Giorno per giorno – 06 Agosto 2010

Carissimi,

“Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9, 28-31). Luca dice otto giorni dopo, Marco e Matteo parlano di sei e in entrambi i casi, ci dicevamo stamattina, si tratta di allusioni simboliche, che richiamano altro. Per esempio, l’ottavo giorno, il primo dopo il sabato, e perciò la Pasqua di risurrezione. O il sesto giorno della creazione, quando Dio crea l’uomo, e lo crea tov me’od , bellissimo. Bello come Dio, proprio in questo suo andare deciso a Gerusalemme dove incontrerà la morte. Non una morte qualsiasi, ma “quella” morte, per amore, di cui, appunto, otto (o sei) giorni prima Gesù aveva parlato ai discepoli e che ora, essi riescono a vedere prefigurata, se le si legge bene, già in tutte le Scritture, la Legge (Mosè) e le profezie (Elia). Dunque Dio camminava in quel piccolo uomo di Galilea che stava andando a morire e questo significa che egli continua a camminare in tutti coloro che, un po’ più degli altri, si affrettano verso la loro morte, quanti hanno già perduto per strada quel “più” di vita che Lui aveva sognato per ognuno di noi, quella gloria di cui ci voleva tutti circonfusi. Lui che ci aveva creato e ci voleva tutti bellissimi, si ritrova così fatto una cosa sola con chi  “non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, né splendore per provare in lui diletto” (Is 53, 2). E ci sfida, sfida la nostra fede, l’occhio del nostro amore, a superare ogni apparenza, per cogliere la sua presenza sfolgorante proprio in simile esistenze, le più ferite, sofferte, “castigate”. E, tuttavia le uniche che ci possono redimere e salvare, quelle di chi rifrange su di noi – e ci rende capaci di assumerlo –  lo sguardo di Dio che si è già posato su di loro, portandolo ad esclamare: Questo è il mio figlio prediletto. E così quelli che consideravamo disgraziati e perduti, sono da Dio risucchiati nel cuore stesso della vita trinitaria. Ma noi, siamo capaci di vedere o, comunque, di credere e di comportarci conseguentemente? È facile, a volte, e non costa nulla, ripetere davanti all’ostia consacrata: mio Signore e mio Dio. Siamo capaci di ripeterlo davanti al povero, fino a farne ragione della nostra vita? Ci sembra fosse dom Helder Câmara a ricordarlo di tanto in tanto.

 

Oggi il calendario delle Chiese d’oriente e d’occidente ricorda la Festa della Trasfigurazione di Gesù.   

06 Transfiguração.jpgIstituita, probabilmente nel V secolo, nella chiesa siriaca per ricordare la dedicazione di una chiesa sul Monte Tabor, si estese successivamente alla Chiesa bizantina, nella Spagna mozarabica e nella liturgia monastica dell’Occidente. Il papa Callisto III, ne fissò la data al 6 agosto,  per celebrare il fatto che in quel giorno, nel 1456, giunse a Roma la notizia della vittoria a Belgrado contro i turchi. Come dire, uno che non aveva capito nulla del mistero che celebrava. E il Buon Dio, che è misericordia infinita, per non smentirsi, non potè neanche fulminarlo. Come in un primo momento dev’esserGli venuto in mente di fare.

 

06 Paolo VI Montini.jpgLa sera del 6 agosto 1978 moriva, a Castelgandolfo,  il papa Paolo VI. Nato a Concesio (Brescia) il 26 settembre 1897, Giovanni Battista Montini, dopo aver prestato per molti anni i suoi servizi in Vaticano, fu nominato arcivescovo di Milano e poi eletto papa, il 21 giugno 1963, succedendo così a Giovanni XXIII. Alieno da ogni culto della personalità e, a livello personale,  profondamente umile e schivo, seppe nondimeno condurre a termine il Concilio e avviare l’applicazione delle delibere conciliari, nonostante gli ostacoli e le incomprensioni che gli venivano da diversi fronti. Importante fu il suo contributo alla causa dell’ecumenismo e del dialogo, soprattutto con le Chiese orientali (storico fu il suo abbraccio con il Patriarca  Athenagoras di Costantinopoli, a Betlemme, nel 1964) e con la Chiesa anglicana. Viaggiò molto per incontrare da vicino l’umanità al cui servizio si era votato. Né sempre ci riuscì, come inevitabilmente accade quando i governi si mettono di mezzo a fare da schermo a realtà scomode. Per loro. Scrisse numerose encicliche, tra cui ricordiamo qui l’Ecclesiam suam e la Populorum progressio, in cui denunciava l’iniquità dell’attuale modello di sviluppo, identificandosi con le speranze e le lotte dei poveri.

