Giorno per giorno – 06 Marzo 2010

Carissimi,

“Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro” (Lc 15, 1-2). Che Gesù, e perciò Dio, volesse bene agli uni e agli altri, lo dice la parabola dei due figli, o del Padre misericordioso (Lc 15, 11-32), che ci ha proposto la liturgia di oggi. A volerlo, potremmo anche chiamarla la parabola della delusione di Dio. Che resta sostanzialmente incompreso dagli uni e dagli altri: dai peccatori (ed è in qualche modo comprensibile) e dai religiosi (ed è, umanamente parlando, piuttosto triste e deprimente). Sia il figlio che sceglie di andarsene di casa, che quello che vi resta, non conoscono il Padre, che identrificano invece come padrone. Ma, tra i due, il meglio è ancora il primo, che lo rifiuta espressamente, nega perciò il baal  in cui spesso le religioni travestono Dio. Anche se questo non gli eviterà di finire asservito ad altri idoli, che lo ridurranno in miseria. L’altro, il fratello che si considera buono, quello tutto casa, lavoro e chiesa, è peggio del discolo, perché, per quel che si ricava dal racconto, se n’è rimasto in casa solo per una qualche forma di interesse (forse, anticipazione di una qualche teologia della prosperità!) ed è comunque incapace del sentire di Dio (come spesso lo siamo noi, chiesa del suo Figliolo). Gli è che il discolo, se pure torna a casa mosso solo dalla fame e dal bisogno, ha modo di scoprire finalmente il Padre (e allora ben venga il peccato che lo aveva da lui allontanato!), il religioso invece, che gli era stato sempre vicino, o almeno così aveva creduto, ne è infinitamente distante. Sicché il padre (con pazienza e, immaginiamo, con quanto dolore!), deve uscire, farglisi incontro e “supplicarlo” di entrare a fare festa con lui, per il figlio e il fratello ritrovato.  Noi, in quale Padre crediamo? Quale Dio annunciamo nel comportamento con i nostri fratelli che se ne sono allontanati o non l’hanno mai conosciuto?     

 

Due sono le figure che ricordiamo oggi: Martin Niemoeller, pastore della Chiesa Confessante, e Jean-Pierre de Caussade, mistico e maestro spirituale.

 

06 MARTIN NIEMOLLER.jpgMartin Niemoeller era nato il 14 gennaio 1892 a Lippstadt, in Germania, dalla famiglia di un pastore evangelico. Durante la Prima Guerra Mondiale comandò un sommergibile della Marina tedesca. Anticomunista, aveva appoggiato inizialmente l’ascesa al potere di Hitler. Almeno fino a quando non si rese conto, nel 1934,  del pericolo che il nazismo rappresentava per la vita e la testimonianza della Chiesa. Fu questo che portò lui e altri 2500 pastori luterani a firmare la Dichiarazione di Barmen con cui si denunciava il processo di progressiva identificazione della chiesa  con lo Stato nazionalsocialista, voluto dal movimento razzista e antisemita dei Deutschen Christen, che presto conquistò la maggioranza dei consensi in seno alle chiese evangeliche. Costoro sognavano l’alleanza tra croce uncinata e croce cristiana, dichiaravano Hitler l’unto del Signore, investito di una missione divina per risollevare le sorti della Germania, pretendevano che potessero accedere all’ufficio di pastori solo gli appartenenti alla razza ariana e imponevano il giuramento di  fedeltà a Hitler. In reazione alla Chiesa del Reich, nacque, per iniziativa di Niemoeller la Lega d’emergenza dei pastori  e, successivamente, con Karl Barth e Dietrich Bonhoeffer, la  Chiesa confessante con il compito salvare il messaggio cristiano dall’ideologia paganeggiante del nazismo. Una predica su questi temi, tenuta da Niemoeller nella chiesa di Dahlem, il 5 marzo  1935,  provocò l’arresto di oltre settecento pastori evangelici. Il 1° luglio 1937 fu la volta di Niemoeller. Processato l’anno seguente e condannato a sette mesi di prigione, dopo il suo rilascio, fu nuovamente arrestato per ordine personale di Hitler. Confinato a Sachsenhausen e poi a Dachau, vi restò fino alla Liberazione nel 1945. Dopo la Guerra, Martin Niemoeller  fu eletto Presidente delle chiese protestanti e, nel 1961, presidente del Consiglio mondiale delle Chiese. La sua lotta a favore del disarmo, la difesa di una posizione neutrale tra le due Germania, la sua lotta per la pace, gli valsero l’ostracismo da parte di molti politici occidentali. Niemoeller continuò imperturbabile a servire l’Evangelo della Pace fino alla fine dei suoi giorni. Confessò che la chiave della sua visione etica consisteva nel chiedersi in ogni situazione: Cosa farebbe Gesù al mio posto?  Morì  il  6 marzo 1984.

