Giorno per giorno – 07 Novembre 2010

Carissimi,

“Ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello” (Ap  7, 9-10). I testi che voi avete già meditato il primo novembre, noi ce li ritroviamo oggi, per lo spostamento della festa di tutti i santi a questa domenica. E quella “moltitudine immensa” è una delle cose che più colpisce di queste letture. Dunque i santi sono tanti, un numero infinito, nonostante il nostro pessimismo, tanti che viene da pensare, per un attimo, che neppure Lui riesca a stargli dietro. Felicemente spaesato come un qualunque padrone di casa, che si guarda intorno e per un attimo si dice: ma ci staranno tutti? Eh sì, che ci stanno. Del resto, sei Dio per questo. Uno che ne ha inventate di tutte, perché tutti si potesse alla fine entrare. Chi, contando su leggi e precetti, preghiere e digiuni, doni e perdoni, e tutto bene, contenti voi! A Lui sarebbe bastato anche meno (o, vai a sapere, di più). Sarebbe bastato: poveri, di qualcosa o di tutte le cose. O anche solo, come diceva più di uno, la tristezza di non essere santi (come a noi piacerebbe essere, per vantarci almeno un po’, ma non saremmo già più santi), che però è anche la gioia di sapersi amati davvero gratis. Senza alcun merito, solo perché Lui non può farne a meno. Sicché, se non trovassimo noi, anche solo una cosa di buono che possiamo avere fatto (del tipo, quella volta, tu lo sai, ho pianto, oppure, sono stato mite, o disinteressato, ho difeso qualcuno, ho messo pace tra due contendenti, o, almeno, non ci ho aggiunto del mio per farli litigare di più), Lui ci guarderebbe e ci direbbe: sei stato fantastico(a), ragazzo(a) mio(a): ora vieni a goderti il premio. E a noi verrebbe voglia di tornare giù per fare questo e anche quest’altro, più spesso, più sistematicamente, per vedere gli occhi che Gli brillano ancora di più per la felicità.  Perché, allora, non approfittare già adesso, senza aspettare di sentirne nostalgia domani, per sperimentare il Regno, cioè la sua vita di comunione con e per gli altri?    

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della festa di Tutti i Santi e sono tratti da:

Libro dell’Apocalisse, cap.7, 2-4. 9-14; Salmo 24; 1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 1-3; Vangelo di Matteo, cap.5, 1-12a.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

 

Oggi è memoria di Pietro Wu Gousheng, catechista e martire in Cina; e di Augusto Rafael Ramírez Monasterio, francescano martire in Guatemala.

 

07 PIETRO WU GUOSHENG.gifNato nel 1768 a Longping, nella provincia cinese del Guizhou, in una famiglia povera, non-cristiana, Wu Gousheng  era cresciuto con una forte passione per la giustizia, che lo portava in ogni occasione a prendere le difese dei più poveri e oppressi. Lavorando duro, riuscì a risparmiare il sufficiente per aprire una locanda. Un giorno ricevette due ospiti cristiani,  Xu e Leng, mandati ad aprire la strada alla presenza missionaria a Longping. I due notarono che Gousheng era schietto, generoso ed estroverso, oltre che conosciuto e rispettato nella regione. E cominciarono a parlargli della fede cristiana, convincendolo presto ad aderire ad essa. Nel 1795 ricevette il battesimo, assumendo il nome di Pietro. Il cambiamento che questo determinò nella sua vita e l’impegno a vivere sempre più profondamente la testimonianza all’Evangelo, indussero i missionari a farlo responsabile dei cristiani di quella regione. In poco tempo si contarono a centinaia coloro che avevano deciso di aderire alla nuova fede. Nel 1814 scoppiò una violenta persecuzione contro i cristiani e il 3 aprile di quell’anno Pietro Wu Gousheng fu arrestato. Durante il processo fu sottoposto ad ogni specie di tortura, sopportate con incredibile pazienza e coraggio. Richiesto di calpestare il crocifisso e di rinnegare la fede cristiana, rifiutò. Condannato a morte, la sentenza venne eseguita il 7 novembre 1814.  Il 1° Ottobre dell’anno 2000, Giovanni Paolo II lo canonizzò assieme ad altri 119 martiri cinesi.

