Giorno per giorno – 22 Ottobre 2010

Carissimi,

“Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Arriva la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Farà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12, 54-57). Quasi cinquant’anni fa, nella sua enciclica Pacem in Terris, Giovanni XXIII, con evidente allusione a questo passo evangelico, citava quelli che la chiesa coglieva come segni caratteristici dell’epoca moderna: l’ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici; l’ingresso della donna nella vita pubblica; il costituirsi dei popoli come comunità politiche indipendenti. Segni che interpellano la maniera d’essere della chiesa, ne richiamano l’attenzione, ne sollecitano la conversione, la spingono a rinnovarsi per dare risposte all’altezza della sfida dei tempi. Ciò che vale per la chiesa vale anche per noi, che la costituiamo. Che risposta ci spinge a dare il “fuoco” che Gesù è venuto a portare sulla terra (Lc 12, 49), o il “battesimo” che l’angosciava (v. 50) e, lo dicevamo ieri, ci dovrebbe angosciare,  “finché non sia compiuto”? Ora, i temi sollevati da papa Giovanni sono in parte ancora gli stessi, dato che essi non hanno trovato finora un’adeguata soluzione e, anzi, conoscono su molti piani arretramenti e sconfitte. Altri problemi, comunque, si sono aggiunti a complicare il panorama mondiale e quello di singoli paesi. E non vorremmo neppure menzionarli, anche perché voi li sapete meglio di noi, ma la domanda che li riguarda e ci riguarda resta.  “Segni” di quale disegno divino?  E quale “buona notizia” ci è annunciata o annunciamo? Per esempio, la tanto vituperata “scristianizzazione” o gli incontri giocoforza ravvicinati con altri universi religiosi, ideologici, o di crescente agnosticismo, non saranno un’occasione dello Spirito che ci porta a interrogarci seriamente sul significato che Gesù ha per davvero nella nostra vita concreta? Come anche, del resto, le problematiche attinenti alle relazioni nord-sud del mondo e, nel sud, quelle che riguardano le culture a rischio di sopravvivenza; guerra (no, non c’è più, oggi si tratta di “operazioni di polizia internazionale”) e pace; violenza e sicurezza; democrazia e partecipazione (e, perciò, informazione);  relazioni di genere; economia (e quindi anche ecologia) sostenibile. E quant’altro.  Beh, l’immagine dei segni dei tempi è anche quella che ha dato origine al metodo “ver, julgar, agir”, vedere, giudicare (alla luce del Vangelo), agire, che, mutuato dalla Joc di padre Cardijn, e adattato alla realtà latinoamericana, caratterizza da qualche decennio la lettura della Bibbia, qui da noi. Il che, nella misura del possibile, ci rende attenti alla parola di Dio nella Bibbia e alla parola di Dio nella vita.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Hadewijch di Anversa, mistica del Tredicesimo secolo; e quella di Nervardo Fernández, Luz Stella Vargas, Carlos Páez e Salvador Ninco, martiri della lotta in appoggio alle rivendicazioni indigene in Colombia.

 

22 Hadewijch di Anversa.jpgIl poco che si sa di Hadewijch, lo si deduce dai suoi scritti. Originaria della regione di Anversa, nelle Fiandre, visse nel Tredicesimo secolo e prese parte al movimento delle beghine, sorto in quegli anni e formato da donne che, rifiutando il matrimonio, vivevano lo spirito e la parola dell’Evangelo in libere comunità femminili, caratterizzate dalla semplicità di vita, la condivisione dei beni, il lavoro, la preghiera e la pratica delle opere di misericordia, senza tuttavia che ciò comportasse l’assunzione dei voti religiosi. Nella comunità di cui faceva parte, Hadewijch ricoprì probabilmente per un certo tempo funzioni di direzione spirituale, fino a quando, non ne sappiamo il motivo,  se ne dovette allontanare. Questo non le impedì di mantenere i contatti con le antiche figlie spirituali, secondo quanto ci è testimoniato dalle numerose lettere a loro indirizzate. Di lei ci restano anche numerose poesie e descrizioni di visioni. In ogni suo testo risalta e si evidenzia la centralità dell’amore di Dio.

