Giorno per giorno – 10 Aprile 2010

Carissimi,

“Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero” (Mc 16, 9-11). A dire il vero, solo poche righe prima, Marco si era limitato a dire che Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome, recandosi di buon mattino al sepolcro l’avevano trovato vuoto e un giovane vestito di bianco aveva detto loro: “Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto. Andate a dire a Pietro e agli altri che vi precede in Galilea” (v. 6-7). Ma loro erano fuggite, senza dir nulla a nessuno, “perché avevano paura” (v. 8). E così finiva il Vangelo. A qualcuno, però, più tardi, dev’essere parso poco bello e persino scandaloso che esso potesse chiudersi così, e allora ha steso un breve riassunto di quanto gli altri Vangeli dicevano delle apparizioni del Risorto  e ne ha fatto la finale che conosciamo oggi (Mc 16, 9-20). Che non tace l’incredulità opposta dai discepoli a quanti affermavano di aver visto Gesù (la Maddalena e i due di Emmaus) e dice, alla fine, del suo presentarsi agli undici, del suo rimprovero per la loro  resistenza a credere, ma anche della missione che Egli si ostina ad affidargli: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (v. 15). Sì, siamo tardi di mente, duri di cuore e fondamentalmente inaffidabili, ma Lui si affida ugualmente a noi. È Lui il Vangelo, la Buona Notizia, che chiede di essere annunciata. Lui, il Crocifisso risorto. E, perciò, anche il Signore che si rende costantemente presente nei crocifissi della storia. Individui o popoli che siano. E che, ogni volta, spera di essere riconosciuto almeno dai suoi. Ma è difficile, addirittura intollerabile, a prima vista. Per questo le donne scappano. Per questo quanti erano stati con lui preferiscono continuare a piangerne la perdita, che saperlo vivo. Presente nella vita, nelle sofferenze, nelle lotte, nei sogni dei poveri. “I poveri li avrete sempre con voi” (Mc 14, 7). Che è come dire: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Convertire i nostri cuori a Lui, a loro.

 

I testi che la liturgia di questo Settimo Giorno di Pasqua propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap. 4, 13-21; Salmo 118; Vangelo di Marco, cap.16, 9-15.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel. 

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, scienziato e mistico.

 

10_TEILHARD.jpgPierre Teilhard de Chardin nacque il 1° maggio 1881 al Castello di Sarcenat (Auvergne), nei pressi di Clermont-Ferrand,  da Emmanuel Teilhard de Chardin e Berthe-Adèle de Dompierre d’Hornoy. Nel 1899 entrò nel noviziato dei Gesuiti a Aix-en-Provence e due anni più tardi pronunciò i suoi voti religiosi. Affascinato dall’universo scientifico, assieme agli studi di teologia , continuò ad aggiornarsi sulle nuove scoperte della fisica. Dopo che fu ordinato prete, ad Hasting nel 1911, lavorando a Parigi presso il laboratorio del paleontologo Marcelin Boule, si propose di creare nuove sintesi tra le  frontiere della scienza e le visioni religiose. Scriverà a questo proposito qualche anno dopo: “Ho coscienza di avere, sempre e in tutte le cose, cercato di raggiungere un qualche Assoluto. Credo che, per un’altra meta, non avrei avuto il coraggio di agire. Scienza (cioè tutte le forme dell’attività umana) e Religione sono state sempre ai miei occhi una medesima cosa, l’una e l’altra essendo per me la ricerca di uno stesso Oggetto”. Dopo la prima guerra mondiale, laureatosi in scienze naturali, venne inviato in Cina, dove per due anni partecipò a spedizioni e scoperte paleontologiche. Rientrato nel 1925 a Parigi, scrisse sulla necessità di rileggere il dogma del peccato originale, alla luce delle nuove scoperte della paleontologia. Ottenne di essere rispedito in Cina, dove resterà 20 anni. Fu un periodo ricco di esperienze scientifiche, ma anche di momenti di profonda meditazione spirituale, in cui il contatto con scienziati e tecnici non credenti, ma di alto profilo morale, indusse Teilhard a far suo questo atteggiamento: “In ogni persona, anche non credente, non distruggere niente, ma far salire, far crescere. Tutto ciò che cresce va verso il Cristo”. Tornato dalla Cina a Parigi, nel 1947  fu colpito da infarto. Al peso della fatica fisica si aggiunse certamente lo stress psicologico per il sospetto con cui le autorità ecclesiastiche guardavano alla sua produzione. Tuttavia Teilhard sembrò  non drammatizzare. La sua posizione restava la stessa manifestata anni prima: “È lo stesso per me che non mi si permetta di pubblicare. Ciò che io vedo è smisuratamente più grande di tutte le inerzie e di tutti gli ostacoli” e concludeva: “Profondamente attaccato all’obbedienza, preferisco sacrificare tutto piuttosto che danneggiare l’integrità del Cristo”. Lasciata nuovamente Parigi, nel 1951 si stabilì a New York, dove stese i suoi ultimi grandi saggi. Il 10 aprile 1955, domenica di Pasqua, dopo aver assistito alla solenne funzione nella Cattedrale di San Patrizio, Teilhard si recò ad un concerto e, più tardi, in casa di amici per prendere un té. Colpito nuovamente da un infarto devastante, spirò poco dopo. Un anno prima aveva espresso questo desiderio: Vorrei morire nel giorno di Pasqua. Fu accontentato.