 

07 Augusto Rafael Ramirez.JPGAugusto Rafael Ramírez Monasterio era nato a Città del Guatemala, il 5 novembre 1937, ultimo dei nove figli di Trinidad Monasterio e di Valerio Ramirez. Nel 1953 entrò nel Collegio francescano di Diriamba, in Nicaragua, dove concluse il ciclo degli studi secondari nel 1957. L’anno successivo entrò nel noviziato dei frati minori nel Convento di Santa Ana del Monte, a Jumilla, in Spagna, dove il 26 dicembre 1959 fece la sua professione semplice. Dopo gli studi di filosofia e teologia, fu ordinato sacerdote il 18 giugno 1967. Il 1º agosto, fece ritorno in patria e fu nominato vice rettore e poi rettore del Collegio, dove era già stato alunno. Dopo un ulteriore corso di studi a Salamanca, in Spagna, dal 1972 al 1975,  fu nominato direttore del seminario minore francescano nella cittá di Antigua Guatemala. Dal 1978 al 1983 fu eletto consigliere della Custodia Francescana e parroco della chiesa di S. Francesco di quella stessa città. La sua attività pastorale fu tutta caratterizzata dall’attenzione ai più poveri ed emarginati, e dall’impegno nella formazione ai valori evangelici dei gruppi giovanili.  Ripetutamente minacciato di morte, arrestato illegalmente, torturato e poi rilasciato dalla polizia locale, due giorni dopo il suo compleanno, il 7 novembre 1983,  fu sequestrato subito dopo essere uscito da casa della sorella, dove si era recato in visita. Il suo cadavere fu ritrovato nel pomeriggio del giorno dopo.

 

Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad una riflessione sul Vangelo delle beatitudini di oggi, del biblista Jacques Guillet.  È tratta dal suo libro “Jésus Christ hier et aujourd’hui” (Desclée de Brouwer) ed è, per stasera, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

È senz’altro vero che il Vangelo proclama beati i poveri e gli affamati, cioè, giustamente, coloro che vengono ridotti a gemiti e lamenti dalla miseria e dalla sofferenza. Ma se Gesù riconosce in modo solenne la loro condizione di eletti, ciò è dovuto al fatto che il Regno di Dio è vicino, e che, infine, è sul punto di manifestarsi quel Dio il cui orecchio sa raccogliere tutto il dolore del mondo. Dio sta per venire a riconoscere i suoi, cioè coloro le cui voci egli seguiva di nascosto, perdute nel tumulto del mondo in cammino. Se per loro viene predetto uno stato di beatitudine, ciò è dovuto al fatto che alla fine il loro appello si è fatto sentire e che per loro è in arrivo la risposta. Significa forse ciò che il mondo sia cambiato? La risposta può essere affermativa e negativa. Negativa, in quanto la miseria e l’ingiustizia resteranno e si faranno ancor più oppressive molti secoli dopo il Vangelo. Ma la risposta può essere pure affermativa, nella misura in cui il Regno di Dio è già all’opera, nella misura in cui la carità di Dio in Gesù Cristo si irradia attraverso i cristiani. Si faccia però attenzione: il povero non è beato perché è povero, ma perché vede aprirsi il Regno di Dio; l’affamato non è beato perché ha fame, ma per la carità che lo sazia. Le Beatitudini non possono dunque autorizzare il cristiano a rassegnarsi alla miseria degli uomini; al contrario, esse lo obbligano ad uno sforzo incessante per dimostrare che sono reali dando così in anticipo, con i suoi atti, un’idea di quella che sarà la generosità di Dio. Nel momento stesso in cui Gesù pronunciava le Beatitudini, egli guariva gli ammalati e moltiplicava i pani, per dare viva dimostrazione che esse stavano per avverarsi. I cristiani, il cui compito è di custodire le Beatitudini, le annunciano veramente soltanto se la loro carità brilla nel mondo come un segno della presenza divina. Si va ripetendo che il povero rappresenta Gesù Cristo, ma bisogna pensare ciò che si dice: il povero rappresenta in verità Gesù Cristo per il cristiano, soltanto se questi si decide a vestirlo, a nutrirlo ed a fargli visita. Invocare il Vangelo per lasciare il povero alla miseria, è un’illusione pericolosa. È vero che il povero lasciato nudo ed affamato, è ancora Gesù Cristo, ma è Gesù Cristo che fa ricadere sull’ingiustizia l’indignazione dei poveri ed il peso della collera divina. (Jacques Guillet, Jésus Christ hier et aujourd’hui).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Novembre 2010ultima modifica: 2010-11-07T23:22:00+01:00da fraternidade
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