Giorno per giorno – 21 Giugno 2010

Carissimi,

“Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi” (Mt 7, 1-2). Il peccato originale è voler essere come noi immaginiamo Dio, sederci in trono e giudicare tutti. Per questo Adamo si nasconde, quando scopre che non gli è riuscito, e Dio, quello vero, scende a visitarlo. E, per giustificarsi, addita, naturalmente, subito, un colpevole: la donna. Giudicandola e esponendola alla condanna, e perciò, anche giudicandosi e condannandosi da sé, in quell’universo immaginario che si era creato. La paura nasce lì, come il senso di colpa e la radicale sfiducia e il sospetto nei confronti di tutti. Quando Dio invece era (ed è) dono, intimità, gioco, libertà. Gesù ci offre la chiave per tornare ad essere quello che eravamo nel sogno di Dio: non giudicare e, meno che mai, condannare. Curioso, non dice: “non peccate” e sarete come Dio. Sa bene che capita a tutti di peccare. Si limita a dire: Non giudicate, neppure voi stessi! Perché Dio è così, un padre pieno di misericordia, comprensione e compassione. Che, a quello che cade, mica se ne sta lì a dire: razza di deficiente, te l’avevo detto io, ben ti sta, e magari ci mette del suo per spingerlo più in basso. No, gli tende la mano e, se ce n’è di bisogno, come fa in Genesi, conducendolo fuori dai mitici giardini, di cui ha perduto il senso, gli cuce addosso, a lui e alla sua donna, un vestitino che li ripari meglio dalle intemperie, e li manda incontro all’avventura della vita. Ogni volta di nuovo. Fiducioso e ispirando fiducia che la prossima volta andrà meglio. “L’unico valore che considero rivoluzionario è la bontà, il solo che conta”. L’aveva confessato in un intervista, nel 1994, José Saramago. Come dire: un ateo che aveva capito tutto di Dio. Assai più dei suoi critici clericali. Che non ne hanno, anche loro, colpa.       

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di Luigi Gonzaga, gesuita al servizio degli ultimi, e di Sergio Ortiz, seminarista e martire per amore dei suoi fratelli, in Guatemala.

 

21 LUIGI GONZAGA 3.jpgLuigi Gonzaga era nato a Castiglione delle Stiviere il 9 marzo 1568 dalla contessa Marta Tana di Santena e dal marchese Ferrante Gonzaga. Il padre tentò inutilmente di farne un soldato e di avviarlo alla vita di corte, prima a Castiglione, poi a Firenze, Mantova e, infine in Spagna.  Il ragazzo aveva idee sufficientemente chiare e altri progetti per la testa. Sicché maturò presto la sua scelta. Dopo aver rinunciato ai diritti di primogenitura a favore del fratello Rodolfo, nel 1587, sfidando l’ira del padre, lasciò ogni cosa per entrare nella Compagnia di Gesù. Nei pochi anni che gli restarono da vivere, durante il noviziato, prima, e poi, e al Collegio Romano, prese sempre più coscienza della chiamata di Cristo al servizio dei più diseredati. Quando nel 1591 scoppiò un’epidemia di peste,  non esitò a dedicare tutto il tempo disponibile ad alleviare le sofferenze dei poveri malati. In breve, tuttavia,  la sua esile fibra cedette e Luigi Gonzaga morì appena ventitreenne il 21 giugno 1591.  

 

21 SERGIO ORTIZ.jpgDi Sergio Ortiz, le scarne notizie che abbiamo ce le fornisce il Martirologio latinoamericano. Seminarista, fu sequestrato nei pressi dell’Università Nazionale di San Carlos, a Città del Guatemala. Il cadavere fu ritrovato due giorni dopo, il 21 giugno 1984, con evidenti segni di tortura e un colpo di grazia alla tempia destra. L’omicidio di Sergio fu subito considerato un gesto repressivo ufficiale contro la Chiesa cattolica, davanti all’atteggiamento di denuncia da essa assunto nei confronti della situazione economica, politica e sociale del Guatemala. Come denuncerà il 14 luglio 1984, mons. Próspero Penados del Barrio, arcivescovo del Guatemala: “Vi sono gruppi di potere interessati al fatto che i poveri non si sollevino per esigere i loro diritti… Il fatto che qualche sacerdote si metta a servizio della promozione del contadino, che si proponga di coscientizzarlo, di additargli la sua condizione umana e la sua dignità, può essere male interpretato da chi non vuole che il guatemalteco si svegli ed esiga i suoi diritti come persona. .. La predicazione della Chiesa non è un messaggio astratto a esseri astratti, ma a esseri molto concreti, che affrontano problemi di emarginazione, disoccupazione e violenza”.  Sergio rappresenta questa Chiesa concreta che ridesta il fratello oppresso e si pone decisamente dalla sua parte.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

