Giorno per giorno – 27 Febbraio 2010

Carissimi,

“Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 46-48). Chissà, ci dicevamo, scherzando un po’, stamattina, se Gesù, insegnando queste cose,  aveva messo in conto il ribaltone che dava alle basi stesse della religione, che, da sempre, è tanto meticolosamente impegnata a dare a ciascuno il suo, secondo i meriti (o i castighi) acquisiti nel tempo. Già, perché egli sta facendo consistere la perfezione del Padre (e, perciò, anche quella a cui noi siamo chiamati, come cristiani e come chiesa) nell’incondizionatezza dell’amore. Non c’è proprio verso, il Padre di Gesù “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5, 45). Se facesse altro, se non accogliesse cioè i peccatori, coloro che lo rifiutano, lo combattono, lo negano,  con la stessa generosità e allegria con cui accoglie i santi, i confessori e i martiri della fede, saremmo autorizzati a sbugiardarlo e a dirgli: un qualsiasi boss mafioso o un qualunque legaiolo è capace di voler bene a quelli che sono come lui, e di ricompensare coloro che hanno operato secondo le direttive della banda o del partito. Tuo Figlio ci ha insegnato che Tu sei diverso. E Lui non avrà modo di chiudere le porte in faccia a nessuno che non si proponga di starsene volutamente fuori. Anche se poi avrà qualche ragione anche il nostro amico Pastor Raimundo, quando dice, basandosi sul Vangelo (“In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo” e altri passi analoghi), che, al momento opportuno, si dovrà pur scontare qualcosa (nulla a che vedere con il Purgatorio, ci ha tenuto a precisare, per evitare qualsiasi sospetto di eresia, dal suo punto di vista!!). Ma non sarà stato Lui a volerlo, saremo noi, capaci finalmente di vergognarci quanto basta.     

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Gregorio di Narek, asceta, mistico e poeta del X secolo.

 

27 gregorio di narek.jpgNato intorno all’anno 951,  Gregorio entrò giovanissimo nel monastero di Narek, dove era abate Ananaia Narekatsi, uno dei monaci più celebri dell’epoca, fratello di suo nonno. Il monastero sorgeva, ad un’altezza di 1650 metri, a pochi chilometri dalla riva sud-orientale del Lago di Van (oggi in territorio turco), che con i suoi 120 chilometri di lunghezza e gli 80 di larghezza è un vero e proprio mare. Di Gregorio non si sa più nulla, se non che, in quel monastero, visse tutta la sua vita, facendo ciò che deve fare un monaco, pregando, lavorando, insegnando e contemplando. Tradusse in versi mirabili la sua esperienza, il senso acuto del peccato e il desiderio estremo di esprimere e giungere a toccare il Dio che, indicibile e inafferrabile, come in un gioco amoroso a rimpiattino, ci insegue e ci sfugge. Gli cantava: “Tu, se noi sfuggiamo, corri dietro a noi, / se siamo indeboliti, Tu ci fortifichi, / se ci smarriamo, Tu ci spiani un sentiero facile, / se siamo intimiditi, Tu ci incoraggi, … / se mentiamo, Tu ci giustifichi con la tua verità, … / se non desistiamo dalla nostra volontà, Tu ci fai desistere…/ se ci alieniamo, Tu tieni lutto, / se ci avviciniamo, Tu fai festa, / se diamo, Tu accetti, / se noi ci rifiutiamo, Tu maggiormente elargisci i tuoi doni”.  Gregorio morì il 27 febbraio 1010 (o forse 1011). Il corpo fu sepolto nel monastero dedicato a santa Sanducht, prima martire armena (I° secolo) e figlia del re Sanatruk, che la tradizione vuole sacrificata per la fede su ordine del padre. Più tardi i resti del santo furono trasferiti a Sebaste, l’attuale Sivaz, nell’Anatolia centrale, accompagnando l’esodo delle popolazioni che fuggivano le prime invasioni delle tribù turciche.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Deuteronomio, cap.26, 16-19; Salmo 119, 1-8; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Padre Haroldo Rahm è un prete texano, che vive in Brasile dal 1965, dove ha lavorato per dodici anni in una favela, per due anni in un quartiere di prostitute (lui non accetta di chiamarle così, prostituti sono i loro clienti!), creando nel 1978, a Campinas,  la Fazenda do Senhor Jesus per il trattamento e il recupero di tossicodipendenti.  Da qualche anno dà anche corsi di yoga cristiano. Giunto alla bella età di 91 anni, non sta mai fermo, e la sua agenda continua ad essere piena di inviti da ogni parte del mondo. Nessuno si sarebbe sognato di poterlo avere qui a Goiás in questo fine di settimana per guidare un “ritiro” destinato ai giovani ospiti della Chácara Paraíso, nonché ad un piccolo gruppo di amici e collaboratori. Tutto è stato possibile grazie all’azione discreta ed efficace della nostra amica Arcelina. L’esperienza, a detta di quanti vi hanno partecipato, si è rivelata davvero ricca e si spera possa produrre molti frutti. 

 

Bene, anche per stasera è tutto. Noi ci si congeda con una preghiera di Gregorio di Narek, tratta dal suo “Le livre de prières” (Editions du Cerf), che troviamo in traduzione italiana nella collettanea a cura delle Monache benedettine,Spero nella tua misericordia. Preghiere e invocazioni di monaci siriaci” (Paoline). È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Fissa il tuo sguardo su di me, / o Compassionevole, / come un tempo su Pietro / allorché ti rinnegò, / perché sono del tutto annientato. // Irradia su di me / il raggio della tua misericordia, / tu che sei tutto bontà, / affinché, ricevuta la tua benedizione, / Signore, / io  sia giustificato, / io viva, / e divenga puro dai miei errori / che non sono le tue opere / e che mi torturano. // Non ho l’audacia di tendere verso di te / la mia mano colpevole, / fino a che tu avvicini / la tua destra benedetta, / per rinnovarmi, io condannato. // Trionfa dunque ancora una volta / della mia testardaggine / grazie alla tua dolcezza / venendo in mio soccorso, / nella tua benignità. // E per la tua onnipotenza / rimetti la somma totale dei miei peccati: / i miei primi errori, con quelli / della media età / e quelli della fine della vita. / O Cristo, / ingegnoso nel realizzare l’impossibile, / o Re, Luce dei giusti. // (Gregorio di Narek, Le livre de prières , L, III).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Febbraio 2010ultima modifica: 2010-02-27T23:53:00+01:00da fraternidade
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