Giorno per giorno – 19 Aprile 2010

Carissimi,

“In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6, 26-27). Il brano di Vangelo che la liturgia ci ha fatto ascoltare oggi, introduce il discorso di Gesù sul Pane di vita, che leggeremo nei prossimi giorni. E lo fa attraverso il richiamo severo che egli muove a coloro che apparentemente lo cercano (come noi, del resto, così spesso, solo apparentemente lo cerchiamo), figura di una religiosità interessata, spinti da un fraintendimento del segno messo in atto con la moltiplicazione dei pani, interpretato come la possibilità di una egoistica soddisfazione del proprio bisogno o desiderio, e non invece come l’accesso ad una logica diversa nelle relazioni umane. Quella che si sporge sulla vita eterna. O si apre alla vita di Dio in noi. O che inaugura la dimensione del Regno e, perciò, della salvezza. La stessa di cui il ragazzino del racconto, con il dono della sua merenda (cf Gv 6, 9) per saziare la fame altrui, era diventato inconsapevole segno.  Curioso il fatto: un ragazzo che non era della cerchia dei discepoli (oggi diremmo non apparteneva alla chiesa), è in  grado di insegnare ai discepoli (alla chiesa). Perché la Parola di Dio agisce in lui più prontamente di quanto non agisca in quella. Gesù, anche in quella occasione, deve aver sussurrato: Ti lodo, o Padre, perché hai rivelato ai piccoli, ai poveri, i segreti del tuo Regno! E noi, dove siamo noi?      

 

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Joana Tum de Menchu, martire per la giustizia in Guatemala. Noi ricordiamo anche il Massacro dei Conversos di Lisbona.

 

MARTIRES 1.jpgJuana Tum de Menchu era catechista e parteira di una comunitá indigena del Quiché.  Sposata a Vicente, anche lui catechista e leader di comunità, ebbe undici figli, di cui due morirono ancora piccoli, vittime della miseria e della fame; un altro, Patrocinio, sedicenne, anche lui catechista, fu sequestrato dall’esercito, il 9 settembre 1979, torturato brutalmente e ucciso. Il 31 gennaio del 1980 fu la volta di Vicente, bruciato con altri 36 compagni, nel rogo dell’Ambasciata di Spagna, da loro pacificamente occupata per denunciare all’opinione pubblica mondiale l’espropriazione arbitraria delle terre indigene e la repressione governativa.  Juana fu sequestrata il 19 aprile 1980, violentata, torturata e lasciata poi morire dissanguata. Un altro figlio, Victor sarebbe stato ucciso dall’esercito, l’8 marzo 1983. Una figlia, Rigoberta Menchu, che ha saputo dar voce alla cultura, alla sofferenza e alla resistenza del suo popolo, è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, nel 1992.

 

19 pogrom Lisboa.jpgIl 19 aprile 1506 scoppiarono a Lisbona, fomentati dalla predicazione di alcuni frati domenicani, una serie di tumulti contro i conversos (ebrei convertiti). Circa diecimila abitanti della città, cui si aggiunsero marinai tedeschi, olandesi e francesi, entrarono nel quartiere dove i conversos abitavano e massacrarono uomini, donne e bambini. Furono accesi numerosi roghi nella città e vi furono bruciati molti già morti ed altri ancora vivi. Il massacro ebbe fine solo il 23 aprile.   Il numero delle vittime oscillò tra  tre e  quattro mila.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.6, 8-15; Salmo 119, 23-30; Vangelo di Giovanni, cap. 6, 22-29.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

19 dia do indio.jpgOggi si celebra la Giornata Panamericana dell’Indio, votata dal 1° Congresso Indigenista inter-americano, riunito in Messico il 19 aprile 1940. Mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e l’azione dei governi per ciò che concerne la salvaguardia e la valorizzazione delle culture autoctone, la tutela delle terre tradizionalmente occupate dagli indigeni e la loro protezione contro gli atteggiamenti predatori, di cui da secoli sono vittima.

 

E proprio nella ricorrenza di questa giornata, quarantadue anni fa, aveva deciso di nascere anche Gerson,  il nostro Indio che, sempre più preso dai corsi della Pastorale carceraria, è tuttavia assente. Gli mandiamo in ogni caso, attraverso questa lettera, i nostri e i vostri auguri. Come li mandiamo a papa Benedetto XVI, che oggi compie cinque anni come vescovo di Roma.  Omaggiandolo con una sua citazione, tratta da “Il nuovo popolo di Dio” (Queriniana), che  vi proponiamo come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

L’orientamento dell’esistenza di Gesù, il suo essere vero e proprio, è caratterizzato dalla preposizione ‘per’. Se la ‘salvezza’ consiste nel diventare come egli è, essa si deve allora concretamente configurare come partecipazione a questo ‘per’. Allora l’esistenza cristiana deve significare la continua pascha del passaggio dall’essere per sé all’essere gli uni per gli altri. E possiamo così ora ritornare alla domanda propriamente motrice del tutto: perché in fondo si è cristiani? Possiamo dire: il pieno servizio dell’esplicito stare nella chiesa non viene certo fatto da tutti, ma per tutti. […]  Si diventa cristiani non per sé, ma per gli altri; o piuttosto: lo si è per sé, soltanto quando lo si è per gli altri. L’esistenza cristiana è un appello alla generosità dell’uomo, alla sua nobiltà di cuore, perché sia pronto a camminare… con Simone di Cirene  sotto la croce – sotto la croce della storia del mondo – di Gesù Cristo. Il cristiano non metterà a confronto – con occhio di invidia – il peso della richiesta impostagli con il peso (in ogni caso apparentemente) molto minore di coloro che egli crede arriveranno pure in cielo, ma assumerà con animo lieto il suo compito. […] Alla nostra ottica, il fenomeno chiesa diventa sempre più minuscolo nel tutto del cosmo. Se si comprende la chiesa alla luce di quanto si è detto, non c’è più bisogno di sorprendersi per questa sua piccolezza nel mondo – che fu già per altro predetta in molti modi dalla Scrittura (cf ad esempio Ap 13, 3.8.13 s). Per poter essere la salvezza di tutti, non è necessario che la chiesa si identifichi anche esternamente con tutti. La sua essenza è piuttosto radicata nella sequela di quell’uno, che ha preso l’umanità intera sulle sue spalle; la sua essenza consiste nell’essere la schiera dei pochi, tramite i quali Dio vuole salvare i molti. La Chiesa non è tutto, ma esiste per tutti. (Joseph Ratzinger, Il nuovo popolo di Dio).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 19 Aprile 2010ultima modifica: 2010-04-19T23:04:00+02:00da fraternidade
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