Giorno per giorno – 18 Aprile 2010

Carissimi,

“Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci i miei agnelli” (Gv 21, 15). Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi afferma che Gesù risorto “apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15, 5)  e, forse, come già rilevavamo qualche giorno fa, il brano di Giovanni che si è letto oggi, posto a epilogo di tutto il suo Vangelo, reca le tracce dell’antico racconto (forse il più antico) di quella prima duplice apparizione, avvenuta nei pressi del lago di Galilea, a conferma del messaggio affidato alle donne (Mc 16, 7). Stamattina, noi si era nella chiesetta dell’Aparecida. Un po’ decimati, per via dell’influenza, persino senza prete, dato che frei Mingas è finito all’ospedale con il sospetto di una polmonite. E un po’ malconci erano comunque anche i pochi presenti.  Ma pieni di buona volontà. Seu Vidal dice che è Gesù che prende l’iniziativa di riprendere il discorso interrotto dalla sua morte e dal tradimento, fuga, dispersione dei suoi ex-amici. Come, a volte, capita che siamo anche noi. Vuol dire che Lui è, in ogni caso, quello che ama di più. E il racconto vuol dire che, senza lui, noi si combina niente. Niente di buono. Perché anche se ci riuscisse di fare una pesca abbondante, poi ce la terremmo tutta per noi, o la venderemmo al mercato a prezzi proibitivi. Lui invece ci porta a condividerla. Vidal ricorda il tema della Campagna della Fraternità di quest’anno: “Non si può servire a Dio e al denaro”. Servire a Dio è entrare nella logica della condivisione. Allora possiamo dire che Pietro (cioè, ciascuno di noi) incontra Gesù risorto, quando si lascia guidare dalla sua parola nel lavoro e nella destinazione dei beni che produce. È allora che Gesù può invitarci alla sua mensa: Ora sì che vi riconosco: “Si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce” (Gv 21, 13). È  la sua maniera di fare pace. Che, poi, noi, a nostra volta, lo si ami sul serio e non per scherzo, lo si potrà vedere da come ci preoccupiamo per gli altri. Tanto è vero che, come dice Djarí, quando Gesù chiede a Pietro se lo ama e quello risponde di sì, aggiunge: e allora abbi cura dei miei agnelli. Che sono, appunto, tutti gli altri. Beh, poi ci saranno tutti i simbolismi ecclesiali, eucaristici, ministeriali della narrazione, però, per oggi, a noi basta portarci a casa questo invito, rivolto a tutti noi. E la domanda che lo precede: tu mi ami davvero, più di tutti costoro? E noi si vorrebbe rispondere senza alcuna incertezza, anche se la coscienza ci pesa: Sì, Signore, tu lo sai quanto ti vogliamo bene.      

 

I testi che la liturgia di questa 3ª Domenica di Pasqua propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.5, 27b-32. 40b-41; Salmo 30; Libro dell’Apocalisse, cap.5, 11-14; Vangelo di Giovanni, cap. 21, 1-19.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Oggi facciamo memoria di Francisco Marroquín, pastore e difensore degli Indios in Guatemala, e ricordiamo il Massacro degli ebrei del ghetto di Praga.

 

18 FRANCISCO MARROQUIN.jpgNon disponiamo di molte notizie su Francisco Marroquín, che fu il primo vescovo del Guatemala. Fu egli a fondare nel paese le prime scuole e i primi ospedali. Amico di Fray Bartolomé de Las Casas e dei vescovi del Messico, Juan de Zumárraga e Juan de Zárate, si unì a loro per studiare i metodi più efficaci per proteggere gli indios dallo sfruttamento e dagli arbitri dei colonizzatori spagnoli, e per riflettere sul modo migliore per esercitare l’ufficio di pastore. Morì il 18 aprile 1537.

 

18 pogrom praga.jpgAl tramonto di un giorno come questo – il 18 aprile 1389 – le comunità ebraiche nel mondo intero entravano nel 15 Nissan 5149 ed aprivano così la grande celebrazione di Pesah. Fu una Pasqua tragica per la comunità ebraica di Praga. Al grido di “battesimo o morte” folle di cristiani fanatici invasero il ghetto, trascinando fuori dalle loro case quanti si accingevano a consumare la cena pasquale. Oltre tremila ebrei – uomini, donne e bambini – che rifiutarono di ricevere il battesimo furono massacrati e i loro cadaveri furono profanati, bruciati assieme a carcasse di animali. Inutile dire che, in nome di Cristo e da persone che si credevano cristiane, era Cristo stesso ad essere eliminato e ucciso, nel suo significato e nella persona dei suoi fratelli.

 

È tutto. Noi ci si congeda con un testo dal titolo “Così sogniamo la Chiesa”, tratto da “Popolo di Dio” (Anno 2° aprile-maggio 1969), il ciclostilato che raccoglieva le riflessioni di don Sirio Politi e della Comunità parrocchiale di Santa Maria (il cui archivio è reperibile nel sito Lotta come amore). Parla anch’esso di una pasqua: la pasqua della chiesa. Una pasqua che ci attende tutti. È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Crediamo fermamente che la Chiesa è Gesù Cristo che continua ad essere vivente fra gli uomini, come realtà di Redenzione, pensiero e volontà di Dio, indicazione concreta del come Dio vuole che sia la vita dei figli di Dio. L’annuncio della Parola, la santificazione dei Sacramenti, la continuità della vita storica di Cristo: questa è la Chiesa. La fedeltà dell’annuncio della Parola è indiscutibile. La santificazione attraverso i Sacramenti è inesauribile. La continuità della vita storica, come racconto vivente della vita di Gesù Cristo: qui la realtà della Chiesa nella sua storia fino alla sua realtà di oggi è disorientante, sgomenta e angoscia. Delude penosamente. E per tanti motivi: è ovvio, ma anche perché noi crediamo fermamente e risolutamente che l’incontro e la riconciliazione della Chiesa e degli uomini avverrà soltanto e in proporzione a quanto la Chiesa sarà Gesù di Betlem, di Nazareth, della Galilea, della Giudea. Dio fatto Uomo. La Chiesa anch’essa e più che sia possibile vero Dio e vero Uomo. È urgente e assolutamente indispensabile che accanto al Vangelo di Gesù Cristo possa essere scritto un altro libro, il Vangelo della Chiesa di Cristo. Perché gli uomini del nostro tempo torneranno alla lettura del Vangelo di Cristo, dopo aver letto quello della Chiesa. Non sappiamo se questo è sognare un mondo di fantasmi e di fate o invece un sognare ciò che sognava Gesù nei lunghi anni di Nazareth. Poi lungo le strade sassose e assolate della Galilea. La notte sul lago. Sotto il cielo dolce e appassionato di Gerusalemme. E quando guardava le moltitudini intorno a sé e le sentiva come pecore senza pastore. E a questo sogno ci doveva credere perdutamente anche quando agonizzava e moriva sulla croce. (Così sogniamo la Chiesa).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Aprile 2010ultima modifica: 2010-04-18T23:54:00+02:00da fraternidade
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