Giorno per giorno – 01 Marzo 2010

Carissimi,

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato” (Lc 6, 36-38). Gesù insiste nel chiederci l’impossibile: di essere come il Padre. E perché non ce ne facciamo un’idea sbagliata, ce ne ricorda qual è la caratteristica che lo fa tale: la misericordia. E ci specifica di cosa è fatta la “sua” misericordia: Egli non giudica, non condanna, perdona, dona. In misura sovrabbondante, sorprendente, inconcepibile, aggiunge il Vangelo. Sicché la conclusione della sentenza, più che essere: “Perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” ci sembra debba leggersi: “Perché con la misura con la quale vi è stato misurato, misuriate anche voi in cambio”. Se no, si cade ancora nella logica della retribuzione, che è il contrario della sua misericordia. Lui invece ci chiede di fermarci un attimo, pensarci un po’ su, prendere coscienza di come Lui è [stato] – ogni volta – con noi e, se si riesce a non tramortire di gioia o, peggio, farci venire un colpo e a sopravvivere, cominciare, davvero, a fare uguale. E, allora, cambia tutto. È, come dovrebbe essere, il paradiso.   

  

Con le Chiese anglicana e luterana ricordiamo oggi la memoria di George Herbert, presbitero della Chiesa d’Inghilterra e poeta.

 

01 GEORGE HERBERT.jpgGeorge Herbert nacque a Montgomery-Castle, nel Galles, il 3 aprile 1593, quinto figlio di  Richard e Magdalen Newport Herbert. Dopo aver conseguito la laurea al Trinity College di Cambridge, il giovane George ebbe il posto di “pubblico oratore” all’universitá e divenne nel contempo membro del Parlamento. Tutto faceva presagire l’inizio di una carriera politica di successo, ma nel 1625,  alla morte di Giacomo I, Herbert, solo trentaduenne, decise di abbandonare simili ambizioni, per rispondere ad un’altra chiamata. Dopo il matrimonio, nel 1626, ricevette infatti l’ordinazione a presbitero e gli fu affidata la cura di una parrocchia rurale, a Bermerton, nel Wiltshire, dove nei pochi anni che gli restarono di vita si mostrò pastore attento ai bisogni spirituali e materiali del suo gregge. Quando seppe imminente la morte, chiamò l’amico Nicholas Ferrar, fondatore della comunità monastica di Little Gidding, e gli consegnò il manoscritto della sua raccolta di poesie, The Temple (Il Tempio), lasciando a lui la scelta di pubblicarlo o di distruggerlo. Morì nella sua parrocchia di Bermerton, il 1° marzo 1633. Nei cinquant’anni successivi, The Temple avrebbe raggiunto le tredici edizioni. Nel 1652, sarebbe stato pubblicato postumo anche un altro libro, questa volta in prosa, The Country Parson, his Character and Rule of Holy Life (“Il Parroco di campagna, Suo carattere e ruolo nella vita spirituale”).

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Daniele, cap.9, 4b-10; Salmo 79; Vangelo di Luca, cap.6, 36-38.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

 

Oggi, recandoci alla preghiera, alle sei e mezza del mattino, avevamo incontrato i bambini e i ragazzi del bairro che, come ogni giorno, sciamavano verso scuola, chi ancora assonnato, chi immusonito, o invece ben sveglio, allegro e scanzonato. Nel ridiscendere, però, poco più tardi, verso casa, li abbiamo già visti tutti di ritorno: lezioni sospese. Un ragazzino del “Colegio Aplicação”, Paulo Vitor, tredici anni, ieri, per chissà quale ragione, forse solo una sciocchezza che dev’essergli sembrata una montagna,  aveva deciso di farla finita. Ed ora.

 

Palito.jpgIeri notte, a Goiânia, è stato invece ucciso Palito, un giovane ventiseienne, che si chiamava in realtà (ma quasi nessuno lo sapeva) Maurício da Silva Filho, che di professione faceva ridere i bambini e mica solo loro. Era  pagliaccio ed educatore del Circo Lahetô, dov’era entrato quando aveva solo dodici anni. L’hanno finito con sei coltellate, perché si era intromesso per difendere il fratello in una lite. Nella camere ardente dove è stato vegliato, sul pannello che portava le fotografie della sua carriera, c’era scritto:  Palhaço não morre nunca. Viaja por aí acendendo sonhos”, “Il pagliaccio non muore mai.  Viaggia lì intorno accendendo sogni”. Il Circo era venuto più volte anche qui da noi, a Goiás, e Palito era amico di Lucinha, Norma, Edna e di molti altri, naturalmente. Come si conviene a un pagliaccio. Ora starà cercando di far ridere Lui, nell’alto dei cieli. Dato che dev’essere piuttosto triste per come vanno le cose quaggiù.      

 

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo, offrendovi in lettura un brano di George Herbert, tratto dal suo “A priest to the temple, or, the country parson”. Parla di come devono essere i nostri parroci con noi, ma va bene anche per noi, comuni mortali. Ed è il nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il Parroco non è solo un padre per il suo gregge, ma si professa sempre e solo tale, comportandosi perciò come se fosse stato lui stesso a generare l’intera parrocchia. E a questa convinzione fa sempre ricorso. Così, in questo modo, quando qualcuno pecca, non lo prenderà in odio, come fosse un funzionario, ma avrà pietà di lui proprio come un padre: ed anche in quei torti che riguardano il pagamento delle decime o che, in altro modo, vengono fatti alla sua persona, egli considererà l’offensore come un bambino, e lo perdonerà, cosicché possa, prima o poi, sorgere in lui qualche segno di ravvedimento. E anche se, dopo molti ammonimenti, quello continuasse indocile, lui non smetterà, e tergiverserà a lungo prima di decidersi a diseredarlo, né forse arriverà mai a farlo. Sapendo che qualcuno è chiamato all’undicesima ora, egli aspetterà, dato che mai potrebbe determinare l’ora della venuta di Dio. E ciò che  lui non può rispetto all’ultimo giorno, tanto meno lo può rispetto ai giorni intermedi della Conversione. (George Herbert, A priest to the temple, or, the country parson).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Marzo 2010ultima modifica: 2010-03-01T23:17:00+01:00da fraternidade
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