Giorno per giorno – 18 Giugno 2010

Carissimi,

“La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!” (Mt 6, 22-23).  Un amico di costì, stamattina all’alba ci ha fatto avere un articolo de “Il fatto quotidiano” di oggi. Racconta di Aisha Mesrar, la prima donna musulmana eletta in Trentino, nel Consiglio comunale di Rovereto.  E questo è già Vangelo, cioè una buona notizia. Lo è anche di più, quando si viene a sapere che è stata eletta con una “valanga di voti”. Che, poi, lei possa persino essere scambiata per un personaggio del Vangelo, lo deriviamo da alcune sue espressioni. La prima rivolta ai suoi elettori trentini: “Sono una di voi” e comunque “le mie radici sono arabe. Quindi al velo non rinuncio, perché nell’islam il velo è una preghiera e un atto di sottomissione a Dio”. L’altra, rivolta ad un consigliere leghista, tale Willi Angeli, che, dopo l’elezione di Aisha, ha rabbiosamente promesso che, in consiglio comunale, parlerà in dialetto: “Non lo giudico, lo saluterò cordialmente”. E, infine, una sua definizione di interscambio: “Non è assimilazione, è interscambio tra due culture, convivenza e rispetto dell’altro”. “Se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo…”. In una lettera indirizzata, il 1º giugno 1996, a Mons. Henri Teissier, arcivescovo di Algeri, poco dopo l’assassinio dei sette monaci trappisti dell’Atlante, una donna musulmana scriveva: “Dopo la tragedia e il ‘sacrificio’ vissuto da voi e da noi, dopo le lacrime e il messaggio di vita, di onore e di tolleranza trasmesso a voi e a noi dai nostri fratelli monaci, ho deciso di leggere il testamento di Christian, ad alta voce e con profonda commozione, ai miei figli, perché ho sentito che era destinato a tutti e a tutte. Volevo dire loro il messaggio di amore per Dio e per gli uomini. La solidarietà umana e l’amore dell’altro è un itinerario che va fino al sacrificio, fino al riposo eterno, fino in fondo. Io e i miei figli siamo molto toccati da una così grande umiltà, un così grande cuore, dalla pace dell’anima e dal perdono. Nostro compito è quello di continuare il cammino di pace, di amore di Dio e dell’uomo nelle sue differenze. Nostro compito è innaffiare i ‘semi’ affidatici dai nostri fratelli monaci affinché i fiori crescano un po’ ovunque, belli nella loro varietà di colori e profumi. La chiesa cristiana con la sua presenza tra noi continui a costruire con noi l’Algeria della libertà delle fedi e delle differenze, l’universale e l’umanità. Sarà un bel mazzo di fiori per noi e una grande opportunità per tutti e tutte”. “Se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso”. È possibile essere Vangelo, e solo Vangelo, gli uni per gli altri. Succede così che anche l’Islam (del resto, era già successo a una donna cananea con Gesù) evangelizzi i cristiani. O quanti si credono, o si dicono, tali. Basta avere occhi semplici e puri.   

 

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria Bernardo Mizeki, martire nel Mashonaland, e di P. Giovanni Vannucci, maestro spirituale del nostro tempo.

 

18_BERNARD_MIZEKI.JPGNato nel 1861 nella regione dell’attuale Mozambico, Bernardo Mizeki si trasferì, a dodici anni, a Città del Capo (Africa del Sud), dove per dieci anni lavorò come operaio, abitando in una baraccopoli. Divenuto cristiano, quando completò gli studi, fu inviato a lavorare come agente di pastorale laico nel Mashonaland, nell’attuale Zimbabwe.  Ogni giorno, pregava l’Ufficio Divino, coltivava il suo orticello, per trarne i mezzi di sussistenza, studiava la lingua locale e creava relazioni d’amicizia con la gente del villaggio. Attento alle caratteristiche  della religione dei Shona, seppe inculturare l’annuncio cristiano nella fede monoteistica nel Dio unico, Mwari, e nella sensibilità alla vita dello spirito. Minacciato più volte e poi rapito da un gruppo di estremisti, fu ucciso per la sua fedeltà a Cristo, il 18 giugno 1896. Il luogo della sua morte divenne centro di grande devozione per gli anglicani e altri cristiani.

