Giorno per giorno – 22 Settembre 2010

Carissimi,

“Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite” (Lc9, 1-4). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, dove da qualche settimana ci dà man forte, soprattutto nel canto, Luisão, un vecchio catechista e animatore di comunità, che da qualche anno era sparito dalla circolazione, beh, stasera, ci dicevamo che è bello questo Gesù che chiama a sé e subito manda via i Dodici a fare quello che fa Lui, curare le malattie e cacciare i demoni. E non stava inventando gli esorcismi (che esistono, da sempre, in tutte le religioni), stava invece conferendo autorità per estirpare alla radice la malapianta dell’egoismo, che produce ingiustizia, miseria, esclusione, divisione e violenza. Che, dei demoni, sono, appunto, i nomi più veri. Chiamava gli altri, perché da solo, non ce la fa. E li manda poveri tra i poveri. E loro, almeno su questo, stanno al gioco. Senza una parola di protesta: ma, Signore, che ne dici di una mitria, un bel vestito rosso, un pastorale, un medaglione luccicante (visto che di croce non se ne sapeva ancora granché)? Farebbe colpo, sai? No, niente. Beh, allora, un conticino in banca, una carta di credito, un’assicurazione, una carrozza, così almeno arriviamo prima (in genere a far danni)! Meno che meno. Quello che è triste è che questo Vangelo (come quasi tutto il resto del Vangelo) continua ad essere proclamato, senza che, da un lato, ci se ne vergogni almeno un po’, e, dall’altro, un po’ ci si scandalizzi. Non è questione solo di preti, frati, suore (o anche più su), è questione di uno stile di missione.  A cui siamo chiamati tutti, i cristiani. Fino a qualche anno fa, quando ancora riusciva a muoversi più o meno agevolmente, ma era già malato, il nostro Dom Pedro Casaldáliga, anche sulle grandi distanze, si spostava sui pullman di linea, per giorni interi, come la povera gente che riesce a racimolare quanto basta per mettersi in viaggio e cercare fortuna altrove.  E nessuno avrebbe detto che quell’omino smilzo, in pantaloni e camiciola, senza nessun segno esteriore, seduto sulla poltrona accanto, potesse essere un vescovo. Un vescovo, no, ma uomo di Dio, sì, chiunque l’avrebbe riconosciuto. Ma c’è nascosto dell’altro, sotto quelle direttive che Gesù dà ai Dodici. Non è questione solo di esteriorità (che sarebbe già molto), è qualcosa che ci deve accompagnare dentro. Ciò che Paolo esprimerà con: “Dio ha scelto  ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1Cor 1, 27). Ciò che nel mondo è debole, semplice, umile. Come cosa? Come la buona notizia del Regno: Dio ti ama! Noi si cerca – qualche volta malamente – di testimoniartelo.  Il resto è zavorra di cui dovremmo liberarci.

 

22 LYRA.jpgEugenio Lyra era nato l’8 gennaio 1947, nello Stato di Bahia. Dopo gli studi medi, desiderando diventare avvocato, si iscrisse alla Facoltà di Diritto, dove si laureò nel 1970. L’anno successivo si sposò con Lucia, sua compagna di studi, prima e, ora, di professione, ed insieme aprirono uno studio a Salvador. Iniziò allora la collaborazione con diversi sindacati, che portò il giovane avvocato a viaggiare spesso in diverse città del’entroterra bahiano. Nel 1976, la coppia maturò la decisione di traferirsi a Santa Maria da Vitória, a mille e quatrocento chilometri dalla capitale. Là fissò la sua residenza, fornendo assistenza legale ai lavoratori e lottando per la restituzione delle terre ai contadini che ne erano stati espropriati illegalmente dai grileiros. In una situazione di estrema tensione, che vedeva lo Stato di Bahia ai primi posti per numero di assassini e di episodi di violenza nei campi, questa scelta procurò presto al giovane avvocato numerosi nemici, che cercarono a più riprese di intimidirlo con minacce e persecuzioni. Pochi giorni prima della deposizione che si apprestava a fare nell’ambito della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla sottrazione di terre ai danni dei piccoli proprietari terrieri, con una documentazione, che incriminava senza ombra di dubbio i potentati locali e additava la loro impunità davanti alla legge, Eugenio Lyra fu ucciso dal pistoleiro Wilson Gusmão,  il 22 settembre 1977. L’assassinio era stato commissionato per quarantamila cruzeiros dal fazendeiro Valdely Rios, dall’avvocato Alberto Nunes, e da Abílio Antunes, Cantídio de Oliveira e João da Costa da Silva, con la complicità del delegato di polizia, Eymar Portugal Sena Gomes. Lyra lasciò la giovane moglie incinta e una bimba, Mariana,  che sarebbe nata quattro mesi più tardi. Morì, martire della causa del Regno, perché rifiutò di divenire complice dell’arbitrio e della violenza generate da un sistema di dominazione, d’ingiustizia e d’impunità.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dei Proverbi, cap.30, 5-9; Salmo 119; Vangelo di Luca, cap.9, 1-6.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale che ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

