Giorno per giorno – 08 Agosto 2010

Carissimi,

“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito” (Lc 12, 35-36). Il lungo brano del Vangelo di oggi, noi lo si è letto giovedì sera a casa di Urda, che non è ancora ultimata, ma piano piano ci si arriverà, e comunque, per l’occasione, lei ha voluto almeno tinteggiare la sala, coprendo con una tenda la parete che manca, ed era visibilmente felice, con Maria Paula in braccio che già dormiva e Gabriel che le ciondolava accanto, ma ancora per poco, mentre Marcinho se ne stava come ogni notte a fare la guardia notturna su, alla chiesetta di Santa Barbara. In visita alla comunità c’erano Sonia, una ragazza di Modena, che sta trascorrendo qui una settimana per reincontrare le conoscenze di qualche anno fa, e Graça, amica della comunità del monastero dalle sue origini. Nadia, invece, è già considerata di casa. Il brano si apriva con quello straordinario versetto che potrebbe riassumere tutto il Vangelo: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno” (Lc 12, 32). Ed è il versetto che Djari richiamerà più tardi, aggiungendo: il piccolo gregge siamo noi della comunità e il regno è il fatto che ci preoccupiamo gli uni degli altri. E viene naturalmente in mente la prima e fondamentale delle beatitudini: Felici voi poveri, perché vostro è il regno di Dio (Lc 6, 20). E mica stava parlando del paradiso, stava dicendo che, Dio, lo si trova lì, in mezzo ai poveri. E da nessun altra parte. O anche la preghiera gioiosa di Gesù che fa: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10, 21). Già loro, il regno, ce l’hanno nel sangue, senza neanche bisogno di studiarlo. Ma i discepoli, i cristiani, chi sono allora? Beh, in ordine di precedenza, i primi sono loro: i poveri, appunto, i piccoli! Poi, per associazione, quanti si mettono alla loro scuola. Se Dio ha rivelato i suoi segreti a loro, è ovvio che è da loro che dobbiamo imparare. Il magistero, la cattedra  dei poveri è un dogma proclamato dallo stesso Cristo. Su questa verità siamo chiamati a vegliare, perché nulla di essa vada perduto. Dove, per custodia della verità, si intende un comportamento ben concreto: quello del servizio. La chiesa col grembiule, secondo l’immagine di don Tonino Bello, ripresa dal Vangelo. Grembiuli per tutti. Per i fedeli, i preti, i vescovi, i papi. Tutti in ginocchio ad ascoltare i poveri (come anche Dio li ascolta e noi non vorremmo essere da più di Dio, non è vero?), e poi a servirli a tavola. All’ora giusta, dice Gesù (Lc 12, 42). Senza sgarrare un minuto. Perché i poveri non sono abituati alle dispense stracolme a cui poter attingere ad ogni momento. Ma quando arriva l’ora hanno proprio fame e se non trovano nulla da mettere sotto i denti gli viene un amarelão, come si dice qui.  E, se lo vogliamo capire, è questa la venuta di Cristo che dobbiamo attendere e, persino, temere. Dato che egli stesso si preoccupa di farci sapere che “il servo [cioè il cristiano] che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse” (Lc 12, 47). E vorrà pur dire qualcosa.  

 

I testi che la liturgia di questa XIX Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro della Sapienza, cap.18, 6-9; Salmo 33; Lettera agli Ebrei, cap.11, 1-2.8-19; Vangelo di Luca, cap.12, 32-48.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

 

Oggi la Chiesa fa memoria di Domenico di Guzman, fondatore dei Frati Predicatori.