 

22 NERVARDO FERNANDEZ.jpgNevardo e Luz Stella erano giovani militanti cristiani, artisti di teatro e della canzone popolare. Vivevano a Neiva, nel dipartimento di Huila (Colombia). Carlos e Salvador erano leader della Comunità indigena Caguán Dujos. La vita di Nevardo fu segnata dalla ricerca appassionata di Dio e del servizio disinteressato e generoso ai fratelli più poveri. Avrebbe voluto essere frate francescano, ma le condizioni di salute glielo avevano impedito. Fu ugualmente francescano tra la gente, vivendo in semplicità, dispensando allegria, offrendo le sue canzoni e il suo repertorio teatrale. Luz Stella aveva due passioni: il teatro e l’organizzazione popolare. Carlos e Salvador erano invece impegnati, assieme alle venticinque famiglie della loro Comunità, nella difesa della loro terra, su cui avevano messo gli occhi i Lara Perdomo, una famiglia di latifondisti della regione. Che aveva addirittura già imposto una data per lo sgombero: il 15 gennaio successivo. Per evitare di arrivarci impreparati, la comunità aveva delegato i quattro a prendere contatto con altre comunità della regione che affrontavano conflitti analoghi. La mattina del 22 ottobre 1988 si erano incontrati a Campoalegre, da cui avrebbero dovuto proseguire in autobus fino a Rosales. La fermata dell’autobus si trovava a mezzo isolato dal posto di polizia. I quattro non presero mai l’autobus, né arrivarono a Rosales. Quando gli indigeni si recarono al posto di polizia a chiedere notizie degli scomparsi, si sentirono rispondere che c’era nessuna segnalazione al riguardo. Solo la domenica 26, un contadino ne scoprì i corpi in un fossato. Tutti presentavano ustioni da acido e fori di proiettili. A Luz Stella erano stati tagliati i piedi.  “C’è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12, 50).

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Efesini, cap.4, 1-6; Salmo 24; Vangelo di Luca, cap.12, 54-59.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica che professano l’unicità del Dio clemente e misericordioso. 

 

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura  di una citazione si Hadewijch, tratta dalle sue “Lettres spirituelles” , che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il tuo zelo e la tua virtù, rinnovati continuamente, possano oltrepassare ogni cosa. Se vedi un uomo povero di amore, che volentieri desidera uscire dalle sue angustie e perciò si tormenta, sii buono con lui; per quanto dipende da te, spenditi per venirgli in aiuto. Prodiga il tuo cuore in misericordia, le tue parole in consolazioni, le tue membra al suo servizio. In genere, sii pieno di compassione verso i peccatori, pregando molto per loro; però, guardati dall’esigere dal Signore che vengano tratti fuori dal loro stato grazie alle tue preghiere. Non star a perdere il tempo in queste pratiche, che portano pochissimo frutto. Invece sostieni con l’amore quelli che sono già entro la sfera diretta dell’amore di Dio, in modo che essi si rafforzino nel bene e che l’Amato divino sia amato sempre di più. Ecco ciò che è valido, e nulla d’altro. Né sforzi, né preghiere servono ai peccatori, stranieri e lontani da Dio. Ma soltanto giova loro l’amore che noi stessi diamo a Dio. E quanto più l’amore sarà forte, più numerosi saranno i peccatori tratti fuori dal loro stato, e altrettanto più salda la sicurezza data a quelli che amano. Quindi, in ogni cosa sii pieno di compassione; questo per te è un dovere urgente. E poi volgiti con volontà retta verso la Verità suprema; intendi cioè di non volere né cosa né gioia in cielo o in terra, nell’anima o nel corpo, se non quello che ci vota all’amore e al beneplacito di Dio. (Hadewijch, Lettres spirituelles, VI).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Ottobre 2010ultima modifica: 2010-10-22T23:19:00+02:00da fraternidade
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