Giorno per giorno – 20 Giugno 2010

Carissimi,

“Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: Le folle, chi dicono che io sia? Essi risposero: Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto. Allora domandò loro: Ma voi, chi dite che io sia? Pietro rispose: Il Cristo di Dio” (Lc 9, 18-20). Giovedì sera, quando noi si è meditato questo vangelo, dopo tanto tempo a casa di Nesona, il vecchio Saramago non era ancora morto. Né, perciò, l’Osservatore Romano aveva potuto ancora dedicargli il suo severo affondo. Eliane, aprendo la serie d’interventi sul brano appena letto da Adriana, aveva messo in rilievo il fatto che Gesù, quando ascolta ciò che la gente pensa di lui, mica si arrabbia. Anzi, probabilmente, considera normali quei giudizi della folla. Un po’ deluso, forse, resta del silenzio dei suoi. D’altro canto, come si può rispondere così, di primo acchito, ad una domanda tanto impegnativa? Cosa ne capiamo, anche noi, degli altri, persino dei nostri amici? Di fatto, l’unico che azzarda a parlare è Pietro, e lo fa solo perché, come Gesù afferma chiaramente nel Vangelo di Matteo (Mt 16, 17), ha avuto la soffiata del Padre. Dice: sei il Messia. Però, pensava si trattasse di tutt’altro. Il suo esatto contrario. Tanto che Gesù, perde la pazienza, e l’apostrofa con una parolaccia, che la nostra gente, ancor oggi, ha paura di ripetere. Gli dà del diavolo, gli dice: Satana (“Cruz credo”, si dice qui e ci si segna). La dice a Pietro, che sarà, per la tradizione cattolica, il suo vicario. Non la dice a quelli “di fuori” che si erano fatta un’idea strampalata di Lui. Quelli, li rispetta, diceva Eliane. Come dovremmo rispettarli anche noi. Se abbiamo ricevuto davvero la soffiata del Padre, e l’abbiamo intesa nel senso giusto. Che è la Croce.  Quel di più di amore, che sa vedere anche la verità di cui si fa carico l’altro che la pensa diversamente da noi. Si tratti pure di un anticlericale fazioso come Saramago. Che ci sarà pure una ragione. Chissà, magari l’antievangelica alleanza della Chiesa con il regime di Salazar (e mica solo con quello), che si inaugurava “L’Anno della morte di Ricardo Reis”, il 1936 (per dirla col titolo di uno dei suoi libri). Del resto, se e quando Dio e Gesù Cristo piacciono ai carnefici, correndo il rischio di non piacere più alle loro vittime, c’è da chiedersi che razza di Dio e che razza di Gesù Cristo ci è capitato di predicare. E, darci, nel caso, una mossa.   

 

I testi che la liturgia di questa 12ª Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Zaccaria, cap.12,10-11;13,1; Salmo 63; Lettera ai Galati, cap.3,26-29; Vangelo di Luca, cap.9, 18-24.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di Padre Rafael Palacios, martire per amore della sua gente in El Salvador, di Nicola Cabàsilas, teologo laico, e di Abu Yazid al Bistami, mistico musulmano.

 

20 Rafael Palacios.jpgRafael Palacios era nato il 16 ottobre 1938 a Talcualuya de San Luis Talpa, figlio di don Rafael e doña Concepción. Dopo il trasferimento della famiglia a Suchitoto, era entrato in seminario e al termine degli studi era stato ordinato sacerdote, svolgendo il suo ministero nelle parrocchie di Tecoluca e della Cattedrale, nella diocesi di San Vicente e, in seguito, nell’archidiocesi di San Salvador, nella parrocchia di Santa Tecla, a Ilopango, e in quella di San Francisco Mexicanos, a San Salvador, dove fu inviato in sostituzione di padre Octavio Ortiz, assassinato nel gennaio 1979. Prete totalmente consacrato alla causa del Vangelo, visse poveramente, collocandosi al servizio dei più poveri, senza paura di denunciare apertamente tutto ciò che vedeva violare le regole elementari della verità e della giustizia. Ripetutamente minacciato dalla formazione Unión Guerrera Blanca, fu ucciso il 20 giugno 1979. Mons. Romero celebrò i suoi funerali il giorno successivo e, al termine dei nove giorni di lutto, volle che un’unica messa fosse celebrata in tutto il Paese, da lui stesso presieduta, in onore di padre Rafael, degli altri sacerdoti assassinati, ma anche come protesta per il sangue di tanti fratelli cristiani e non cristiani.  

 

20 NICOLAS CABASILAS.jpgNicola Cabàsilas nacque a Salonicco nel 132o in una famiglia aristocratica. Ricevuta la sua prima formazione umana e spirituale presso suo zio, Nilos Cabasilas, arcivescovo di Salonicco e discepolo di san Gregorio Palamas, fu inviato alla scuola filosofica di Costantinopoli, dove ricevette un’ottima formazione giuridica e letteraria.  Questo fece sì che Nicola diventasse un giurista di fama, esperto in diritto civile e canonico, e fosse chiamato come consulente alla corte dell’imperatore Giovanni VI Cantacuzenes. Scrisse importanti trattati sulla giustizia sociale e contro l’usura e fu spesso invitato a mediare nelle controversie politiche e teologiche che insorgevano periodicamente nella vita di corte e nell’istituzione ecclesiale. Alla nomina di Callisto I a patriarca di Costantinopoli, Cabasilas ritenne giunto il tempo di ritirarsi da ogni impegno pubblico, dedicandosi da allora a rendere accessibile ai semplici fedeli le ricchezze della vita spirituale, in qualche modo fino ad allora  monopolio delle comunità monastiche. Di questo periodo ci restano due grandi opere: la Vita in Cristo e L’interpretazione della santa liturgia.  Nulla sappiamo dei suoi ultimi anni, salvo il fatto che morì probabilmente verso il 1390.  Fu canonizzato dal Patriarcato di Costantinopoli nel 1983.