Gérard Huyghe, vescovo di Arras (Francia) fu uno dei padri conciliari, che sottoscrissero il cosiddetto Patto delle Catacombe, in una celebrazione alla Catacomba di S. Domitilla a Roma, il 16 novembre 1965, alla vigilia della chiusura del Concilio Vaticano II. Si trattava di un documento con cui un certo numero di vescovi, i cui nomi restarono a lungo sconosciuti, si impegnava a dare testimonianza anche esteriore di una vita di stretta povertà. Nel congedarci, scegliamo di proporvi una citazione tratta dal suo libro “Conduits par l’Esprit” (Le Cerf), che ci sembra abbia a che vedere con il Vangelo su cui abbiamo meditato stamattina  e con la figura di Eugenio Lyra, di cui abbiamo fatto memoria. È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il cristiano che ha scoperto il Dio vivente deve porsi in ascolto del mondo per avvertirne i lamenti e le sofferenze, e udire le invocazioni che salgono d’ogni parte. Il richiamo più assillante proviene dalla fame e dalla sete di giustizia e di libertà. I popoli non vogliono più essere colonizzati e non accettano nemmeno d’esser aiutati, se questo soccorso deve prendere l’aspetto di ciò che essi definiscono come neo-colonialismo. Operai e salariati non ammettono più che il loro lavoro sia sempre insidiato dal gioco della leggi economiche che ignorano l’uomo o lo misconoscono, e non accettano che la loro insicurezza sia ingegnosamente mascherata con provvedimenti sociali in cui sospettano il paternalismo. […] Un cristiano che vive è la Chiesa nell’ambiente in cui egli è posto e, prima di pronunciare una parola, egli deve lasciar riecheggiare nel suo cuore l’invocazione alla giustizia e alla felicità che sale da ogni parte. Troppo a lungo abbiamo dimenticato che Dio voleva la salvezza di tutti gli uomini (1 Tim 2,4), salvezza del corpo e salvezza dell’anima. Per troppo tempo abbiamo ammesso che potesse sussistere un’aristocrazia di persone ben nutrite a fianco di moltitudini languenti d’inedia e questo era accettato tanto più volentieri in quanto i cristiani erano spesso dalla parte della gente ben nutrita. Attualmente, i cristiani veri non possono più sopportare una cosa simile, e rientra nelle possibilità attuali della Chiesa di far comprendere la Buona Novella della salvezza ai poveri, poiché essi cominciano a intravvedere il loro posto in essa. Soltanto allora la Chiesa potrà proclamare le dimensioni della sua Speranza. Questa speranza trascende ogni desiderio umano, anche il più legittimo. Tuttavia, essa non può essere proposta se il cuore degli uomini non riceve prima una risposta umana ai propri bisogni. Il cristiano, che ha scoperto il Dio vivente, ha dinanzi a sè una missione affascinante… Lo Spirito è sempre all’opera nell’uomo di buona volontà; la sua fede non cesserà di potenziarsi, poiché l’amore di Dio è infinito, e manca ancora molto perché gli uomini siano evangelizzati. (Gérard Huyghe, Conduits par l’Esprit).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Settembre 2010ultima modifica: 2010-09-22T23:00:00+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo