Giorno per giorno – 11 Febbraio 2010

Carissimi,

“Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli” (Mc 7, 28). Andatela a spiegare ai legaioli  di costì (dicono che ce n’è ancora sotto il pulpito di qualche chiesa e persino qualcuno sopra, e speriamo che si vergognino almeno un po’), la teologia di questa cocciuta e un po’ sfrontata extracomunitaria, che si azzarda a fare la lezione niente meno che a Gesù. E Lui incassa tranquillamente: scacco matto, bella mia. Hai battuto niente meno che Dio. E dona Dominga – che è più vicina a Dio e al suo modo di pensare di tutti noi – stamattina diceva che i cagnolini, lei, non li tratta a briciole. Se il buon Dio li ha mandati ad abitare da noi, che pure si è poveri, hanno diritto alla loro razione. E se capita che non resti nulla del pasto, perché figli e nipoti hanno spesso una fame da lupi, un po’ di riso e qualcosa di contorno bisognerà cucinarlo di nuovo, per loro. Perché così comanda Dio. Che non sappiamo dove sta scritto, ma lo sa lei e ci basta. Ora, se dev’essere così con i cagnolini, immaginarsi con gli esseri umani.    

 

11_LOURDES.JPGLa Memoria di Nostra Signora di Lourdes, che la Chiesa cattolica celebra oggi è la maniera per ricordare il rendersi presente della madre di Gesù nella nostra vita e in quella della società e magari della Chiesa, per insegnarci come si dovrebbe essere. Presenti sempre anche noi ad ogni necessità altrui. Ridando vita nella nostra storia al Principio della cura. La memoria trae origine dalle apparizioni avute, tra l’11 febbraio e il 16 aprile 1858, da una giovane contadina analfabeta, Bernadette Soubirous. Una giovane sconosciuta, che Bernadette battezzò subito col nome di Aquerò (Quella là), in seguito le si rivelò con un nome ben più difficile a dirsi e ad intendersi: “Que soy era Immaculada Councepciou”. Aggiunse poi che era tempo che il mondo si desse una mossa. Ma il mondo sembra aver continuato imperterrito. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

 

Noi in questo giorno ricordiamo anche Abraham Johannes Muste, profeta di pace e di nonviolenza, e di Marie-Dominique Chenu, teologo del Concilio.

 

11 A. J. MUSTE.jpgAbraham Johannes Muste nacque l’8 gennaio 1885 a Zierikzee (Olanda), figlio di Adriana Jonker e Martin Muste. All’età di sei anni si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti, di cui acquisì la cittadinanza. Sposato ad Anna Huizenga, nel 1909 fu ordinato pastore della Chiesa riformata. Ma, presto, deluso dagli insegnamenti di questa, passò ad essere pastore della Chiesa congregazionale, lasciandosi poi conquistare dal misticismo pacifista della Società degli Amici (quaccheri).  A cavallo tra gli anni venti e trenta, si coinvolse nelle lotte del movimento sindacale, scivolando su posizioni marxiste e trozkiste. Finché, un giorno del 1936, entrando in una chiesa durante un viaggio in Europa, sentì più forte che mai la convinzione che era la chiesa la sua vera casa e il suo cammino, con la proposta evangelica della pace e della nonviolenza. Negli anni della proliferazione nucleare, Muste si persuase che il mondo fosse entrato in una nuova epoca buia e che i cristiani erano chiamati a creare piccole oasi di coscienza e ragionevolezza. Ad un cronista che gli chiese un giorno se pensava di cambiare il mondo facendo veglie all’esterno delle basi nucleari, rispose: “Non lo faccio per cambiare il mondo. Lo faccio per impedire al modo di cambiarmi”. Ripetutamente arrestato per le manifestazioni e proteste organizzate, fu anche uno degli artefici dell’opposizione alla guerra in Vietnam. Nel 1966, già ottantaduenne fu arrestato a Saigon, per aver tentato di manifestare davanti all’ambasciata Usa. Morì l’11 febbraio 1967 dopo esser tornato da un viaggio in Vietnam del Nord, dove potè testimoniare di persona gli effetti dei bombardamenti nordamericani. Soleva dire: “Non esiste una via alla pace, la pace è la via”.