 

Aumenta di giorno in giorno il numero delle vittime e dei danni provocati dalle piogge e dalle frane a Rio de Janeiro e a Niteroi. Chiediamo anche a voi di accompagnare questa tragedia con la vostra preghiera e, quando possibile, con l’azione solidale.

 

Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Pierre Teilhard de Chardin, tratto dal suo “L’ambiente divino” (Il Saggiatore). È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Ci siamo compenetrati a lungo di queste prospettive: il progresso dell’Universo, e specialmente dell’Universo umano, non è una concorrenza fatta a Dio, e nemmeno uno sperpero vano delle energie che dobbiamo spendere per Lui. Quanto più l’uomo sarà grande e l’Umanità unita, cosciente e padrona della sua forza, quanto più la Creazione sarà bella, l’adorazione perfettta, tanto più il Cristo troverà, per estensioni mistiche, un Corpo degno di risurrezione. Il Mondo non può avere due vertici, così come una circonferenza non può avere due centri. L’Astro che il Mondo attende, senza saperne ancora pronunciare il nome, senza valutarne esattamente la vera trascendenza, senza poterne perfino distinguere i più spirituali, i più divini raggi, non può essere altro che lo stesso Cristo che noi aspettiamo. Per desiderare la Parusia, dobbiamo unicamente lasciar battere in noi, cristianizzandolo, il cuore stesso della Terra. Perché, dunque, Uomini di poca fede, temere o disprezzare i progressi del Mondo? Perché moltiplicare imprudentemente le profezie e le proibizioni: “non andare… non tentare… Tutto è conosciuto: la Terra è vuota e vecchia; non vi è più nulla da scoprire…”. Tentare tutto per il Cristo! Sperare tutto per il Cristo! “Nihil intentatum!”. Ecco, proprio all’opposto, il vero atteggiamento cristiano. Divinizzare non è distruggere ma supercreare. Non sapremo mai quanto l’Incarnazione si aspetti ancora dalle potenze del Mondo. Non spereremo mai abbastanza dall’unità umana in fase di sviluppo. Alza la testa, Gerusalemme. Guarda la folla immensa di coloro che costruiscono e di coloro che cercano. Nei laboratori scientifici, nei centri di ricerca, nelle fabbriche, nei deserti, nell’enorme crogiuolo sociale, li vedi questi uomini che si affaticano? Ebbene! Tutto ciò che, per merito loro, diviene fermento di arte, di scienza, di pensiero, tutto questo è per te. Apri dunque le braccia e il cuore; accogli, come il tuo Signore Gesù, il flusso, la inondazione della linfa umana. Ricevila, questa linfa, perché, priva del suo Battesimo, tu appassirai come un fiore senza acqua; e salvala, poiché, senza il tuo sole, essa si disperderà follemente in rami sterili.   (Teilhard de Chardin, L’ambiente divino).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Aprile 2010ultima modifica: 2010-04-10T23:56:00+02:00da fraternidade
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