

Mecca 05.jpgCon il tramonto di stasera l’umma islamica è entrata nel decimo giorno di Dhu-l-hijja, l’ultimo mese del calendario egiriano. La data coincide con l’Aid al adha (Festa del Sacrificio), conosciuta anche come Aid el kebir (Festa grande). Essa ricorda l’ubbidienza pronta e generosa di Abramo e del figlio nell’obbedire al sogno, che sollecitava il sacrificio del giovane Ismaele (Isacco, nella tradizione ebraica), ma, più ancora, fa memoria dell’intervento misericordioso di Dio, che glielo impedì, provvedendo in altro modo alla vittima per il sacrificio. Le famiglie di quanti possono si procurano, in ordine di preferenza: un montone, un capretto, un bue, un toro, una mucca o un cammello, e lo sacrificano, condividendo poi il pasto con i vicini di casa, gli amici e i poveri del quartiere. Aid Mubarak! ai nostri amici e amiche musulmani.

 

È tutto per stasera. Noi ci congediamo qui con una citazione di padre Ignacio Ellacuría, tratta da un suo intervento alla XIII Settimana di Teologia di Valladolid, apparsa in Sal Terrae, del marzo 1982, con il titolo “Las Iglesias latinoamericanas interpelan a la Iglesia de España”. È un po’ come Gesù a Gerico, sulla strada per Gerusalemme, che si ferma sotto il sicomoro, e interpella Zaccheo. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

L’opzione preferenziale che porta ad accompagnare il popolo nelle sue lotte di liberazione e ad introdurre in esse lo spirito cristiano, non può avere, nel mondo attuale, che una risposta: la persecuzione e persino la morte. Per questo, una Chiesa che non sia perseguitata è una Chiesa che, o non vive in un mondo di peccato o non gli risponde come dovrebbe. E così, come all’inizio dicevo che se non c’è opzione preferenziale per i poveri non c’è la Chiesa di Gesù Cristo,  se non ci sono persecuzioni – a causa del Regno e della giustizia, non per altri motivi – è perché non c’è una vera chiesa, la Chiesa santa. Ciò che ci stanno mostrando alcune chiese latinoamericane è che, per il fatto di stare con le classi popolari, stanno affrontando sacrifici tremendi. Vi sfido a leggere i quattro o cinque libri di Mons. Romero, le sue lettere pastorali, e voi mi direte cosa vi sia in esse che non sia autenticamente e semplicemente cristiano.  E tuttavia è stato assassinato: fortunatamente all’altare, per significare chi era e perché era perseguitato. A questo alcuni obiettano immediatamente che era perseguitato perché si era messo in politica. Io dico sempre che non c’è bisogno di entrare in politica, noi ci stiamo dentro. Al massimo ci si potrebbe chiedere come uscirne. E come ci si può sbarazzare dell’opzione preferenziale per i poveri, dell’impegno in favore di questa gente, della morte di 30 mila persone assassinate in due anni, della miseria, della fame, della violenza? Come puoi, tu, cristiano, sbarazzarti di tutto questo? […] Ora, io vorrei chiedervi solo due cose: prima, che rivolgeste il vostro sguardo e il vostro cuore a questi popoli che stanno soffrendo tanto – alcuni di miseria e di fame, altri di oppressione e di repressione – e poi (dato che sono gesuita), che davanti a questo popolo così crocifisso faceste il colloquio proposto da S. Ignazio nella prima settimana di esercizi, domandandovi: cosa ho fatto io perché fosse inchiodato alla croce? Che cosa faccio perché sia dischiodato dalla croce? Che cosa debbo fare perché questo popolo risusciti? (Ignacio Ellacuría, Las Iglesias latinoamericanas interpelan a la Iglesia de España).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Novembre 2010ultima modifica: 2010-11-16T23:21:00+01:00da fraternidade
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