Giorno per giorno – 11 Maggio 2010

Carissimi,

“È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16, 7-8). Il ritrarsi di Gesù come condizione del nostro crescere, svilupparci, maturare: qui c’è tutta la grandezza e l’umiltà di Dio! Che davvero diventa immagine e modello di ogni paternità/maternità perfetta, vissuta in funzione della crescita in libertà e autonomia  dei figli, nei quali lo stesso Spirito di Gesù s’ingegnerà a scrivere la storia di Dio, secondo i doni e le caratteristiche di ciascuno. Questa dovrebbe essere anche la funzione della Chiesa: educare alla libertà, essere presente nella vita dei suoi figli non con il peso dell’istituzione, ma con la leggerezza (esigente, sì, e quanto!!) dell’ispirazione. Sicché si arrivi a vivere da testimoni adulti, consapevoli di ciò che si é e si è chiamati ad essere. Coscienti che il peccato è, per noi e per il mondo, non credere in Lui, cioè, non assumere il suo progetto di umanità fraterna; e che la giustizia è Lui, la sua persona, e ciò che essa ha significato e significa, il Principio della cura e della misericordia; e che, per questo, il giudizio, cioè, la sentenza di condanna, è gia stato, una volta per tutte emanato, e colpevole è stato riconosciuto il principe del mondo, cioè la logica del sistema, la volontà di potere, l’ansia della ricchezza, il primato dell’egoismo. Stamattina, ci dicevamo che tutto ciò è così grande, e noi, davanti ad esso,  così piccoli, che si sarebbe indotti a lasciar perdere. Eppure, se ci fermiamo a pensare, scopriamo che davvero, a volte impercettibilmente, qualcosa comincia a cambiare nella fatica del nostro quotidiano. Resta solo da andare, testardamente, avanti.  Lui lavora, segretamente, anche in noi.   

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di Matteo Ricci, il “saggio d’Occidente”, missionario in Cina;  Carlos Mugica, prete dei poveri e martire in Argentina;  Alfonso Navarro e Luis Torres, martiri in Salvador;  Johann Arndt, teologo e mistico.

 

11 MATTEO RICCI.jpgMatteo Ricci era nato a Macerata il 6 ottobre 1552. Dopo aver studiato nel collegio dei gesuiti della sua città, fu dal padre inviato a Roma per studiarvi diritto. Nel 1571 interruppe gli studi e decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Sei anni più tardi, trasferitosi a Lisbona, in vista di una sua partenza per le missioni, studiò teologia per un anno nel collegio di Coimbra. Nel marzo 1578 s’imbarcò per l’India, con destinazione Goa, dove giunse dopo un viaggio di quasi sei mesi. Lì, proseguì i suoi studi teologici e fu ordinato sacerdote nel 1580. Nel 1582 fu inviato a Macao,  per aiutare un suo confratello, padre Ruggeri, nel tentativo di entrare in Cina. Vi riuscirono insieme nel settembre 1583 e fondarono così la prima residenza di Zhaoqing. Cominciava in questo modo la grande avventura di questo giovane gesuita dalla cultura eccezionale e dalla memoria prodigiosa, sotto il segno del “farsi cinese con i cinesi”, in un processo di inculturazione linguistica, culturale, sociale e religiosa,  che parve a molti rivoluzionario e ai limiti della tollerabilità per quei tempi, ma che ha ancora da insegnare ai nostri. Introdusse in Cina le conoscenze scientifiche dell’Occidente, nel campo della matematica, della geometria, della geografia e dell’astronomia. E, con i suoi scritti,  fornì all’Europa una conoscenza ampia ed esaustiva della cultura cinese in tutti i suoi aspetti. Il rispetto che nutrì e mostrò nei confronti della civiltà millenaria che l’aveva accolto fu ampiamente ricambiato dall’ atteggiamento di stima e di benevolenza che lo circondò, al punto di essere nominato mandarino e di ottenere un vitalizio  a spese dello stato. Alla sua morte, avvenuta a Pechino l’11 maggio 1610, l’imperatore proclamò un lutto generale e consentì, cosa mai concessa ad uno straniero, che fosse sepolto nella capitale.

 

11 MUGICA.jpgCarlos Francisco Sergio Mugica Echagüe era nato a Buenos Aires, il 7 ottobre 1930, terzo di sette figli di Adolfo Mugica (che sarà deputato e successivamente  ministro degli esteri argentino) e di Carmen Echagüe. Studente brillante, appassionato di sport e giovane dai molteplici interessi culturali, dopo un viaggio a Roma, in occasione dell’anno santo 1950, maturò la vocazione sacerdotale. Lasciò allora gli studi di Diritto per il seminario. Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1959, fu da prete che si accorse dell’esistenza dei poveri. Cominciò allora a compiere scelte che lo avrebbero posto sovente in esplicito contrasto con una gerarchia, perlopiù retriva e conservatrice, in tempi di ingiustizia, violenza e repressione,  che richiedevano invece attitudini profetiche. Pregava così: “Signore, voglio vivere d’ora in avanti come uomo libero. Voglio ricordare, una volta per tutte, che il mio futuro è nelle tue mani e che tu sei mio Padre. E quando mi assaliranno  paura, scoraggiamento, sfiducia, ricordami, mio Dio, che mi sei vicino e che le fila della mia vita sono nelle tue mani, mani di padre, mani di amico, che mai mi hanno abbandonato”. Nel 1967 fu mandato a Parigi a studiare e seppe della nascita del Movimento Sacerdoti del Terzo Mondo, cui aderì da subito. Tornato, l’anno successivo in Argentina, fu destinato a Villa Retiro, un sobborgo povero di Buenos Ayres,  dove con l’aiuto del fratello Alessandro costruì un centro polivalente dedicato a Cristo Operaio. Accusato di contiguità con gli ambienti dei Montoneros, fu più volte minacciato di sospensione a divinis, minaccia che il prete confessava di vivere con tristezza e angoscia. Il 2 luglio 1971 una bomba esplose, fortunatamente senza far vittime, nella casa dove, in una cameretta all’ultimo piano, abitava padre Carlos. Questi dichiarò: “Niente né nessuno mi impedirà di servire Cristo e la sua Chiesa, lottando insieme ai poveri per la loro liberazione. Se il Signore mi concederà il privilegio, che non merito, di perdere la vita in questa impresa, sono a sua disposizione”.  E, il privilegio gli fu dato. L’11 maggio 1974, mentre saliva in macchina dopo aver celebrato messa nella Chiesa di san Francesco Solano, fu colpito a morte da cinque colpi sparati da Rodolfo Eduardo Almirón, un killer della Triplice A, un’organizzazione dell’estrema destra peronista. Il peggio, per l’Argentina, sarebbe arrivato di lì a poco.