 

06 JEAN_PIERRE_DE_CAUSSADE.JPGNon sappiamo molto di Jean-Pierre de Caussade, salvo il fatto che nacque nel 1671 e che entrò nella Compagnia di Gesù, a Tolosa, nel 1693. Svolse il suo ministero in compiti relativamente insignificanti. Per un anno fu direttore spirituale delle Suore della Visitazione, a cui indirizzò una serie di lettere, che in seguito furono raccolte nel testo “Abbandono alla Divina Provvidenza”, in cui de Caussade sottolinea l’importanza del sacramento del momento presente: incontrare Dio negli avvenimenti più umili del nostro quotidiano. Morì il 6 marzo 1751.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Michea, cap.7, 14-15. 18-20; Salmo 103; Vangelo di Luca, cap.15, 1-3.11-32.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Noi si vorrebbe generalmente essere molto meglio di quel che si è, anche per poterci ogni tanto vantare di qualcosa. Ma non c’è verso. Dio, da quel burlone che è, ci gioca ogni tanto anche questi scherzi. E, dice Jean-Pierre de Caussade, in questa lettera tratta dalle sue Lettres Spirituelles” (Desclée de Brouwer), vale la pena di far buon viso a cattiva sorte. Tutto alla fine si risolve a nostro vantaggio. Beh, è  questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Bisogna sottomettersi a Dio in tutto e per tutto, per lo stato e la condizione in cui ci ha posti, per i beni e per i mali che ci ha dispensati ed anche per il carattere, lo spirito, la natura, il temperamento, le inclinazioni di cui ci ha dotati. Esèrcitati dunque nella pazienza con te stessa e a questa perfetta sottomissione alla volontà divina. Quando l’avrai acquisita, godrai di una grande pace, senza più lamentarti di nulla o risentirti contro te stessa, ma sopportandoti con la stessa dolcezza che devi usare con gli altri. Questa  disposizione è più importante di quanto tu possa pensare; e, in questo momento, non c’è forse nulla di più essenziale per la tua santificazione. Abbila perciò sempre davanti agli occhi, e compi degli atti frequenti di sotttomissione alla santa volontà di Dio, di carità, di sopportazione, di dolcezza, per te stessa più ancora che per gli altri. Tu non ci arriverai senza farti una grande violenza. Un’anima a cui Dio fa conoscere le proprie miserie è assai più di peso a se stessa di quanto non potrebbe esserle chiunque altro: perché costui, per quanto vicino sia, non è mai costantemente con noi; e, in ogni caso, non è in noi; mentre noi portiamo noi stessi senza sosta, senza poterci lasciare un solo istante, né smettere completamente di vederci, di sentirci e di trasportare ovunque con noi i nostri difetti e e le nostre imperfezioni. Ma ecco dove risplende soprattutto l’infinita bontà del nostro Dio: gli è che il dolore e la vergogna che ci causano i nostri difetti, ne costituiscono anche il rimedio, a condizione, tuttavia, che questa vergogna non si tramuti in dispetto, e che questo dolore ci sia ispirato dall’amore di Dio e non dall’amor proprio. Il dolore che nasce dall’amor proprio è pieno di turbamento e di acredine; e, lungi dal guarire le piaghe della nostra anima, non serve che ad esacerbarle. Al contrario, il dolore prodotto dall’amore di Dio è calmo e pieno d’abbandono. Se detesta la colpa, si compiace però dell’umiliazione che segue la colpa, così che ha come risultato di dare all’umiliazione tutto il suo merito e di trasformare le stesse perdite in occasione di guadagno. (Jean-Pierre de Caussade, Lettres Spirituelles).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Marzo 2010ultima modifica: 2010-03-06T23:39:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo