Giorno per giorno – 07 Marzo 2010

Carissimi,

“In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13, 1-3). L’idea che dietro alle nostre disgrazie, proprio come alle nostre fortune, ci sia sempre in qualche modo Dio è convinzione antica delle religioni. C’è solo da scegliere se ciò avvenga per una giusta punizione, o per vendetta, per gelosia, o per mettere alla prova i malcapitati di turno, come è dato di leggere qua e là anche nella Bibbia. Persino nella Lettera ai Corinzi, letta quest’oggi, che sembra, a prima vista almeno, smentire quanto Gesù afferma nel Vangelo, là dove dice della generazione dell’esodo: “Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore” (1Cor 10, 5-6.10). È vero, d’altro canto che, nel libro di Giobbe, lo stesso Dio era sceso per prendere, indispettito, le distanze dai religiosi che gli attribuivano la responsabilità delle disgrazie riversatesi sull’uomo integro e retto della terra di Uz. E per riaffermare che Lui era il Dio della creazione e della vita, se mai ce ne fossimo troppo presto dimenticati. Ma sembra che questo suo intervento non abbia avuto troppo successo. E, neppure, qualche secolo dopo, quello, che si sarebbe sperato decisivo, del suo benedetto Figliuolo. Il quale restituisce la palla, cioè l’iniziativa e la responsabilità, a noi. Com’è giusto, dato che si è uomini (e donne) e non burattini. Già suo Padre, a tempo debito, aveva detto: “Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita” (Dt 30, 19). Scegliere la vita e la benedizione è optare per il Principio della cura e della misericordia, con cui Dio si rivela a Mosè. Se il Dio in cui crediamo non è il Liberatore per eccellenza e non ci trascina nell’avventura della liberazione da ogni oppressione, schiavitù, sfruttamento, menzogna, non è il Dio degli ebrei, non è il Dio di Gesù Cristo, né dei cristiani. È solo un vecchio marpione al servizio di ben altri, inconfessati, interessi. Di tristi figuri. È un idolo d’argilla, un dio falso e bugiardo, che semina morte e distruzione. “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Convertirsi non a qualche religione, o dottrina o filosofia. Convertirsi alla vita, diventare benedizione.    

 

I testi che la liturgia di questa III Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Esodo, cap.3, 1-8a. 13-15; Salmo 103; 1ª Lettera ai Corinzi, cap. 10, 1-6. 10-12; Vangelo di Luca, cap.13, 1-9.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Perpetua e Felicita, dello sposo di questa, Revocato, di Saturnino e Secondulo, e del loro catechista, Saturo, tutti martiri a Cartagine. E di Swami Paramahansa Yogananda, mistico indù.

 

07 PERPETUA_E_FELICIDADE.JPGLe circostanze del martirio ci sono narrate nella Passione di Perpetua e Felicita, che comprende brani del diario dal carcere di Perpetua e di Saturo, ripresi e completati da un redattore anonimo, che alcuni pensano trattarsi di Tertulliano. Motivo della condanna a morte è l’intenzione di ricevere il battesimo che li farà cristiani, un passo a cui da tempo il gruppo si sta preparando. Perpetua è una giovane madre di ventidue anni, Felicita è una ragazza al suo servizio che, al termine della sua gravidanza, proprio in prigione dà alla luce un bambino. Inutili le pressioni che i parenti esercitano sui condannati perché abiurino ed abbiano così salva la vita: loro non si piegano. Secondulo muore di stenti, gli altri,  il 7 marzo dell’anno 203 sono portati nell’arena, esposti alle belve e infine decapitati. 