 

18 GIOVANNI VANNUCCI.jpgNato a Pistoia il 26 dicembre 1913, Giovanni Vannucci fece la sua professione religiosa nell’ordine dei Servi di santa Maria.  Nei primi mesi del 1951, con alcuni confratelli si associò per qualche mese alla nascente e allora contestata comunità cristiana creata a Nomadelfia (Grosseto) da don Zeno Saltini. Aveva affermato in quei mesi: “C’è troppa separazione tra monaci e popolo, non ci sono ponti di comunicazione, siamo nettamente separati, non c’è comunione. Noi portiamo l’eredità di un inquinamento del quale dobbiamo cercare generosamente, con una decisione coraggiosa e ferma, di liberarci […] perché possiamo tradire il Vangelo anche non ascoltando la voce della storia”.  I provvedimenti disciplinari che, nel clima dell’epoca, seguirono, trovarono il frate consenziente e docile, convinto che una tale prova rappresentasse la necessaria potatura operata da Dio in vista di un suo cambiamento radicale. Restò per una anno nel convento di Sansepolcro, interessandosi vivamente ai problemi dei più poveri ed emarginati e, successivamente a Firenze, dove, negli anni che seguirono, fu l’animatore di iniziative culturali e caritative, che suscitarono un forte risveglio religioso della città. Nel 1967, potè finalmente dar vita a un suo antico sogno: quello di avviare una comunità dedita alla preghiera, al lavoro e all’accoglienza, nella povertà e nell’allegria, dove a tutti “fosse concesso di portare a maturazione i propri doni e servire l’uomo con essi”. Fu ciò che egli fece fino alla morte, avvenuta il 18 giugno 1984,  nell’Eremo di san Pietro a Le Stinche, nel Chianti.      

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

2°Libro dei Re,cap. 11, 1-4. 9-18.20; Salmo 132; Vangelo di Matteo, cap.6, 19-23.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

 

“Se i nostri occhi si puntano su colui che cammina al di sopra del disordine”, allora si giunge alla pace e si diffonde pace. Lo diceva Giovanni Vannucci, in un’omelia, che troviamo nel suo libro “Ogni uomo è una zolla di terra” (Borla). Forse, l’occhio semplice e il corpo luminoso di cui parla il Vangelo non è altro che il saper guardare a Cristo, aprirsi al mistero divino del dono, della cura, dell’amore, e agire di conseguenza. Di quell’omelia, nel congedarci, vi proponiamo un brano come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Viviamo nel caos e nella confusione, nel disordine e nello smarrimento, abbandonati a noi stessi. Ma quando i nostri occhi si puntano su colui che cammina al di sopra del disordine, ecco che ci viene leggerezza e levità e andiamo al di fuori dello smarrimento e del vortice e camminiamo sicuri sulle onde. E quando siamo sopra le onde comprendiamo anche un’altra grande verità: tutte le creature sono chiamate al riordinamento, in Dio, alla liberazione dallo smarrimento e dalla confuzione e dal disordine. E le creature giungono all’armoniosa pace in Dio attraverso la pacificazione del nostro essere personale. Questo è il compito religioso nostro, di ognuno che crede in Dio, di ognuno che crede in Cristo, di ognuno che crede nello Spirito: il compito è di riordinare se stesso nella realtà del divino e dimostrare nella sua natura, nella sua natura umana, una verità e un ordine che non possono venire dall’uomo, ma che vengono soltanto elargite nel cuore dell’uomo che si apre al mistero di Dio. Allora l’uomo raggiunge la pace, la tempesta si calma e una fiducia profonda scaturisce dal cuore dell’uomo che ha scoperto Dio, che vive in Dio, una pace profonda si diffonde nel cuore di tutte le altre creature che, ancora immerse nel caos, sentono nel loro cuore sorgere una nostalgia, una visione di mondi differenti e si orientano verso l’emersione e verso la liberazione in Cristo, in Dio, nel mistero divino. Sentiamo sempre così la vita e non lasciamoci mai prendere da sconforto, da tristezza, da amarezza, da sensi pessimistici, da critiche amare e sfiduciate. Sulle onde alte del nostro mondo così scomposto, così crudele, così agitato e così tormentato, cammina Cristo. (Giovanni Vannucci, Omelia del 10 agosto 1975).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Giugno 2010ultima modifica: 2010-06-18T23:56:00+02:00da fraternidade
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