Giorno per giorno – 27 Settembre 2010

Carissimi,

“Nacque poi una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande” (Lc 9, 46-48). Tutti e tre i Vangeli sinottici collegano questa discussione alla predizione che Gesù fa del suo arresto imminente. E l’ottusa meschinità che essa proietta sui discepoli gioca a tutto favore della storicità del nesso. Difficilmente, infatti, gli evangelisti sarebbero portati a inventare situazioni che mettono in così cattiva luce quegli amici e discepoli di Gesù, che sono all’origine di questo nuovo “cammino” che, all’epoca in cui i Vangelo sono scritti, si configura già come chiesa. Eppure, da allora, nella sua cerchia, continua ad essere così. A tutti i livelli. Conta chi conta, chi non conta, non conta niente. Proprio come succede ovunque, da sempre. Gesù, invece, pensava ad altro. Lui aveva la mania del Regno, che ci potete fare? Il regno non è mica il mercato delle vacche a cui si riducono sempre più spesso i luoghi della politica, con gente che è disposta a giocarsi tutto, anche la mamma, in assenza di altro, pur di arraffare qualcosa, uno spazietto al sole, la garanzia di una rielezione, o di una congrua liquidazione, nel caso gli elettori non ci caschino più. Il regno è, invece, decidere di perdere tutto,  accorgersi di e accogliere gli ultimi. In questo consiste, anche, per Gesù, fuori da oziose discussioni metafisiche, il credere in Dio. Chi accoglie il più piccolo come Dio, è il più grande. È come Dio. Che appartenga o no alla compagnia di Gesù (“non ti segue insieme a noi”, come denuncia Giovanni), se opera nel suo nome, ossia, se è spinto dal principio della cura, trascinato dalla forza della com-passione, della solidarietà e della misericordia, quegli “è agito” da Dio. È già dei nostri. Non chiedetegli altro.

 

Il nostro calendario ci porta oggi le memorie di Vincenzo de’ Paoli, servitore dei poveri, e di Don Germano Pattaro, pioniere dell’ecumenismo.

 

27 Vincenzo de Paulo.jpgNato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, da una famiglia contadina, Vincenzo de’ Paoli fu, da ragazzo, guardiano di porci, poi studiò e divenne prete a soli 19 anni. Caduto nelle mani di pirati turchi, durante un viaggio marittimo, passò due anni in prigione a Tunisi. Questa esperienza lo segnò profondamente e, da allora, decise di lasciare i libri, per dedicare la  vita a lenire le sofferenze della gente e a restituire dignità alle numerose categorie di bisognosi della società del suo tempo. Fondò a tal fine la confraternita delle Dame della Carità, i Servi dei Poveri, la Congregazione dei Preti della Missione (con il compito di aiutare la formazione dei futuri sacerdoti e di organizzare “missioni” di evangelizzazione tra la gente semplice dei campi) e le Figlie della Carità. Soleva dire ai suoi preti: “Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore della fronte”. Morì a Parigi il 27 settembre 1660.

 

27 Germano Pattaro.jpgGermano Pattaro era nato  il 3 giugno 1925 a Venezia. Rimasto orfano di madre all’età di tre anni, entrò tredicenne in seminario, ma una grave forma di tubercolosi lo costrinse ad abbandonare gli studi, per sottoporsi alle lunghe terapie del caso. Il tempo della malattia, pur difficile e penoso, permise tuttavia al giovane di estendere i suoi interessi a diversi ambiti del sapere e di dedicare gran parte del suo tempo a letture di autori, come Dostoevskij e Guardini, che segneranno la sua formazione umana e spirituale; ma, più ancora, lo aiutò nella scoperta della “vocazione che guiderà tutta la sua esistenza, cioè il dono gratuito ad ogni uomo, soprattutto ai più deboli, di un amore prima accolto e sperimentato” (Ugo Sartorio). Guarito dalla tubercolosi e tornato in seminario, concluse gli studi e fu ordinato sacerdote nel 1950. Negli anni successivi fu assistente ecclesiastico della FUCI e animatore dei gruppi di Rinascita cristiana. Svolse un approfondito e coraggioso lavoro teologico, attraverso omelie, conferenze e incontri, scontando sospetti, avversioni e diffide nei settori più conservatori della gerarchia, compreso il suo Patriarca, quell’Albino Luciani, che però, eletto papa, lo chiamò inaspettatamente a Roma, come suo consulente teologico. Il manifestarsi di una pancreatite, se ne limitò gli spostamenti, gli consentì però di intensificare l’attività pubblicistica su temi come il matrimonio, l’ecumenismo e la teologia contemporanea. Fino alla morte, che lo colse il 27 settembre 1986.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Giobbe, cap.1, 6-22; Salmo 17; Vangelo di Luca, cap. 9, 46-50.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