 

07 YOGANANDA.JPGMukunda Lal Gosh nacque a Gorakhpur, in India, il 5 Gennaio 1893, in una famiglia devota ed agiata. A 17 anni divenne discepolo di Swami Yukteswar Giri,  nel cui eremitaggio trascorse i successivi dieci anni. Laureatosi, nel 1915,  all’Università di Calcutta, entrò nell’ordine monastico degli Swami ricevendo il nome di Swami Yogananda. Nel 1920 s’imbarcò per gli Stati Uniti come delegato per l’India al Congresso internazionale di leaders religiosi a Boston. Il suo discorso al congresso, pubblicato in seguito con il titolo La scienza della religione, fu accolto con entusiasmo. Fondò poi la Self-Realization Fellowship allo scopo di diffondere nel mondo intero l’insegnamento plurimillenario dei suoi Maestri e la sua antica tradizione della meditazione (Kriya Yoga). Nel 1924 iniziò un tour continentale e, nel 1935, un viaggio di 18 mesi che lo portò in diversi paesi d’Europa e in India, nel corso del quale ebbe modo di incontrare  personalità, come il Mahatma Gandhi (che chiese di essere iniziato alla tecnica del Kriya Yoga), Ramana Maharshi e Anandamoyi Ma. Fu in questi anni che il suo guru Sri Yukteswar gli conferì il più alto titolo monastico di Paramahansa. Il 7 Marzo 1952, Paramahansa Yogananda entrò nel Maha-Samadhi (uscita cosciente dal corpo da parte di un maestro nel momento della morte). Scrisse: “Ogni chiesa compie del bene, per questo le amo tutte. Quando diverranno spazi di comunione con Dio, allora adempiranno alla loro missione. Le chiese dovrebbero essere delle arnie traboccanti del miele della realizzazione di Dio. Se questo non si verificherà, vedrete i templi e le chiese scomparire lentamente. Allora la religione verrà praticata all’aperto, in luoghi solitari, dove le anime veramente desiderose di Dio l’incontreranno”.

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui con un brano di Paramahansa Yogananda, tratto dal suo libro “Nel Santuario dell’anima” (Astrolabio). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La maggior parte degli uomini ritiene che, dopo essersi procurata innanzitutto il benessere e la sicurezza materiale, potrà avere in seguito la possibilità di pensare a Dio. Tuttavia, rimandare la ricerca del Signore crea soltanto uno stato di inesauribile insoddisfazione. Come prima cosa dovete trovare Dio. Egli è ciò di cui avete maggiormente bisogno nella vita, perché è la sorgente della felicità e della sicurezza eterne. Se anche una sola volta sarete consapevoli della sua presenza, saprete in che cosa consiste la vera felicità. Quando entrerete veramente in comunione con Dio vi renderete conto che, possedendo Lui, l’universo intero sarà ai vostri piedi. È Dio che provvede a voi, e perciò deve essere sempre con voi, in ogni istante. Se pensate a Dio nella meditazione più profonda, se lo amate con tutto il cuore e vi sentite completamente in pace alla sua presenza senza desiderare nient’altro, il suo divino magnetismo attirerà a voi tutte le cose che avete sempre sognato, e molto di più. In ogni aspetto della mia vita ho dimostrato questa verità: se amate Dio per Se stesso, e non per ciò che può offrirvi, e se siete completamente attratti dal suo magnetismo divino, quel potere che proviene da Lui sgorgherà dal vostro cuore e dalla vostra mente, e potrete così realizzare anche il vostro più piccolo desiderio. Se provate un amore incondizionato per Dio , Egli infonderà nella mente degli altri i pensieri che diverranno gli strumenti in grado di esaudire anche i vostri desideri inespressi. Ogni vostra preghiera rappresenta in realtà un desiderio. Ma quando trovate Dio, tutti i desideri svaniscono e non è più necessario pregare. Io non prego. Potrà sembrare strano, ma quando l’Oggetto della preghiera è sempre con voi, non avete più bisogno di pregare. Quando il desiderio di conoscere Dio o la preghiera con cui lo invocate verranno esauditi, troverete la gioia eterna. (Paramahansa Yogananda, Nel Santuario dell’anima).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Marzo 2010ultima modifica: 2010-03-07T23:05:00+01:00da fraternidade
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