 

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività che celebriamo e sono tratti da:

Profezia di Daniele, cap.7, 9-10.13-14; Salmo 97; 2ª Lettera di Pietro, cap.1, 16-19; Vangelo di Marco, cap.9, 2-10.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso. 

 

06 Hiroshima.jpgOgni anno, in questa data, noi ricordiamo anche l’evento terribile della bomba atomica sganciata su Hiroshima, il 6 agosto 1945.  Segno del potenziale distruttivo che sta nelle mani dell’uomo, della sua capacità di negare il dono di Dio. Idolo dell’odio e della guerra. E richiamo, perciò alla responsabilità che grava su ognuno di noi per la salvaguardia della pace nel mondo. E perciò del mondo. 

 

Oggi sono otto anni che funziona la Chácara Paraíso, per il recupero/trasfigurazione dei nostri amici tossicodipendenti. Ed è anche la festa della nostra comunità di Fé e Luz, che non a caso si chiama “Noi… la Sua tenda”, per ricordare quella che Pietro avrebbe voluto costruire per ospitare Gesù, visto per una volta splendente come non mai. Noi dobbiamo allenarci ancora un po’, ma piano piano, se ancora non ci si fosse arrivati, si riuscirà a rinonoscerlo luminoso, proprio là dove più parrebbe nascondersi.

 

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad una preghiera di Paolo VI che, è, così, per oggi, il nostro

 

 PENSIERO DEL GIORNO

O Signore, fa’ che la mia fede sia pura, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane; o Signore, fa’ che la mia fede sia libera; cioè abbia il concorso personale della mia scelta, accetti le rinunce e i rischi che essa comporta e che esprima l’apice decisivo della mia personalità: credo in te, o Signore; o Signore, fa’ che la mia fede sia certa: certa d’una esteriore congruenza di prove e d’una interiore testimonianza dello Spirito Santo, certa d’una sua luce rassicurante, d’una sua conclusione pacificante, d’una sua connaturalità riposante; o Signore, fa’ che la mia fede sia forte, non tema le contrarietà dei problemi, onde è piena l’esperienza della nostra vita crepuscolare, non tema le avversità di chi la discute, la impugna, la rifiuta, la nega, ma si rinsaldi nell’intima prova della Tua verità, si alleni al logorio della critica, si corrobori nella affermazione continua sormontante le difficoltà dialettiche e spirituali, in cui si svolge la nostra temporale esistenza; o Signore, fa’ che la mia fede sia gioconda e dia pace e letizia al mio spirito, e lo abiliti all’orazione con Dio e alla conversazione con gli uomini, così che irradi nel colloquio sacro e profano l’originale beatitudine del suo fortunato possesso; o Signore, fa’ che la mia fede sia operosa e dia alla carità le ragioni della sua espansione morale, così che sia vera amicizia con Te e sia di Te nelle opere, nelle sofferenze, nell’attesa della rivelazione finale, una continua ricerca, una continua testimonianza, una continua speranza; o Signore, fa’ che la mia fede sia umile e non presuma fondarsi sull’esperienza del mio pensiero e del mio sentimento; ma si arrenda alla testimonianza dello Spirito Santo, e non abbia altra migliore garanzia che nella docilità all’autorità del magistero della tua Chiesa. Amen. (Paolo VI, Signore, io credo; io voglio credere in te).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Agosto 2010ultima modifica: 2010-08-06T23:29:00+02:00da fraternidade
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