Giorno per giorno – 08 Aprile 2010

Carissimi,

“Gesù disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?” (Lc 24, 38-41). Il Vangelo racconta anche la storia dei nostri turbamenti e dei nostri dubbi. Chi è in definitiva Gesù? E cosa significa che è risorto? Che ha a che vedere con la mia vita e con la vita del mondo? E se fosse tutto un inganno? La possibilità di ingannare e di essere ingannati è scritta nella storia della nostra libertà. Ma se potessimo dare una prima definizione di Gesù è proprio questa: Lui non inganna. Perché Lui è quando c’è verità nelle relazioni. Lui è quando ci si dona e ci si accoglie reciprocamente. O, a volte, unilateralmente. Cioè, quando ci si ama. O si ama a senso unico, ostinatamente. E, perciò, anche, ci si perdona, o si perdona, continuamente. Lui non è una storia di fantasmi o di estasi o di fughe dal mondo. Lui è quando il mondo è stato trasfigurato per il solo fatto di esserci passato dentro. E noi ce ne accorgiamo. Lui è problema di ferite che chiedono di essere viste e toccate e sanate. E poi viste ancora, e toccate e sanate. All’infinito. Lui è problema di fame. Che chiede di essere saziata: “Avete qualcosa da mangiare?”.  E noi preferiremmo che non ce lo chiedesse, perché, oltretutto, di questi tempi, si stringe già la cinghia. E poi, diciamocelo, lui, che ci chiede da mangiare o che ci mostra le sue piaghe, non somiglia proprio al Gesù, davanti a cui facciamo le nostre belle devozioni, sulle cui vicende ci si emoziona e sulle cui sofferenze riusciamo qualche volta persino a piangere, sprofondati su un sofá, davanti alla televisione. Chi ci chiede da mangiare o ci mostra le sue piaghe è quell’uomo o quella donna, senza nessuna bellezza, davanti a cui viene solo voglia di guardare altrove e di allontanarsi in fretta. Ma ci saremo persi Lui. Il Risorto. Capace di far risorgere anche noi.   

 

Oggi è il Quinto Giorno della Festa di Pasqua. I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.3, 11-26; Salmo 8; Vangelo di Luca, cap.24, 35-48.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali  indigene.

 

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Armando Carlos Bustos, cappuccino, piccolo fratello del Vangelo, martire per la giustizia sotto la dittatura argentina.

 

08 CARLOS ARMANDO BUSTOS.jpgArmando Carlos Bustos era nato il 10 gennaio 1942 a Córdoba (Argentina). Entrato nell’ordine dei frati minori cappuccini e ordinato sacerdote, esercitò per un certo tempo il suo ministero nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli, situata in un quartiere borghese della capitale argentina, e da cui, per questo motivo, chiese di essere trasferito. Dopo un periodo trascorso a Chepes, nella provincia di La Rioja, dove seguì la strada tracciata da Mons. Enrique Angelelli, si recò nel 1971 a lavorare con padre Pedro Lephaille nella “villa miseria” (baraccopoli)  di Ciudad Oculta, alla periferia di Buenos Aires. Del suo passaggio là, un amico lasciò scritto: “Ciò che maggiormente ricordo di lui è il suo spirito gioviale, che gli permetteva di trasformare qualunque situazione in un avvenimento allegro. La sua casa era un rifugio per ogni fratello, che avesse bisogno di dormire, di condividere qualcosa o anche solo fare quattro chiacchiere….”. Nel 1976 Carlos si recò a trascorrere un periodo nella Comunità dei Piccoli fratelli del Vangelo, di cui facevano parte anche Pablo Gazarri e Maurício Silva, entrambi in seguito sequestrati e uccisi. L’8 Aprile 1977, Venerdì Santo,  mentre si recava per la celebrazione del pomeriggio nella chiesa del barrio Nuova Pompeya, a Buenos Aires, fu sequestrato. Le autorità militari ammisero in un primo momento la detenzione. Poi smentirono e di Carlos non si seppe più nulla.

 

È tutto, per stasera. E noi ci si congeda qui, lasciandovi a una pagina del teologo Karl Barth, tratta dal suo “Ce qui demeure” (Labor et fides), che è, per noi, una splendida professione di fede. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Gesù venne e stette in mezzo ai suoi discepoli; e disse loro:  “La pace sia con voi!”.  Colui che in quel giorno si pose fra i discepoli, prese dunque il posto centrale, salendo sul trono che gli spettava di diritto e che si trova nel cuore della storia del mondo. È per tutti gli uomini di tutte le nazioni e di tutti i tempi, di tutta la terra, del mondo visibile e di quello invisibile che  Gesù ha augurato, portato e creato la pace. Quel giorno, Gesù crocifisso e risorto, ha preso posto con autorità, come Signore di tutti,  in mezzo a tutta la popolazione umana, che talvolta esulta di gioia, talaltra si affligge mortalmente, fra gli sciocchi e gli intelligenti, fra quanti  sono troppo sicuri di sé e quanti sono troppo timorosi, fra gli uomini religiosi e quelli irreligiosi. In mezzo a tutte le malattie e alle catastrofi naturali, a tutte le guerre e alle rivoluzioni, ai trattati di pace e alla loro rottura; in mezzo al progresso, all’immobilismo e al regresso, e al centro di tutta la miseria umana innocente o colpevole, egli si mostrò e si rivelò come colui che egli  era, è e sarà: “La pace sia con voi!” e mostrò le mani ed il costato. Quel giorno, fra tante spine ed erbacce, è stato seminato quel chicco di grano che sta maturando in vista del raccolto. Possiamo fidarci: ciò che accadde quel giorno era e rimane il centro attorno al quale tutto il resto si muove, dal quale tutto deriva e verso il quale tutto è in cammino. Esistono tante luci, vere ed apparenti, chiare e fosche;  ma è questa che brillerà più a lungo, allorché tutte le altre avranno fatto il loro tempo e si saranno estinte. Poiché ogni cosa ha il suo tempo di durata; ma l’amore di Dio, che era all’opera e si esprimeva attraverso la resurrezione di Gesù Cristo dai morti, dura eternamente. E poiché ciò è avvenuto un giorno, non vi è motivo di disperare, vi sono invece tutte le ragioni per sperare, perfino quando sfogliamo e leggiamo il giornale, con tutte le sue notizie spaventose e allarmanti, perfino a proposito di questa nostra storia dai molteplici aspetti inquietanti che chiamiamo la storia del mondo. Così dunque Gesù, l’unico grande Mediatore fra Dio e gli uomini, risorto dai morti, ha preso posto al centro della sua comunità, della vita di ciascun uomo e della storia del mondo. Ed è proprio partendo da lì che Cristo ha pronunciato la prima Parola e l’ultima. (Karl Barth, Ce qui demeure).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Aprile 2010ultima modifica: 2010-04-08T23:17:00+02:00da fraternidade
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