Giorno per giorno – 26 Settembre 2010

Carissimi,

“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe” (Lc 16, 19-21). La parabola, tra le tante raccontate da Gesù, è, forse, la più conosciuta ed anche la più realistica nel fotografare la realtà, di allora come di oggi. Stamattina, all’Aparecida, durante l’Eucaristia che abbiamo celebrato con Frei Mingas, ci dicevamo che la Bibbia non è particolarmente preoccupata di affermare l’esistenza di Dio. In questo senso le affermazioni di un qualche scienziato circa la non necessità della variabile Dio, le fanno un baffo.  Anzi, poveri noi se Dio fosse un’esigenza della scienza o dimostrabile come una formula di matematica! Avrebbe fatto fuori in un colpo solo il Padre di Gesù Cristo e la nostra libertà.  No, il Dio della Bibbia è molto più interessato a sapere di come noi si agisca nei confronti dell’uomo, che di ciò che possiamo pensare di Lui. La Bibbia ci racconta come e quando agisce Dio nelle azioni dell’uomo. Ce lo ricorda il Salmo responsoriale di oggi: “Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi” (Sal 146, 6-9). Se tu fai questo, ragazzo(a) mio(a), suggerisce Lui, mi basta e mi avanza. Anche se tu fossi un ateo sfegatato. Questo è, invece, ciò che non fa il ricco della parabola. Che magari era pure devoto, e faceva le sue devozioni prima di andare a dormire. Ma non si è accorto del Lazzaro che stava alla sua porta. Adesso, invece, se ne è accorto e così addestra i cani per azzannarlo. Quelli che prima, almeno loro, gli leccavano le piaghe. O erige muri e recinti elettrici, che circondano palazzi e separano interi continenti, o, come lì da voi, inventa soluzioni anche più economiche, tipo Bossi e Maroni, per esempio, e il codazzo dei loro rabbiosi accoliti. La parabola parla poi dell’inferno, ma non lo fa per mettere paura. Gesù sa bene che i ricchi se la ridono dell’inferno. Che è immagine di quello che hanno costruito per gli altri e che i poveri patiscono qui. No, una volta tanto, la parabola apre uno scorcio sulla rassegnazione di Dio, sulla sua desistenza, sul suo pessimismo. Quasi dicesse: non c’è nulla da fare. La voragine che il ricco ha aperto tra sé e il mondo dei poveri non può essere colmata. Non c’è parola di Dio e neppure un Crocifisso risorto (v.31) che possa scalfirne il cuore e indurlo ad abbattere muri, costruire ponti, aprire porte, per cercare insieme i cammini di una convivenza più giusta e fraterna. È buona notizia, questa? E se sì, come lo è? Forse solo come avvertimento a non cadere nell’idolatria e nell’inganno della ricchezza, e perciò dell’indifferenza, della chiusura in se stessi. C’è un altro modo di vivere al mondo: quello di Dio, appunto, si creda o non si creda in lui. Per entrare al riparo del quale non sono richiesti passaporti, né visti di soggiorno e neppure certificati di battesimo. E può essere ovunque, persino qui, persino lì da voi. Si chiama Regno, ma è per dire servizio, dono.    

 

I testi che la liturgia di questa XXVI Domenica del Tempo Comune sono tratti da:

Profezia di Amos, cap.6, 1°. 4-7; Salmo 146; 1ª Lettera a Timoteo, cap.6, 11-16; Vangelo di Luca, cap.16, 19-31.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

 

Il calendario ci porta oggi la memoria di Cosma e Damiano, medici e martiri del 3° secolo, e quella dei Martiri di Timor Est. 

 

26 COSMA___DAMI_O (1).JPGArabi cristiani, buoni conoscitori dell’arte medica, Cosma e Damiano passarono la vita, assistendo i malati, senza farsi pagare. Per questo furono chiamati anàrgiri (parola greca che significa “senza argento”, “senza denaro”). Al giorno d’oggi, sarebbero quanto meno tacciati di “assistenzialisti”. Come Gesù del resto. I medici, i poveri, è bene che li paghino, perché capiscano così il valore del denaro (una visita medica costa qui da un terzo a metà del salario minimo)! I ricchi e i loro frequentatori, poi, o hanno l’assicurazione, o rimediano sempre una visita gratis, tramite gli amici degli amici. Mica da un medico qualsiasi, no, dal luminare di turno, ovviamente! In una situazione come la nostra (parliamo del Brasile, naturalmente!!), dove molti diventano medici solo per guadagnare soldi a palate (non di rado con “licenza d’uccidere”, data l’impunità garantita per i casi di malasanità), in una situazione in cui l’ “assistenza sanitaria”, ormai privatizzata, è uno dei “mercati” più floridi, è facile intendere il perché della popolarità di questi due santi. Che finirono, come spesso accade a chi dedica la vita al prossimo, per lasciarci la testa. Durante la persecuzione di Diocleziano, furono infatti decapitati per ordine del governatore Lisia, nell’anno 303, a Egea di Cilicia, in Asia Minore, o, secondo altri, a Ciro (nei pressi dell’attuale Antakya, in Turchia). Numerosi luoghi di culto sarebbero stati loro presto dedicati. Nella chiesa d’occidente il loro culto risale almeno alla fine del sec. V.

