Giorno per giorno – 30 Ottobre 2010

Carissimi,

“Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cédigli il posto!” (Lc 14, 7-9).  Il contesto è ancora quello del banchetto di ieri, a casa del fariseo. Ovvero, in chiesa, da noi. Ma anche fuori. Nel senso che la scala delle nostre priorità non cambia a seconda di dove siamo. Una volta si diceva: lex orandi, lex credendi, lex vivendi. Che deve voler dire più o meno questo: il modo con cui preghiamo o celebriamo rivela ciò che noi crediamo e questo è testimoniato dal modo in cui viviamo. Detto altrimenti: fatemi vedere chi ha la precedenza nelle vostre liturgie, e saprò qual è il Dio che adorate e quali sono le priorità della vostra vita.  E qui si mette un po’ male per noi altri. Perché il Dio di Gesù è quello che Lui ha testimoniato scegliendo l’ultimo posto, a lavare i piedi di tutti. E le nostre liturgie dovrebbero essere questa roba qui. Se no, sono le liturgie di faraone. Nelle quali saremo portati a credere (e a far credere)  Dio  come  un faraone, appunto, e noi come la sua corte, a immagine sua, se va bene, solo un gradino sotto, e gli altri più sotto di tutti. E questo spiega perché nella vita reale, poi, ci si comporti come ci comportiamo. Come i padroni del mondo. E Lui, a guardarci,  che non deve saper bene se piangere o ridere, prima di arrivare a decidere: per favore, voi, adesso, andate là in fondo, e voi altri, venite qui davanti. Voi, i poveri, al centro di tutto e primi di tutti. In chiesa e nella vita. Il regno di Dio, la sua chiesa e la sua politica, consistono in questo.  

 

Oggi facciamo memoria di Marcello di Tangeri,  obiettore di coscienza, martire della non-violenza, e Santo Dias, martire della giustizia e della solidarietà.

 

30 SAN MARCELO DI TANGERI.jpgGiovane nordafricano, Marcello era centurione dell’esercito romano, quando, scegliendo la non-violenza, rifiutò di continuare a servire in armi l’impero. Gli atti del processo riferiscono che il 21 luglio del 298, mentre  si celebrava la festa degli “augusti imperatori”  Marcello, centurione ordinario, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal comandante Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di inviarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano, a Tangeri. Il 30 ottobre Marcello, introdotto alla sua presenza, fu interrogato nuovamente.  Agricolano gli chiese: “Quale furore ti ha preso così da profanare il giuramento?”. Marcello rispose: “Non è certo pazzo uno che teme Dio”. Agricolano domandò ancora: “È vero che hai gettato a terra le armi?” e Marcello di ritorno: “Sì, non è lecito infatti combattere al servizio del potere di questo mondo per un cristiano che teme Cristo Signore”. Agricolano disse allora: “Si decreta che sia condannato a morire di spada Marcello che pubblicamente ha rinnegato il suo giuramento e profanato il grado di centurione, nel quale militava, ed ha pronunziato le parole piene di follie riportate negli atti del comandante”. E mentre veniva condotto al supplizio, Marcello disse: “Il Signore ti benedica”. E dopo queste parole venne ucciso con la spada.

 

