Giorno per giorno – 20 Aprile 2010

Carissimi,

“Gesù rispose loro: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (Gv 6, 35). Che la folla avesse davvero capito cosa intendesse dire Gesù è piuttosto dubbio. Come del resto continua ad esserlo per noi, oggi. Ridurre la vita, e perciò anche la dimensione religiosa, al soddisfacimento delle esigenze nostre e della nostra, più o meno estesa, comunità di appartenenza (famiglia, classe, città, regione, nazione, chiesa o che altro) è una tentazione troppo forte, da sempre. Quando decidiamo di cedere ad essa, ecco il sorgere di competizioni e conflitti, ecco i vincitori e i vinti, ecco i Paesi dell’abbondanza e quelli della fame, ecco i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Gesù – il suo significato – è colui e ciò che può invertire questa tendenza.  Ma ci vuole fegato e la disposizione ad essere costantemente sconfitti. Fianco a fianco con gli sconfitti della storia. Questa è la vocazione e la missione della Chiesa. Ma anche di quanti, indipendentemente dalla Chiesa,  assumono di far loro questo progetto [di Gesù] – “che tutti abbiano vita e vita in abbondanza” – spendendosi totalmente in esso. Una chiesa che torni a frequentare i luoghi del potere (o non abbia mai smesso di farlo), ricorda troppo da vicino “i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo” che stazionano nel palazzo di Erode (Mt 2, 4), il quale ha per altro già deciso di eliminare Gesù. Una chiesa che si lasci incantare dalle sirene di ideologie pagane (non tanto perché fino a ieri adoravano il dio Po, ma perché solleticano gli istinti egoisti che covano in tutti noi), convinta magari di trarne qualche illusorio vantaggio, è una chiesa che ha già rinunciato ad alimentarsi del Pane di vita, quand’anche continui, nei suoi riti, a celebrarlo e a [s]consacrarlo. Gesù si consegna a noi, per alimentarci, assolutamente inerme, ma poveri noi se ne distorciamo il significato! Come ci ammonisce, con severità, l’apostolo Paolo: “Ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11, 28-29).

 

Oggi è memoria di don Tonino Bello, pastore secondo il cuore di Dio e profeta di nonviolenza.

  

20 TONINO BELLO 3.jpgAntonio Bello era nato ad Alessano (Lecce) il 18 marzo 1935. Entrato da ragazzo nel seminario di Ugento, fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957 e, nel 1982, divenne Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Tutto il suo ministero episcopale fu al servizio dei poveri, dei senza-casa, dei disoccupati, degli immigrati e degli emarginati. Amò, annunciò e visse l’immagine della “Chiesa del grembiule”, condividendo con gli ultimi il sogno di un’umanità più giusta e fraterna e, più concretamente, lo stile di vita,  spesso l’abitazione e la congrua che riceveva.  Osteggiato o mal sopportato da quanti scambiano l’appartenenza alla Chiesa per un’opportunità di carriera o si legano ai potenti di turno attraverso la pratica di reciproci favori, seppe invece contagiare quanti incontrava con l’amore per la vita e per Cristo che in lui traspariva e con la coerenza e semplicità che testimoniava. Nominato nel 1985 Presidente nazionale di Pax Christi,  si fece pellegrino di pace, ovunque ne vedesse la necessità,  proclamando la Parola di Dio e compiendo gesti profetici di riconciliazione. L’ultimo fu quando, già visibilmente malato, partì con altri 500 pacifisti, di diverse nazioni, credenti e non credenti, il 7 Dicembre 1992, per Serajevo, ancora in guerra. Lì disse loro: “Vedete, noi siamo qui, allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva. […] Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà. […] Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”. Don Tonino morì a Molfetta il 20 aprile 1993.

 

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.7, 51 – 8, 1a; Salmo 31; Vangelo di Giovanni, cap.6, 30-35.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

L’8 aprile 1993, Giovedì Santo, al termine della Messa Crismale, don Tonino Bello, ormai all’estremo della malattia, volle ugualmente incontrare la sua gente, dirigendole quello che sarebbe stato il suo ultimo messaggio. Di esso, congedandoci, vi proponiamo un brano come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

 “Ho desiderato ardentemente di celebrare questa Pasqua con voi, di mangiare questa Pasqua con voi”. Sono le parole che Gesù disse prima dell’Ultima Cena, proprio nel Giovedì Santo. E anch’io ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi. Gesù dice: “prima che io me ne vada”, ma io non so quando me ne andrò. Chissà come piacerebbe a me di poterci trovare, l’anno prossimo, ad una solenne smentita e poter dire: “Guarda, ti ricordi che differenza!”; e allora renderemo grazie al Signore. Per adesso, via!, andiamo avanti con grande gioia. Io ho voluto prendere la parola per dirvi che non bisogna avere le lacrime, perché la Pasqua è la Pasqua della speranza, della luce, della gioia e dobbiamo sentirlo. lo lo sento veramente, perché è così, perché il Signore è risorto, perché Egli è al di sopra di tutte le nostre malattie, le nostre sofferenze, le nostre povertà. È al di sopra della morte. Quindi, ditelo! Ecco, aggiungo un altro compito a casa. Ognuno di voi ha qualcuno, qualche parente che non sta bene, qualche malato a cui dire: “Lo sai che c’è Gesù vicino a te?”. Certo, chi sta a letto, la luce del sole, domani, la vedrà attraverso le finestre. lo oggi ho ringraziato il Signore e ho detto: “Da quanto tempo non vedo il sole!”. Comunque, anche se non vedrete la luce del sole direttamente, la vedrete attraverso le finestre; e gli alberi accarezzeranno le vostre porte e sentirete il canto degli uccelli da fuori. Non importa. Ci sarà il tripudio pasquale, la gioia pasquale che penetra come la luce attraverso le fessure della porta a raggiungere tutti. E raggiunga soprattutto voi che godete di buona salute, che potete aiutare gli altri, che date una mano a coloro che soffrono. Mi raccomando, domani non contristatevi per nessuna amarezza di casa vostra o per qualsiasi altra amarezza. Non contristate la vostra vita. “Davanti al Risorto non è lecito stare se non in piedi”, dicevano i Padri della Chiesa. […] Coraggio! Vogliate bene a Gesù Cristo, amatelo con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito. Poi, amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà. Non arricchitevi. È sempre perdente chi vince sul gioco della Borsa. Vi abbraccio tutti ad uno ad uno. (Tonino Bello, Saluto nella Messa Crismale, 8 aprile 1993).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Aprile 2010ultima modifica: 2010-04-20T23:15:00+02:00da fraternidade
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