 

20 Mausuleu de al Bistami.jpgConosciamo poco della vita di Abu Yazid al Bistami, nato a Bistam (nel Khorasan, regione dell’attuale Iran) verso l’801 (187 dell’era islamica).  Ma quel che ci è noto, ce lo mostrano disposto a lasciarsi sbalzare più di una volta dal cavallo delle sicurezze via via acquisite. Le massime che di lui ci sono state tramandate fanno pensare si sia trattato di un uomo dalla profonda cultura religiosa, scrupolosamente ancorato all’osservanza della legge. Per molto tempo si dedicó ad un’ascesi rigorosa, e tuttavia si accorse che tutto ciò contribuiva a rafforzare l’io invece di portarlo a centrarsi solo su Dio. Confesserà allora che “quelli il cui velo tra essi e Dio è più spesso sono tre categorie di persone: l’asceta per la sua ascesi, il devoto per la sua devozione, il colto per la sua cultura”. Per trovare Dio, l’unico mezzo a disposizione e spogliarsi dell’io. Disse: “Mi sono squamato del mio io come il serpente si squama della sua pelle. Poi mi sono riguardato  e ho trovato che ero Lui”.  Morí nell’857 ( 234 dell’era islamica).

 

20 Uzbekistan Refugees.jpgSi celebra  oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato (istituita dall’ONU nel 2001). Il tema scelto dall’UNHCR per il 2010: HOME – Un luogo sicuro per ricominciare, vuole ricordarci che “i rifugiati, persone che sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa di guerre e persecuzioni, hanno il diritto di ricostruirsi una vita in sicurezza e dignità. Per far sì che questo accada, hanno bisogno di un luogo dove possano essere accolti e che dia loro l’opportunità di ricostruire un percorso di vita al riparo dalle minacce e dalla violenza”. Nella veglia per la pace di ieri sera abbiamo ricordato soprattutto la tragica esperienza che stanno vivendo, in questi ultimi tempi, decine di migliaia di persone appartenenti alla minoranza uzbeca in fuga dalle violenze e dalle aggressioni compiute ai loro danni nel Kirghizistan meridionale. Che tutto questo possa finire presto e venga assicurata la protezione ai civili in tutto il Paese e gli sfollati in Uzbechistan, che hanno perduto le loro case e cose, trovino, con l’aiuto della comunità internazionale, accoglienza, riparo, acqua, cibo e medicinali.

 

Oggi pomeriggio, per Brasile-Costa d’Avorio, a casa di Cuca, si era scommesso (senza soldi, ovviamente, dato che non ce n’è) per il 2 a 1. Per non umiliare troppo la madre Africa, ma anche per darle la soddisfazione di vedersi superata da questi suoi figli oltreoceano (come dovrebbe desiderare ogni buona madre e padre). E, difatti, così è stato, almeno per la nostra personalissima contabilità. Se, per dare ragione a Eriksson (e mica solo lui), che ha considerato falloso il secondo goal, per altro bellissimo, del nostro Luis Fabiano, glielo scontiamo. Resta comunque il primo e quello di Eliano (e così fan due) contro quello di Drogba. A favore del quale, coerentemente, tiferemo contro la Corea del Nord. Noi, intento, via per gli ottavi di finale.

 

Beh, per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad un brano di Nicola Cabàsilas, tratto dal suo  La vita in Cristo”. Che è, per oggi, il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dei figli è proprio l’amore perfetto che bandisce ogni timore. Chi ama così non deve temere di perdere la mercede come i mercenari, o di ricevere le battiture come gli schiavi: questo puro amore è proprio solo dei figli. Così la grazia infonde la carità vera nell’anima degli iniziati ai misteri. Quale sia poi la sua operazione in loro e quale esperienza doni, lo sanno coloro che l’hanno conosciuta. In linea di massima si può dire che la grazia infonde nell’anima la percezione dei beni divini: dando a gustare grandi cose, ne fa sperare ancora di più grandi e fondandosi sui beni già ora presenti, inspira ferma fede in quelli ancora invisibili. La nostra parte invece è custodire la carità. Non basta semplicemente incominciare ad amare ed accogliere in sé questa passione; bisogna conservarla e alimentare il fuoco perché duri. Ora, restare nell’amore, nel quale è ogni beatitudine, significa appunto restare in Dio e possederlo dimorante in noi. Questo si attua, e l’amore sarà ben radicato nella nostra volontà, quando noi vi giungiamo mediante l’osservanza dei comandi e delle leggi del Diletto Salvatore. Perciò Cristo dice: Se osserverete i miei comandi rimarrete nel mio amore (Gv 15,10). La vita beata è frutto di questo amore. L’amore infatti concentra la volontà dispersa da ogni dove, la distacca da tutte le altre cose e dallo stesso io volente, per farla aderire a Dio solo. (Nicola Cabàsilas, La vita in Cristo, Libro V, cap.VI).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Giugno 2010ultima modifica: 2010-06-20T23:21:00+02:00da fraternidade
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