Giorno per giorno – 05 Giugno 2010

Carissimi,

“Gesù diceva loro mentre insegnava: Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa” (Mc 12, 38-40). Con oggi si conclude la lettura del Vangelo di Marco, che accompagna le prime nove settimane del Tempo comune, per cedere il passo, a partire da lunedì prossimo, a Matteo. Stamattina, ricordavamo che Marco apre e chiude il ministero pubblico di Gesù, presentantandoci una figura di donna, in entrambi i casi, immagine della comunità ideale dei discepoli. All’inizio, è la suocera di Pietro, che, guarita dalle sue febbri, si mette a servire (Mc 1, 29-31), e, alla fine, è la povera vedova, di cui si legge nel Vangelo di oggi, che getta nel tesoro del tempo tutto ciò di cui dispone (cf Mc 12, 41-44), e, più in profondità, tutto ciò che essa è: chiesa che serve, e chiesa povera che si dona per intero. Prima, comunque, di additare quest’ultimo esempio, Gesù si preoccupa di mettere in guardia i suoi dal facile e interessato esibizionismo religioso. Proprio ieri la “Folha de São Paulo”, nella sua edizione on line, portava la notizia di una manifestazione, piccola, piccolissima, avvenuta a São Paulo e che ha riunito una ventina di evangelici intorno allo slogan: “Marcia per l’etica evangelica brasiliana. Lo spettacolo deve finire”. Obiettivo della protesta era la “teologia della prosperità” (che una rivista evangelica, seria e impegnata come “Ultimato”, denuncia da tempo come la più pericolosa eresia del nostro tempo), professata da un numero crescente di chiese, che fa della religione un mezzo fin troppo comodo per arricchirsi. L’ideatore della dimostrazione, Paolo Siqueira, pastore e teologo della Chiesa del Vangelo Quadrangolare, denuncia il fatto che la maggior parte di chiese evangeliche (ma, forse, non solo esse), in Brasile (e, forse, anche altrove) è diventata capitalista: “Non c’è posto per i poveri nella chiesa. La chiesa è diventata uno strumento di elitizzazione. Parlano di prosperità, di scambio monetario. Se tu sei povero, fa’ la tua offerta, paga la decima, ma, intanto, molti poveri soffrono nel paese”.  Beh, noi crediamo che questi “molti poveri che soffrono nel paese”, in ogni paese, siano il più vero “tesoro del tempio”, in cui ci è chiesto di gettare disinteressatamente ciò che abbiamo e, soprattutto, ciò che siamo. Nella misura in cui ce ne rende capaci la sua Grazia. Senza giudicare gli altri.

 

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di André Trocmé, profeta di pace e nonviolenza.

 

05 Pr. André Trocmé.gifAndré Trocmé era nato il 7 aprile 1901 a Saint-Quentin (Francia), da genitori calvinisti. La drammatica esperienza della prima guerra mondiale, con i suoi orrori e assurdità, ebbe una risonanza ancora più grande nella sua famiglia che, di origine franco-tedesca, vide la fitta rete di parentela schierata su fronti opposti. Questo contribuì a maturare nel nostro giovane una forte vocazione pacifista. Dopo gli studi al Seminario di Parigi, Trocmé si recò negli Stati Uniti per completare i suoi studi teologici. Lì incontrò Magda Grilli (1901-1996), una ragazza fiorentina, che egli sposò nel 1926, e da cui ebbe in seguito quattro figli, Nelly, Jean-Pierre, Jacques, e Daniel. Ordinato pastore, svolse per otto anni il suo ministero a Maubeuge e Sin-le-Noble, due cittadine nel nord della Francia. Lì cominciò a predicare l’evangelo della pace e della nonviolenza che, all’epoca e in quell’ambiente, suonava come parola piuttosto ostica e inusuale.  Nel 1934 gli fu affidata la cura pastorale di Le Chambon-sur-Lignon, che negli anni successivi sarebbe divenuta un polo di attrazione per un gran numero di rifugiati francesi ed ebrei che sfuggivano la persecuzione nazista. Nel febbario 1943, lui e il suo collega pastore, Edouard Theis, furono arrestati e inviati in campo di concentramento, ma inaspettatamente, dopo quattro settimane, vennero rilasciati. Alla fine della guerra si calcolò che la rete di solidarietà creata dai due pastori con la popolazione locale era riuscita a salvare almeno cinquemila ebrei. Trocmé dedicò gli anni successivi alla lotta per la pace e la riconciliazione. Dal 1948 al 1960, fu segretario europeo di Fellowship of Reconciliation, la maggior organizzazione pacifista interreligiosa esistente. La sua Casa della Riconciliazione, un centro internazionale per la pace operante a Versailles, fece di lui uno dei leader più significativi della lotta nonviolenta, assieme a Martin Luther King, Jr., Toyohiko Kagawa, e Gandhi.  André Trocmé morì a Ginevra il 5 giugno 1971, poche settimane prima dell’attribuzione da parte dello Yad Vashem del titolo di Giusto tre le nazioni, per l’attivitá di salvataggio della popolazione ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