 

11 MARIE-DOMINIQUE CHENU.jpgMarcel Chenu era nato a Soisy-sur-Seine (Francia), il 7 gennaio 1895. Attratto dalla vita contemplativa, dalla liturgia, dallo studio e dalla vita di comunità, come egli stesso ebbe a confessare in seguito, entrò, diciottenne, nell’Ordine Domenicano, presso il convento di Le Saulchoir, a Kain, in Belgio. Qui fece la sua prima professione religiosa nel 1914, assumendo il nome di Marie-Dominique. Si recò, poi a Roma, a studiare teologia, all’Angelicum, sotto la guida del padre Réginald Garrigou-Lagrange. Fu ordinato presbitero nel 1919. Tornato in patria, l’anno successivo, fu nominato professore al Centro di Studi di Le Saulchoir (che nel 1939, si sarebbe trasferito a Étiolles, nei pressi di Parigi), dove rimase fino al 1942, quando fu costretto ad allontanarsene per la condanna del suo libro Une École de Théologie, uscito nel 1937 e diffuso per altro soltanto in sette/ottocento esemplari tra gli amici e gli allievi. La condanna intendeva colpire le proposte innovative di Chenu sulla necessità di diversi “stili teologici”, imposta dai mutamenti epocali in atto. Lasciato l’insegnamento di Le Saulchoir, Chenu fu assegnato al convento parigino di Saint-Jacques, dal quale fu allontanato nel febbraio del 1954, e inviato a  Rouen, per il suo coinvolgimento nella questione dei preti operai. Solo nel giugno del 1962 farà ritorno definitivamente a Parigi. Dal settembre al dicembre dello stesso anno, fu chiamato come perito al Concilio Vaticano II. La Costituzione conciliare Gaudium et Spes risente del contributo della sua teologia dell’incarnazione, della creazione, della praxis, della storia. Dopo il 1966 visse nel convento di Saint-Jacques, dove morì l’11 febbraio 1990.

 

Bene, i testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro dei Re, cap. 11,4-13; Salmo 106; Vangelo di Marco, cap. 7,24-30.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

La memoria liturgica di Nostra Signora di Lourdes coincide con la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato. Vorremmo che essa fosse di stimolo per tutti noi ad accorgerci che “loro”, i malati, ci sono, spesso in condizioni di solitudine, quando non di abbandono, e ci aspettano.

 

Noi ci congediamo qui, lasciandovi a una citazione di Marie-Dominique Chenu, che, tratta dal suo libro, “Il Vangelo nel tempo” (AVE), risale niente meno che al 1948. Ci pare un invito straordinariamente attuale, un vaccino contro ogni integralismo di ritorno. Ed è, per oggi, il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Cristianità profana? L’espressione sembra incoerente; e forse il termine di cristianità evoca troppo, malgrado tutte le decantazioni consentite, quell’ambiente sacrale in cui le strutture sociali non erano che la rifrazione dei valori religiosi. A parte il termine, comunque, il movimento della storia, come anche la verità della grazia, consente oggi al cristiano di riafferrare in tutta la sua purezza il lievito evangelico, appesantito dalla pasta umana che un tempo ha contribuito a far lievitare, ma che oggi ostacola la sua immersione, in maniera del tutto diversa, nel mondo nuovo. Questa nuova maniera consiste in un’attenzione fiduciosa verso le nuove strutture della società, nella preoccupazione di scoprire le comunità naturali che gli uomini tentano di costruire, dalla semplice comunità di vicinato fino alle più vaste federazioni di lavoro, invece di creare per loro conto delle comunità dette cristiane, a fronte di quelle comunità naturali considerate più o meno inevitabilmente come rivali. La responsabilità spirituale non è certo diminuita; ma si compie attraverso un’assunzione degli stessi ingranaggi umani: più la grazia è grazia d’incarnazione, più investe con la sua stessa purezza la totalità dell’uomo, secondo la tonalità della natura umana, senza confusione o miscuglio, senza riduzione o sviamento. L’unità spirituale natura-grazia sarà tanto meglio realizzata quanto più sarà rispettata la distinzione: autonomia strutturale e tecnica della natura, trascendenza della grazia. (Marie-Dominique Chenu, Il Vangelo nel tempo).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 11 Febbraio 2010ultima modifica: 2010-02-11T23:15:00+01:00da fraternidade
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