Giorno per giorno – 24 Settembre 2010

Carissimi,

“Allora Gesù domandò loro: Ma voi, chi dite che io sia? Pietro rispose: Il Cristo di Dio. Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno” (Lc 9, 20-21). Lui, dice l’Evangelista, stava pregando, era dunque a tu per tu con il Padre, dialogo di identità ben definite, ed ecco che si gira verso i discepoli e chiede: insomma, chi sono io per la gente? Perché, il timore è che si perda il nesso indissolubile che esiste tra lui e Dio, e questo oggi come allora, e che lui si affermi semplicemente come storia di un uomo, grande o piccolo a seconda dei punti di vista, religioso o eretico, sapiente o folle, eroico o pavido. Alcuni giudizi, lui li conosce già e sono quelli che provengono dagli ambienti religiosi o persino dalla sua famiglia: è un samaritano, un mangione, un beone, satana, un matto, un bestemmiatore, un trasgressore. Ma Lui vuole sapere come la pensi la sua gente, quella a cui lui si dedica giorno e notte  e i discepoli gli rispondono: pensano che tu sia un profeta, Elia, Giovanni Battista redivivo. Oggi aggiungerebbero anche: c’è chi pensa che tu non sia mai esistito. E Lui non si scandalizzerebbe di questi, né di quelli, né di quegli altri ancora. Perché la domanda su ciò che pensano gli altri ci è rivolta solo perché noi riusciamo a mettere a fuoco cos’è che noi pensiamo di Lui. Già: “Ma voi, chi dite che io sia?”.  Pietro ha avuto una buona dose di coraggio a fare la sua dichiarazione: Tu sei il consacrato di Dio, il suo messia. Che però dice ancora poco. Tanto era denso di significati, spesso contrastanti, quel titolo. Ma Lui, per noi, duemila anni dopo, chi è? Chi è per davvero, non con le rispostine del catechismo o le formulette del Credo. Noi saremmo capaci di ridire la professione di fede di Pietro, alla luce del messia quale Lui si è rivelato? Credere in Lui nella figura del dono incondizionato della vita? Credere nella sua identificazione con gli ultimi, gli sconfitti, gli esclusi, i crocifissi della storia? Credere in una verità – la Sua, dell’amore a oltranza –  che accetta di soccombere per non far male a nessuno? Credere che questa, ossia, Lui, è niente meno che la verità di Dio, cioè il significato ultimo dell’intera esistenza umana? Dove “credere” è “assumere”. Se non siamo capaci di incantarci davanti a questo significato di Gesù, e di volerlo fare nostro, magari senza mai riuscirci, forse, sarebbe meglio, farci sbattezzare. O, almeno cominciare a disperarci. Per tornare a sperare.

 

Il calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di un grande starec dei nostri tempi: Silvano del Monte Athos, monaco e mistico ortodosso.

 

24_SILVANO_DO_MONTE_ATHOS_I.JPGNato in una famiglia contadina del villaggio di Chovsk (Russia), nel 1866,  Simeone Ivanovic Antonov deve molto di quello che sarebbe diventato a suo padre, Ivan, analfabeta, ma non nella fede. Di lui il futuro monaco dirà: Da mio padre ho imparato a non affliggermi per la perdita dei beni materiali e a confidare sempre nel Signore. Quando in casa sopraggiungeva una contrarietà, il suo cuore non si turbava. Dopo un incendio che gli aveva distrutto ogni cosa, non si disperò, ma ripeteva con fiducia: “Il Signore farà in modo che tutto si rimetta a posto”. Una volta passavamo vicino al nostro campo e io gli dissi: “Guarda, ci rubano il raccolto!”. Ma egli mi rispose: “Figlio mio, il Signore non ci ha mai fatto mancare il pane. Se quell’uomo ruba è perché ne ha bisogno”. Un’altra volta gli dissi: “Tu fai sempre elemosine, ma altri, più ricchi di noi, danno molto meno”. Ma egli rispose: “Figlio mio, il Signore ci da il necessario.” E riconoscerà: Non sono arrivato alla statura di mio padre. Era un uomo completamente analfabeta. Anche quando recitava il Padre Nostro – l’aveva imparato a forza di sentirlo in chiesa – ne pronunciava certe parole in modo maldestro. Ma era un uomo pieno di dolcezza e di sapienza”. E ancora: “Ecco uno starec (padre spirituale) come vorrei averlo io. Non andava mai in collera, non aveva mai alti e bassi, era sempre dolce”. Dopo una giovinezza che conobbe le passioni, le intemperanze e le cadute caratteristiche di questa età, Simeone decise di dare una svolta alla sua vita e, nel 1892, si recò al Monte Athos, nel monastero di San Panteleimon, dove divenne monaco, assumendo il nome di Silvano. La vita, anche lì, non fu niente facile: l’aridità spirituale, il desiderio di desistere, di andarsene via, di sposarsi, di avere una vita come tutti, l’angoscia spirituale, la disperazione della salvezza furono prove che l’accompagnarono per anni. Ma tenne duro. Scoprì con entusiasmo la preghiera del Nome (“Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi compassione di me”) e divenne uomo di grande ascesi e di straordinaria umiltà e dolcezza, arricchito di numerosi carismi: profezia, discernimento, chiaroveggenza, cura. Ma fu, soprattutto, apostolo della speranza e dell’amore universale. Soleva dire: “Chi ha in sé lo Spirito Santo, si preoccupa di tutti gli esseri umani, notte e giorno; il suo cuore soffre per ogni creatura di Dio, particolarmente per quelli che non conoscono Dio e che gli si oppongono”. E ancora: “Non conosce Dio nello Spirito Santo chi non ama i suoi nemici”. Morì il 24  settembre 1938 e fu canonizzato nel 1987 dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Dimitrios.     

