Giorno per giorno – 29 Maggio 2010

Carissimi,

“Mentre Gesù  camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: “Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?” (Mc 11, 27-28).  Gesù stava occupando il Tempio, come fosse casa sua, e vi stava insegnando con autorità. E questo non poteva che indispettire coloro che avevano dimenticato che il tempio era la casa di Dio, facendone invece la loro, dove poter consumare i loro più o meno turpi commerci. Gesù è il Povero, oggetto dell’amore di predilezione del Padre, di cui è anche Voce, Parola autorevole, sua stessa incarnazione. Noi lo dimentichiamo troppo spesso, questo magistero dei Poveri del mondo, che ci chiama a conversione, e che è l’unica cosa che a Dio interessi (perché Dio stesso “è” questo ascolto della voce dei poveri), e continuiamo a cullarci in una religione fatta di domande false e risposte più false ancora, di formule teoriche o tecniche, tutte volte alla conservazione di un potere o all’occupazione di uno spazio, che non ci appartengono.  Perché i Poveri? Con quale autorità? La risposta sta in un’altra domanda: perché Gesù? Con quale autorità? Noi crediamo davvero alla Parola che è Gesù?

 

Oggi, il martirologio latinoamericano ricorda Raimundo Ferreira Lima, il “Gringo”, martire della Riforma Agraria. Il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria della morte/ascensione di Bahá’u’lláh, fondatore della religione Baha’i.

 

29 Raimundo Ferreira Lima.jpgRaimundo Ferreira Lima era membro attivo della Commissione Pastorale della Terra, nella diocesi di Conceição do Araguia, nel sud del Pará, ed era anche leader del Sindacato dei lavoratori agricoli. Conosciuto come il “Gringo”, era nato il 27 giugno 1937. Quando fu assassinato, il 29 maggio 1980, stava tornando da São Paulo, dove si era recato per impegni legati al suo lavoro sindacale, Ripetutamente minacciato di morte da parte di alcuni latifondisti della regione, a causa della difesa di sem-terra e posseiros, attuata dal sindacato e dalla CPT, Gringo non arretrò mai di fronte al pericolo. Sequestrato nella pensione in cui aveva deciso di passare la notte, ad Araguaína (oggi nello Stato di Tocantins), per riposarsi prima di riprendere il viaggio che l’avrebbe riportato a casa, a São Geraldo do Araguaia, fu portato in una strada fuori città e fu finito a colpi di pistola. Gringo lasciva la moglie ventinovenne, Oneide, e sei figli, il minore dei quali di soli pochi mesi. Oltre tremila persone presero parte ai suoi funerali, presieduti dal Vescovo e celebrati nella piazza della cattedrale de Araguaia. Intere famiglie arrivarono in barca, navigando, sul fiume, fino a trecento chilometri, e altri arrivarono a piedi, camminando per tre giorni, solo per accompagnare un’ultima volta colui che era stato la loro autentica “voce”.  Mandanti ed esecutori del delitto restarono impuniti.

 

29 Bahaullah.jpgBahá’u’lláh, il cui nome alla nascita era Husain’Alí, nacque il 12 novembre 1817 a Teheran, nella famiglia di Mirzá Buzurg-i-Nurí, facoltoso ministro della corte dello Sciá. Nel 1835, il giovane Husain sposò ‘Asíyih Khánum, da cui ebbe tre figli, ‘Abdu’l-Bahá, Bahíyyih e Mihdí. Rinunciando a seguire le orme paterne, scelse di dedicare tempo ed energie a diverse attività filantropiche, tanto da venir soprannominato “Padre dei poveri”. Nel 1844 aderì alla religione predicata dal Bab, ma le persecuzioni scatenate dal clero persiano contro la nuova fede, culminate nella messa a morte del suo fondatore, portarono presto anche alla sua incarcerazione. Fu durante la detenzione nella prigione di Siyah-Chal (il Buco Nero), che Bahá’u’lláh ricevette l’insegnamento della “sapienza di tutto ciò che è stato”. Bandito dalla sua patria, dopo un breve soggiorno a Bagdad, visse per circa due anni tra le montagne del Kurdistan. Nel 1856 ritornò a Baghdad. Il 21 aprile  1863, nel giardino del Ridvan, Bahá’u’lláh rese noto ai suoi seguaci di essere il Promesso preannunciato dal Báb e dalle altre sacre scritture. Qualche settimana dopo fu costretto a lasciare Baghdad per Costantinopoli e successivamente inviato, in domicilio coatto, ad Adrianopoli (l’attuale Edirne). Da qui, negli anni seguenti, scrisse una serie di lettere ai capi del mondo della Sua epoca, esortandoli ad avviare politiche di giustizia, a procedere ad un generale disarmo e a riunirsi per formare una specie di federazione di nazioni. Nel 1868, sempre su pressione dei suoi oppositori, Bahá’u’lláh con i suoi fu inviato ad Akká, colonia penale nella Palestina Ottomana, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita e dove scrisse la sua opera maggiore, il Kitab-i-Aqdas (Il Libro Santissimo),  in cui traccia le leggi essenziali ed i principi su cui i suoi seguaci devono basarsi. Bahá’u’lláh morì il 29 maggio 1892.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera di Giuda, 1, 17. 20-25; Salmo 63; Vangelo di Marco, cap.11, 27-33.

 

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una citazione di Dom Pedro Casaldáliga, che troviamo nel sito del Sicsal Italia, sotto la rubrica “Parole del Sud”.  È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

I poveri, in questa nostra America, sono senza terra, senza tetto, senza lavoro, ma non senza senso! La vita è ancora il supremo valore della vita dei poveri! Una vita, poi, più o meno ambiguamente, ma indistruttibilmente, piena di Dio: del Dio della Vita. È la vita che vale! La competitività è per la vita, non per il profitto. E, in mezzo alle indubbie violenze che la miseria moltiplica tra questi poveri “senza”, il calore umano, il vicinato allegro, le frotte di bambini che pullulano tra ferri e rifiuti e colombe, pervicacemente pacificatrici, confermano la preferenza umanissima dei poveri: la vita, il dono divino della vita. Non so bene se ancora – o ancor di più – in codesta cara vecchia Europa, il “senza” che maggiormente depriva è il ricorrente  “senza senso”, sperimentato con tanta drammaticità soprattutto dalla gioventù. Compagni e compagne europei, che tornano da visite al loro continente, me l’hanno amaramente confermato. Gesù di Nazaret, il Maestro, Colui che è la Vita, che ha dato la sua vita perché tutti abbiano vita, e vita in abbondanza, ci ha opportunamente ricordato che “a nulla serve guadagnare il mondo, se si perde la vita”, se la vita perde il suo senso, se vivere è guadagnare, riempire la borsa di dividendi, senza riempire l’anima di valori, di amori, di speranze. È tempo di Pasqua. Un’altra volta. Sempre. Sempre è tempo di vivere la vita e di dare alla vita motivi, cause. Per noi, che crediamo nel risorto Gesù, la vita ha sempre senso, anche nella morte. “Vivi o risorti” è, in fondo, il nostro dilemma esistenziale. (Pedro Casaldáliga, Parole del Sud).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Maggio 2010ultima modifica: 2010-05-29T23:35:00+02:00da fraternidade
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