30 SANTO DIAS ii.jpgSanto Dias era nato il 22 febbraio 1942, nella Fazenda Paraíso, municipio di  Terra Roxa (entroterra di São Paulo), da Laura Amâncio e Jesus Dias da Silva. Dopo aver lavorato come bracciante, partecipando al sindacato dei lavoratori agricoli e alle sue azioni di lotta, nel 1961 fu espulso dalla terra dove era colono, per aver chiesto di essere messo a libretti e si trasferì nella capitale. Assunto in una fabbrica metallurgica, fu membro attivo delle Comunità ecclesiali di base e ministro dell’Eucaristia, agente della Pastorale operaia e leader sindacale. A causa di questa sua militanza subì ripetutamente repressione e licenziamenti, senza mai lasciarsi intimidire. Sposato con Ana Maria, da cui ebbe due figli, Santinho e Luciana, fu ucciso a 37 anni, durante una pacifica manifestazione di lavoratori metallurgici a São Paulo il 30 ottobre 1979. I funerali, presieduti, nella cattedrale di São Paulo, dal card. Paulo Evaristo Arns e da altri undici vescovi,  riunirono migliaia di persone, delle comunità cattoliche, ma anche rappresentanti delle chiese evangeliche, ebrei, spiritisti, seguaci delle religioni afro e dei movimenti politici allora in lotta per la democrazia.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Filippesi, cap.1, 18b-26; Salmo 42; Vangelo di Luca, cap.14, 1.7-11.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Nell’ultimo spazio elettorale della Tv Globo, che terminerà prima della mezzanotte, Dilma e Serra si stanno contendendo il voto degli indecisi, che con tutta probabilità non inciderà granché sull’abbondantemente previsto successo della candidata del Partito dei Lavoratori (PT).  Bisogna dire che i giornali conservatori ce l’hanno messa tutta per invelenire la battaglia elettorale, ma senza risultati apprezzabili. Dopo che tre vescovi dell’ultra destra – sugli oltre 400 che fanno parte della Conferenza Nazionale dei Vescovi brasiliani (CNBB) – avevano sollevato artificiosamente il tema dell’aborto (di cui per altro non è all’ordine del giorno l’ampliamento delle cause di ammissibilità), per attaccare Dilma, la Conferenza regionale Sud, di cui i tre fanno parte, ne aveva preso le distanze e aveva chiarito che la posizione ufficiale della Chiesa è quella di non dare indicazioni di voto, ma di additare i principi  che guidano le scelte dei cattolici: tra questi la difesa della vita in tutti i suoi stadi. Questa include la lotta alla miseria, alla disoccupazione, all’ignoranza, al machismo, alla violenza di cui sono troppo spesso vittime le donne. Una politica che si ponga questi obiettivi porrà un argine sicuro anche al dramma dell’aborto. Difficile che un governo conservatore come quello di Serra (che si è scoperto improvvisamente “ateo devoto”) voglia farsene carico. Ai suoi tre colleghi aveva proprio ieri indirettamente risposto il vescovo di Caçador (Santa Catarina), Dom Luiz Eccel, scrivendo: “Il nostro Paese è in pieno sviluppo e così vogliamo continuare e, dopo 500 anni, il nostro popolo vuole eleggere, per la prima volta, una donna, che è impegnata sui temi della vita e lo ha provato con la sua stessa vita. Come? Lei non è fuggita all’estero durante la dittatura, ma l’ha affrontata con coraggio e, per questo, è stata arrestata e torturata. Voleva un paese libero, in cui tutte le persone potessero vivere “senza paura di essere felici”, vincendo la menzogna e l’odio con la verità e l’amore, servendo gli ideali della libertà e della giustizia, a costo della sua stessa vita”. Beh, domani avremo la risposta del popolo brasiliano.

 

È tutto per stasera. Rileggendo in questi giorni alcuni testi che abbiamo archiviato, ci siamo imbattuti in uno scritto di Don Angelo Casati, una delle voci profetiche della chiesa ambrosiana, pubblicato con il titolo “Extra pauperes nulla salus”,  in “Esodo” n. 3 del luglio-settembre 2008. Ve lo proponiamo, nel congedarci, come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

A volte ci chiediamo, con un po’ di tristezza, che cosa sia rimasto di quel brivido di profezia, di quell’anelito prorompente a un ritorno al vangelo, che ci fece vibrare intensamente nella stagione del Concilio. Ci chiediamo se i nostri non siano diventati i giorni di uno spietato spento realismo. Non vogliamo negare che in quegli anni in parte forse ci abbia anche sedotti una certa dose di ingenuità, ma ora sembriamo navigare tra parole spente e mondane. Anche la chiesa sedotta dalla sicurezza. Cancellando così la lezione dei poveri, detti beati perché loro la sicurezza la mettono in Dio. Ricordo che un giovane prete, mio amico, in questi giorni in cui si fa un gran parlare di sicurezza, mi confidava di aver posto alla sua gente, una domenica, questa domanda: “Ma secondo voi, la parola sicurezza è una parola evangelica?”. I poveri ci insegnano altro. Ma noi i poveri purtroppo li abbiamo ricondotti all’immagine di persone da assistere, lontani dall’immagine di “minori” da cui apprendere, da ascoltare, perché ad essi, se ancora diamo credito alle parole di Gesù, sono stati rivelati i segreti del regno (cf Mt 11,25-28). E dunque sai dove scavare per trovare i segreti del regno. Nei minori. A qualsiasi terra appartengano. (Don Angelo Casati, Extra pauperes nulla salus).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 30 Ottobre 2010ultima modifica: 2010-10-30T23:25:00+02:00da fraternidade
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