 

08 SAINT DOMINIC.jpgNato nel 1170 a Caleruega, nella Vecchia Castiglia (Spagna), quando, a 15 anni, ancora studente, viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia, Domenico vende le suppellettili della propria stanza e le preziose pergamene per costituire un fondo per i poveri. A chi gli esprime stupore per quel gesto risponde: “Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?”. Terminati gli studi, a 24 anni, il giovane entra tra i “canonici regolari” della cattedrale di Osma, dove viene consacrato sacerdote.  Desideroso di recarsi in missione tra le popolazioni pagane, accetta tuttavia dal papa Innocenzo III l’incarico di dedicarsi a predicare contro la diffusione dell’eresia albigese, in Francia. Assieme ad alcuni amici fonda nel 1215 l’ordine dei frati predicatori. Convinto che il maggior ostacolo alla conversione sia la ricchezza materiale di gran parte del clero, decide che il suo ordine viva in povertà e semplicità. Negli ultimi anni, l’Ordine dimentica il primitivo impegno ad usare la “logica della persuasione e non della forza” per convincere le persone della verità cristiana, tanto che molti dei suoi frati diventano membri attivi dell’Inquisizione. Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico muore il 6 agosto 1221, circondato dai suoi frati, nel convento di Bologna. Lungo i secoli molti dei suoi seguaci sarebbero stati esempio di difesa dei diritti dei più poveri, di impegno per la giustizia sociale, di testimonianza all’Evangelo del Regno, fino al dono della vita.    

 

Gustavo Gutièrrez è solo da pochi anni frate domenicano, ma, di Domenico di Guzman, sembra davvero aver colto la lezione più coerente, quella che, detto in termini attuali, legge “la solidarietà critica con il mondo come l’unica possibile mediazione della nostra presenza a Dio”. Del nostro teologo della liberazione vi proponiamo, nel congedarci, il brano di un saggio dal titolo “Presenza a Dio, presenza al mondo: Il contributo domenicano al pensiero sociale”, apparso in Il Regno Attualità n. 2, 2008. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il compito dei cristiani è di raccontare, attraverso la loro vita, la storia di Gesù Cristo, delle sue opere e delle sue parole, mediante le quali ci rivela l’amore come di un padre o di una madre. Questo comporta l’impegno a introdurre e tessere questa storia nelle situazioni quotidiane di coloro che la nostra società considera insignificanti e a sottolineare la sua assoluta incompatibilità con ogni forma di disumanizzazione e ingiustizia. Questa storia, questa narrazione, diventa universale, quando viene liberamente accettata, ispirando così molte altre storie e narrazioni. Raccontare la storia è proclamare una liberazione, il cui significato ultimo è quella piena comunione, che è amicizia con Dio, dalla quale non può essere esclusa alcuna dimensione, sia umana sia cosmica. È questo il contenuto della buona novella che il Signore è venuto a proclamare a ogni persona, cominciando dai più poveri e dai più oppressi (cf Is 61,1-2; Lc 4,16-20). È una liberazione che germina come un granello di senape nella storia. Il messaggio della salvezza viene trasmesso mediante un dialogo che può avvenire solo in un clima di rispetto della persona con cui ci si mette in comunicazione. Ma nessuna persona è un’isola: ognuna appartiene a una determinata cultura e segue particolari valori condivisi con altri. Senza l’apprezzamento di queste dimensioni umane, senza la convinzione che il dialogo ci arricchisce tutti, la nostra testimonianza di vita, libertà, pace e giustizia nei confronti del Regno resterà inefficace. Evangelizzare è invitare le persone, con azioni concrete e parole, a seguire Gesù di Nazaret. Seguendo il cammino stesso del Signore, la regola d’oro della proclamazione di questo messaggio è quella di porsi in relazione con le altre persone, considerandole amiche e non schiave, persone reclutate non per obbedire a ordini di cui ignorano le motivazioni, ma per essere messe a conoscenza di tutto ciò che Gesù ha ascoltato dal Padre (cf. Gv 15,15). La buona novella è sempre una chiamata alla libertà e alla responsabilità. Annunciare il Regno è rendere testimonianza in suo nome. Seguire Gesù è camminare “secondo lo Spirito”, come dice Paolo (Rm 8,4). (Gustavo Gutierrez,  Presenza a Dio, presenza al mondo: Il contributo domenicano al pensiero sociale).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Agosto 2010ultima modifica: 2010-08-08T23:05:00+02:00da fraternidade
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