Giorno per giorno – 21 Agosto 2010

Carissimi,

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 2-4). Abbiamo accennato ieri ai moti d’impazienza che Gesù manifesta di tanto in tanto nei confronti dei religiosi, quando questi vogliono essere meglio degli altri, e il Vangelo di oggi introduce appunto un suo discorso, rivolto alla folla e ai suoi discepoli, per invitare quella e questi a saper guardare oltre le misere (e persino miserabili) forme dell’insegnamento e della testimonianza proposte da coloro che dovrebbero (o pretendono) esserne i soggetti privilegiati, e, perciò a non desanimare e a non desistere troppo facilmente dal lasciarsi interpellare o dall’intraprendere  un cammino di fede. Un simile discorso potrebbe essere riproposto pari pari oggi a chi guarda da fuori la Chiesa e a chi ci vive dentro. Oggetto della denuncia è il comportamento di chi, in essa, incoerentemente predica bene e razzola male, ma anche quello di coloro che hanno fatto della religione non lo spazio per l’apprendimento e la pratica di una fraternità ritrovata e  di una solidarietà diffusa, ma l’occasione per l’uso e l’abuso di un’autorità, guadagnata sulla manipolazione delle coscienze, a partire da ambizioni inconfessate e dal proprio desiderio di potere. Nessuno di voi, che volete essere miei discepoli, dice Gesù, si faccia, per favore chiamare maestro, o leader, o padre, né, peggio ancora, monsignore, eccellenza, eminenza, e quant’altro si riesca a immaginare. Chiamatevi e siate gli uni per gli altri soltanto fratelli. Con un unica autorità: quella del servizio reciproco.

 

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di Rabbi Pinchàs di Korez, mistico ebreo, e ci ricorda il martirio della Comunità ebraica di Chinon.

 

21 Rabbi Pinchas.jpgRabbi Pinchàs era nato a Shklov, in Russia, nel  1728, figlio di Rabbi Avraham Abba, un tempo deciso oppositore del movimento dei chassidim. Almeno fino a quando incontrò il Baal Shem Tov, che gli fece cambiare idea. E, con lui, alla famiglia. Del nostro, il carismatico fondatore della scuola chassidica disse un giorno che “anime come quelle di rabbi Pinchàs vengono al mondo solo ogni cinquecento anni”. Pur avendo visitato il Baal Shem solo due volte, Pinchàs è considerato a tutti gli effetti uno dei suoi maggiori discepoli. A lui e alla sua scuola dobbiamo la trasmissione di alcuni detti del Maestro, di cui non troviamo traccia in altre fonti. Tra questi, fondamentale, l’insegnamento che dobbiamo amare di più chi più ci odia e ci fa del male, per compensare in qualche modo lo squarcio e il vuoto di santità provocato da quel comportamento. Stabilitosi a Korez, vi restò vent’anni, approfondendo lo studio della Torah e preoccupandosi di rinnovarsi continuamente, immergendosi nel proprio nulla. Insegnava: “Come il cacciatore mette cibo nel nido, e non appena l’uccello viene a mangiare tira la corda e gli imprigiona il piede, così il Maligno pone davanti all’uomo tutto il bene che ha compiuto, lo studio, la beneficienza e ogni pia azione, per prenderlo nella rete dell’orgoglio. Ma se questo riesce, l’uomo non è più capace di muoversi, proprio come l’uccello prigioniero. Allora nulla lo può più salvare se non l’aiuto di Dio”.  Conquistati dalla bellezza della sua anima, furono molti coloro che, di ogni condizione di vita, tra loro molti rabbini, si aggiunsero al circolo dei suoi discepoli. Per motivi che non sappiamo, si trasferì a Ostroh, in Volhynia. Nel 1790 decise di trasferirsi a Zfat, in terra d’Israele, ma lungo la via, giunto a Shipitovka (Russia), cadde malato e morì il 1o del mese di Elul del 5550 (20 agosto 1790).

 

21 Martiri ebrei di Chinon.jpgIl 21 agosto 1321, a Chinon, in Francia, 160 ebrei furono accusati di aver avvelenato i pozzi per provocare un’epidemia. Senza che nessuna prova fosse addotta a sostegno dell’accusa e senza alcun processo, vennero tutti bruciati vivi in un rogo, fatto erigere fuori città, su un’isola del fiume Vienne. Sarà, più tardi, lo stesso re Filippo V, il Lungo, a proclamare l’innocenza degli ebrei.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Ezechiele, cap.43, 1-7a; Salmo 85; Vangelo di Matteo, cap.23, 1-12.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

È continuato per tutto il giorno e dura ancora l’incendio delle aree boschive della nostra serra. Nessuna operazione di spegnimento è in atto, dato che neppure esistono i mezzi che rendano possibile contrastarlo. Così, non resta che aspettare che si calmi da solo, fino a fermarsi ed estinguersi. Nel pomeriggio, siamo stati a casa di João e Marlene, a preparare il battesimo del piccolo Carlos Eduardo, che si terrà domani. Noi non vorremmo esagerare, ma Lui era là.

 

Per stasera è quanto avevamo da dirvi. Dato che si è fatto tardi, ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di un fioretto di Rabbi Pinchàs di Korez, tratto da “I racconti dei chassidim” (Garzanti) di Martin Buber. È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

A proposito delle parole della Scrittura “Egli è il tuo salmo ed egli il tuo Dio” (Dt 10, 21), Rabbi Pinhàs disse: “Egli è il tuo salmo; ed egli, lo stesso, è il tuo Dio. La preghiera con la quale l’uomo prega, la preghiera stessa è la divinità. Non come tu chiedi qualcosa al tuo compagno: un’altra cosa è lui, un’altra la tua parola. Non così nella preghiera che unisce le essenze. Colui che prega e crde che la preghiera sia qualcosa di diverso da Dio è come il supplicante a cui il re fa porgere ciò che ha chiesto. Chi invece sa che la preghiera stessa è divinità, è simile al figlio del re che prende dai tesori del padre ciò che desidera”. (Martin Buber, I racconti dei chassidim).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Agosto 2010ultima modifica: 2010-08-21T23:36:00+02:00da fraternidade
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