2ª Lettera a Timoteo, cap. 4, 1-8; Salmo 71; Vangelo di Marco, cap.12, 38-42.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Con un po’ di ritardo, è giunta finalmente, stamattina, quella che qui chiamano la “chuva das flores”, la pioggia dei fiori, che normalmente cade a maggio. Mite, leggera e silenziosa, ha interrotto per alcune ore la lunga stagione della siccità che, iniziata a fine marzo, ci accompagnerà fino ad ottobre/novembre. Inutile dire che ha fatto l’allegria di tutti.

 

André Trocmé e il suo pastore ausiliare Édouard Theis, il 23 giugno 1940, all’indomani della firma dell’armistizio con la Germania nazista, diressero ai loro parrocchiani, un lungo messaggio, richiamandoli alla necessità di un ritorno all’obbedienza e alla testimonianza del Vangelo, in un tempo che avrebbe visto la diffusione nel paese dell’ideologia totalitaria e paganeggiante del potente vicino. Cambiando ciò che c’è da cambiare, ci sembra un messaggio valido anche per l’oggi. Così, congedandoci, ve ne proponiamo un brano come nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il ritorno all’obbedienza ci obbliga a delle rotture, rotture con il mondo, rotture con i modi di vivere che abbiamo accettato finora. Si eserciteranno formidabili pressioni pagane su noi e sulle nostre famiglie, per tentare di trascinarci ad una sottomissione passiva all’ideologia totalitaria. Se non arriveranno subito a sottomettere le nostre anime, vorranno almeno sottomettere i nostri corpi. Il dovere dei cristiani è di opporre alla violenza esercitata sulla loro coscienza le armi dello  Spirito […]. Amare, perdonare, fare del bene ai nostri avversari, è nostro dovere. Ma bisogna farlo senza abdicazione, senza servilismo, senza viltà. Noi resisteremo, quando i nostri avversari vorranno esigere da noi sottomissioni contrarie agli imperativi del Vangelo. Lo faremo senza paura, come pure senza orgoglio e senza odio. Ma questa resistenza morale non è possibile senza una rottura con le schiavitú interiori che da troppo tempo ci dominano. Un periodo di sofferenza, di penuria forse, si apre per noi. Tutti noi abbiamo vissuto piú o meno nel culto di Mammona, nel culto del benessere egoista delle piccole famiglie, del piacere facile, della pigrizia, della bottiglia. Ora verremo privati di molte cose. Saremo però tentati di tirarci fuori dal gioco e di approfittare ancora di quanto ci rimane o persino di spadroneggiare sui nostri fratelli. Sappiamo abbandonare, fratelli e sorelle, il nostro orgoglio e il nostro egoismo, il nostro amore per il denaro e la nostra fiducia nei beni terreni, impariamo a contare, per oggi e per domani, sul nostro Padre che è nei cieli, ad attendere da lui il pane quotidiano e a condividerlo con i nostri fratelli, che dobbiamo amare come noi stessi. Che Dio ci liberi dalle inquietudini come dalle false sicurezze, che ci dia la sua pace che nulla né nessuno può sottrarre ai suoi figli; che egli ci consoli nei nostri lutti come in tutte le nostre prove; che egli si degni di fare di ciascuno di noi dei membri umili e fieri della Chiesa di Gesù Cristo, del corpo di Cristo, nell’attesa del regno di giustizia e d’amore, dove la sua volontà sarà fatta sulla terra come in cielo. (André Trocmé et Édouard Theis, Message à leurs paroissiens, 23 juin 1940).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Giugno 2010ultima modifica: 2010-06-05T23:23:00+02:00da fraternidade
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