 

11 ALFONSO NAVARRO OVIEDO.gifAlfonso Navarro era un prete salvadoregno, parroco a San Juan de Opico, dove si era dedicato a rafforzare la locale cooperativa dei piccoli contadini e a formare operatori di pastorale, soprattutto giovani. La sua predicazione e la sua attuazione indispettirono presto i latifondisti della zona, che presero ad accusarlo di essere sovversivo e comunista, minacciandolo di morte. Questo spinse il suo vescovo a trasferirlo alla parrocchia di Colônia Miramonte, in una zona residenziale di San Salvador. Ma anche lì, padre Alfonso continuò quello di sempre, propondendosi di aiutare la gente a scoprire la dimensione fraterna della comunione. E questo suonava male all’orecchio dell’oligarchia locale. Nel gennaio 1977 una bomba fu collocata nel garage della casa parrocchiale, la sua automobili finì distrutta, ma il prete si salvò per una questione di attimi. L’11 maggio dello stesso anno, quattro uomini armati penetrarono in casa. Con un colpo di karaté gli spezzarono un braccio, lo crivellarono con sette proiettili e, prima di uscire, spararono a bruciapelo alla testa di Luis Torre, Luisito, di 14 anni, uccidendolo sul colpo. Un altro dei giovani compagni che era subito accorso per prestare assistenza al prete, lo udì sussurrare: “Muoio per aver annunciato il Vangelo. So chi mi ha ucciso. Sappiano che li perdono”. Alfonso Navarro aveva 35 anni.

 

11 Johann Arndt.jpgJohann Arndt, nato, il 27 dicembre 1555, a Ballenstedt, in Anhalt (Germania), studiò teologia a Tubinga, completando poi i suoi studi a Strasburgo.  È ritenuto l’ispiratore del pietismo tedesco: i suoi libri, infatti, esercitarono una profonda influenza su Philipp Jakob Spener, fondatore del movimento. (1533-1588). Il suo lavoro più famoso, “Quattro (in realtà, alla fine, sei) libri sul vero Cristianesimo” rappresenta una ponderosa raccolta di meditazioni e di preghiere, in cui Arndt, sviluppando in maniera quasi esclusiva gli elementi mistici della dottrina di Lutero e unendoli a motivi tratti dai mistici tedeschi ma anche da teologi cattolici, e da una mistica come Angela da Foligno, contrappone l’unione mistica in Cristo come fine ultimo del cristianesimo, all’ordine di salvezza, la dottrina luterana ortodossa della giustificazione per fede e della riconciliazione dell’uomo con Dio per mezzo del sacrificio di Cristo. Accomunato ai più famosi mistici del luteranesimo, come Sebastian Franck, Caspar Schwenckfeld von Ossig, Jakob Boehme e Valentin Weigel,  Arndt  morì l’11 maggio 1621.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.16, 22-34; Salmo 138; Vangelo di Giovanni, cap.16, 5-11.

                                                       

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Le memorie di oggi hanno preso davvero molto spazio, così ci congediamo in fretta, lasciandovi solo ad un’ultima citazione, una preghiera scritta da P. Carlos Mugica, con il titolo “Meditación en la Villa”, meditazione nella favela. Vale anche per le vostre baraccopoli, se vi capita di visitarne. Ed è, per stasera,  il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Signore, perdonami di essermi abituato a dare per scontato che  bambini che sembrano aver otto anni, ne abbiano invece tredici. / Signore, perdonami di essermi abituato a sguazzare nel fango, io, poi, me ne posso andare via, loro no. / Signore, perdonami di aver imparato a sopportare l’odore delle fogne a cielo aperto, da cui posso andar via, loro no. / Signore, perdonami di accendere la luce, dimenticandomi che loro non possono farlo. / Signore, io posso fare uno sciopero della fame, loro no: perché nessuno fa sciopero con la sua stessa fame./ Signore, perdonami quando dico loro: “Non di solo pane vive l’uomo”, senza lottare con tutte le mie forze perché loro ottengano almeno il loro proprio pane./ Signore, voglio amarli per loro stessi e non per me. Aiutami. /Signore, sogno di morire per loro: aiutami a vivere per loro. / Signore, voglio essere con loro nell’ora della grande luce. Aiutami! (P. Carlos Mugica, Meditación en la Villa).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Maggio 2010ultima modifica: 2010-05-11T23:45:00+02:00da fraternidade
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