 

26 Erminia e Celeste.jpg“Mentre i politici fanno la loro campagna di propaganda, noi realizziamo la nostra campagna di preghiera, offrendo i nostri sacrifici per commuovere il cuore di Cristo, re della pace e dell’amore. […] Oggi la nostra missione consiste non solo nell’aiutare, come dice san Paolo, ma in piangere con chi piange, condividere con chi è nel bisogno, dare nuova speranza e fiducia nel Padre che non abbandona i suoi figli”. Sono frasi dell’ultima lettera della canossiana, suor Erminia Cazzaniga (69 anni), scritta pochi giorni prima di essere uccisa dai miliziani del governo indonesiano, assieme ad un’altra suora, Celeste de Carvalho,  tre seminaristi, Jacinto Xavier, Fernando dos Santos e Valerio Conceição, due operatori  pastorali, un giornalista e due bambini, il 26 settembre 1999, a Los Palos (Timor Est). Nel loro martirio è riassunto il martirio di un intero popolo, migliaia di uomini, donne, bambini, uccisi per l’unica colpa di essere cristiani.

 

Dato che nel frattempo si è fatto tardi, noi ci si congeda qui, offrendovi un’ultima lettura, che può servire di commento aggiuntivo al Vangelo di oggi. È tratta dall’ “Orazione sull’amore per i poveri” di Gregorio di Nissa, ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

In questi giorni è arrivata una folla di ignudi e di derelitti. Un’infinità di prigionieri sta bussando alla porta di ciascuno di noi. Non ci mancano dunque forestieri ed esuli, e da ogni parte ci voltiamo, vediamo mani tese. […] Conducono questa vita errabonda e selvatica, non perché tale sia da sempre il loro progetto di vita, ma per un’imposizione dettata dalla disgrazia e dalla necessità. […] Non disprezzare costoro, che giacciono stesi, come se per questo non valessero niente. Considera chi sono, e scoprirai quale è la loro dignità: essi ci rappresentano la persona del Salvatore. Ed è così: perché il Signore, nella sua bontà, prestò loro la sua stessa persona, affinché, per mezzo di essa, si muovano a compassione coloro che sono duri di cuore e nemici dei poveri. […] Dio è così: primo inventore dei benefici e provveditore, ricco e insieme compassionevole, di ciò di cui abbiamo bisogno. E noi, per tutta risposta, e malgrado ogni singola lettera alfabetica contenuta nella Scrittura ci insegni a imitare il nostro Signore e Creatore – nella misura in cui un mortale può poi imitare ciò che è proprio della beatitudine celeste e dell’immortalità – noi, dicevo, finalizziamo ogni cosa al nostro personale godimento, destinando la maggioranza delle cose per noi e quelle che restano per i nostri eredi. E mai che teniamo conto in alcun modo degli sventurati, mai che mostriamo alcuna benevola preoccupazione verso i poveri. Che crudeltà! L’uomo vede il suo simile bisognoso di pane, e privato di quel necessario calore che è solo l’alimento a dare, e, ciò nondimeno, né lo soccorre con slancio, né fa niente perché si salvi. […]. Ponete, dunque, un limite alle vostre necessità vitali! Non pensate che tutto sia vostro! Che ci sia anche una parte per i poveri, gli amici di Dio. La verità, infatti, è che tutto viene da Dio, Padre universale, e che noi siamo fratelli, e apparteniamo a una medesima stirpe. E i fratelli, se vogliamo essere giusti, hanno il diritto di ereditare in proporzioni eguali tra loro. (Gregorio di Nissa, Orazione sull’amore per i poveri).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Settembre 2010ultima modifica: 2010-09-26T23:52:00+02:00da fraternidade
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