 

I testi che la liturgia di oggi propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Qoelet, cap.3, 1-11; Salmo 144; Vangelo di Luca, cap.9, 18-22.

 

La preghiera del venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco di misericordia.

 

É tutto per stasera. Noi ci congediamo qui lasciandovi a un testo di Silvano del Monte Athos tratto dal suo libro “Non disperare!” (Edizioni Qiqajon). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il Signore chiama al pentimento l’anima che ha peccato: se essa ritorna al Signore, questi nella sua misericordia la accoglie e le si manifesta. L’anima di un tale uomo ha conosciuto Dio, il Dio buono, pietoso e dolcissimo (cf Sal 103, 8), lo ha amato intensamente e, insaziabile, anela a lui con amore ardente e totale: né giorno né notte, nemmeno per un attimo riesce a separarsi da lui. Quando invece la grazia viene meno, a cosa paragonerò il dolore dell’anima? Con struggente invocazione si rivolge a Dio perché faccia tornare in lei la grazia di cui già ha potuto gustare tutta la dolcezza. Straordinario! Il Signore non ha dimenticato me, sua creatura caduta! C’è chi si dispera perché crede che il Signore non perdonerà il suo peccato. Ma pensieri simili vengono dall’avversario. La misericordia del Signore è tale che noi non riusciamo neanche a percepirla in pienezza. L’anima che nello Spirito santo è stata colmata dall’amore di Dio conosce davvero lo smisurato amore del Signore per l’uomo. Ma quando smarrisce questo amore, allora è angosciata, affranta: la mente non pensa ad altro ma cerca Dio solo. Un diacono un giorno mi raccontava : “Ho visto Satana vestito da angelo di luce e mi ha lusingato dicendomi: ‘Io amo gli ambiziosi: saranno mia proprietà! Tu sei ambizioso e perciò ti prenderò con me!’. Ma io gli risposi: ‘Sono il peggiore di tutti’. Satana, allora, immediatamente sparì”. Anch’io ho vissuto qualcosa di simile quando mi apparvero i demoni. Nella mia paura esclamai: “Signore, vedi che i demoni mi impediscono di pregare. Dimmi tu cosa fare perché fuggano lontano da me”. E il Signore mi confidò: “I demoni non cessano di tormentare le anime orgogliose”. Replicai: “Signore, illuminami: quali pensieri renderanno umile la mia anima?”. Questa la risposta che ricevetti: “Tieni il tuo spirito agli inferi, e non disperare!”. Da allora iniziai a fare così e tutto il mio essere ha trovato pace in Dio. L’anima mia impara l’umiltà dal Signore. Mistero insondabile: il Signore mi si è manifestato e ha ferito il mio cuore con il suo amore, poi si è nascosto e ora la mia anima anela a Dio giorno e notte (cf Sal 42, 2). Egli, come pastore buono e misericordioso, è venuto a cercare me, la sua pecora ferita dai lupi, e mi ha curato.  (Silvano dell’Athos, Non disperare!).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Settembre 2010ultima modifica: 2010-09-24T23:10:00+02:00da fraternidade
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