 

Stasera, al Centro Comunitário “Giovanni Gavazzoli”, si è tenuto un incontro su alcolismo e droga, una realtà che, sfortunatamente, interessa sempre più da vicino anche la nostra città e il nostro bairro. L’ha animato Luisão, che ha voluto condividere la sua esperienza personale, raccontando come sia riuscito, diciotto anni fa, a uscire dal tunnel della droga e dell’alcolismo. E, da allora, a mantenersi sobrio.  È seguito un simpatico rinfresco, preparato da Eliane, che è la coordinatrice dell’Associazione. 

 

“La Chiesa universale è la comunione delle Chiese locali”, forse troppo spesso ce ne scordiamo, arrivando a confondedere le chiese locali con agenzie di un’unica multinazionale. Ma come si è chiesa locale? Don Germano Pattaro lo tratteggia in un articolo, apparso con il titolo “Dove sta la Chiesa in “Appunti di teologia” n. 2 del 2010. Di cui vi proponiamo, nel congedarci, un brano,  come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Una Chiesa è locale in rapporto al luogo dove essa si trova. “Luogo” non significa, evidentemente, uno spazio geografico. Esso indica una particolare realtà storica., Fa, cioè, riferimento, a degli uomini, alla loro situazione morale, sociale, civile. Il che vuol dire che una Chiesa è “loca1e” quando sta tra gli uomini in mezzo ai quali essa si trova. Li riceve dalle mani di Dio e sa che Dio li affida alla sua responsabilità d’amore. Sta, quindi, in mezzo a loro, perché “va” continuamente a loro. Il movimento di Dio è, infatti, chiamare per inviare. La Chiesa locale, di conseguenza, è una Chiesa che cerca e non si fa cercare; che ama per prima, senza condizione, anche se non amata; che parla, iniziando in maniera inerme il dialogo di Dio con l’uomo; che serve, anche se non è ringraziata; che sempre ringrazia, anche se è abbandonata; che sta nella fedeltà a Dio libera, anche se giudicata. Al modo stesso di Cristo. Che cerca gli uomini dove stanno, prendendo Lui l’iniziativa, senza chiedere condizioni per farsi incontrare. È Lui, infatti, che apre la strada dal Cielo alla terra, da Dio all’uomo, dalla grazia al peccato. Mai l’uomo. Dio, in Gesù di Nazaret, è Colui che “viene incontro”. Serva a conferma l’episodio dell’adu1tera (cfr. Gv 8). Accusata, Gesù non l’accusa; giudicata, non la rimanda. La conosce e conosce il suo peccato: lucidamente e consapevolmente. Eppure non le dice: torna nella tua vita, non peccare e vieni pentita a questo appuntamento. Le dice, invece, “Vai” che significa “Shalom”, pace. Con un atto che rovescia il rapporto di Dio con la sua creatura. Gesù le dichiara: sono con te, dalla tua parte e se mi accetterai potrai “non peccare più” – che è come dire che Gesù visita il peccatore, l’uomo, entrando nel cerchio del suo peccato per farlo uscire dalla sua maledizione. Una decisione libera, amante, senza condizione. È questo, appunto, l’Evangelo. La “buona notizia” che Dio è venuto a cercare i peccatori (cf Lc 5,32). La Chiesa sta, dunque, nello stesso movimento. Entra nella storia che le è affidata e va incontro agli uomini di questa storia, lì dove essi si trovano e dall’intimo dei problemi che sono loro, comunque essi siano. (don Germano Pattaro, Dove sta la Chiesa).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Settembre 2010ultima modifica: 2010-09-27T23:47:00+02:00da fraternidade
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