2° Libro dei Re, cap.17, 5-8.13-15a.18; Salmo 60; Vangelo di Matteo, cap.7, 1-5.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

 

Primo giorno di inverno, in questo nostro emisfero, dall’altra parte del mondo. Segnato dalle vittime delle piogge e delle inondazioni che devastano, nel Nordeste del Paese, gli stati di Alagoas e Pernambuco. Per le quali noi non si può far altro che pregare, mentre si mettono in moto gli organismi della protezione civile e la solidarietà spontanea di individui e associazioni.  Siamo certi che anche voi saprete fare ciò che vi riesce di fare.

 

Come si spiega la passione e la dedizione di coloro dei quali, giorno per giorno, ci ritroviamo a fare memoria? Jacques Guillet, un biblista e un autore spirituale del nostro tempo, gesuita come Luigi Gonzaga, ci aiuta a trovare una risposta, riflettendo sulla figura e la maniera d’essere di Gesù (che poi ha copiato da suo Padre), a cui essi si sono ispirati e a cui dovremmo cercare di ispirarci noi. Da un suo libro “Jésus-Christ hier et aujourd’hui” (Desclée De Brouwer) prendiamo questa citazione che, nel congedarci,  vi proponiamo come nostro.

 

PENSIERO DEL GIORNO

Gesù non si appartiene: uno dei segni di questo spogliamento è il suo modo di vivere nel tempo, di usare il tempo… Stretto dai limiti di un tempo da cui non può sottrarre un istante, tuttavia non è mai teso, affannato. Povero del suo tempo, non ne è mai avaro. Un segno abituale della ricchezza è di essere, o di apparire, molto occupato. Il ricco, o colui che mira ad esserlo, conta i minuti che gli sfuggono, come altrettanti guadagni che sfumano. Lui, Gesù, non si mostrava mai preso dall’impazienza o dalla fretta di finire. Segno della sua padronanza su se stesso, segno soprattutto della sua totale dedizione agli altri. Il suo tempo non è più prezioso di quello degli infelici che lo assediano; il suo tempo, in realtà, non è suo, ma di tutti coloro che hanno bisogno di Lui. […] Così Gesù dispone del tempo, ma ne dispone sempre da povero, per il solo servizio del Regno di Dio. Povero di fronte al tempo che passa, Egli lo è anche di fronte al tempo che viene. Dire che l’avvenire è a sua disposizione, significa non averlo mai guardato vivere. E’ vero che sa perfettamente dove va e che ignora le nostre incertezze, le nostre esitazioni, ma questo non vuol dire che sia il padrone di quest’avvenire. Lo riceve da suo Padre, non come un tesoro di cui può disporre a suo piacimento, ma come un deposito di cui deve render conto: Finché è giorno, bisogna che io compia le opere di Colui che mi ha mandato. Poi viene la notte, quando nessuno può operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Gv. 9, 4 ss.). Mistero di dipendenza e di povertà: la Luce del mondo, quella che le tenebre non possono sopportare, obbligata a diffondere il suo splendore prima che sopraggiungano le tenebre! Gesù sa sempre quello che sta per fare e non è mai preso alla sprovvista dagli eventi, ma non lo si vede combinare programmi, prevedere orari. Siamo noi che fissiamo programmi e orari per cercare, per quanto sta in noi, di trattenere e di utilizzare il tempo che ci sfugge. Per noi il tempo è sempre buono (Gv. 7, 6), tessuto di per sé indifferente che adoperiamo per ogni uso. Ma Gesù non ha la possibilità di scelta: dispone soltanto di un'”ora” e non può mai fare altro se non quello che il Padre gli chiede. (Jacques Guillet, Jésus-Christ hier et aujourd’hui).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Giugno 2010ultima modifica: 2010-06-21T23:04:00+02:00da fraternidade
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