Giorno per giorno – 08 Febbraio 2010

Carissimi,

“E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati” (Mc 6, 56). “Ho finalmente il coraggio di prendere la penna per redigere queste poche righe. Sono schiantato, abbattuto, annientato, distrutto, schiacciato, ecco tutto quello che posso dire. Ringrazio il Buon Dio d’aver permesso che io viva nella mia carne e constati questo fenomeno inedito, terrificante che è il sisma di 7,3 della scala Richter. Constatare coi propri occhi il crollo di centinaia, di migliaia di case, morti disseminati sulle strade della capitale, gente stravolta, che vaga nella capitale senza sapere dove andare… Non potendo più respirare gli odori pestilenziali dei cadaveri, abbiamo preso la decisione di seppellire i numerosi morti della nostra scuola “Françoise e René de la Serre”, in una buca scavata per l’immondizia. Il trauma era tale che i genitori non sono venuti, ognuno gettava la sua spoglia e se ne tornava via per non assistere a una scena così tragica: in occasioni come questa, l’inumazione di un parente è inumana e bestiale. La sofferenza si leggeva sul volto silenzioso della gente che non aveva più il coraggio di sorridere, in un paese in cui il sorriso fa parte dell’educazione haitiana. Ma di fronte a tutto questo, Mio Dio, cosa vuoi, cosa ci vuoi dire? So fino alle mie viscere che tu sei il Dio che ci ama, ci crea, ci salva, ci forma, ci invia. Non ti potrò mai comprendere, né Te e neppure la tua Grazia. Non cerco di comprendere questo male mortale che ci cade addosso bruscamente, ci uccide, ci umilia, ci mette in ginocchio, ma noi sappiamo che il male non ha l’ultima parola: l’amore crede tutto, comprende tutto, accetta tutto”. È la lettera che scrive da Haiti, fratel Franklin, fondatore dei Piccoli Fratelli dell’ Incarnazione, una congregazione locale che si ispira alla spiritualità foucoldiana. Ce la fanno avere i piccoli fratelli di Spello attraverso la loro ultima lettera circolare e ci è venuto di metterla qui, a commento del Vangelo di oggi. No, non è un commento, è un interrogativo angoscioso. Non è neppure questo, è l’oscurità della fede. Che sollecita la risposta della nostra carità. Come essere lembo del suo mantello per la gente di Haiti?  

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di Bruno Hussar, profeta di pace in Israele, e di Stefano di Muret, testimone dell’Evangelo.

 

08_BRUNO_HUSSAR BIS.jpgAndrea Hussar era nato a Il Cairo il 4 maggio 1911, da genitori ebrei non praticanti. Dopo gli studi al liceo italiano nella capitale egiziana, il giovane, alla morte del padre, si trasferì con la madre in Francia, dove ottenne la cittadinanza francese, completando a Parigi gli studi di ingegneria. Fu in quegli anni che iniziò un cammino spirituale che sfociò nella scoperta del cristianesimo e nella richiesta del battesimo. Battezzato il 22 dicembre 1935, svolse la sua professione per alcuni anni fino a quando nel 1941 fu colpito da una tubercolosi che lo condannò per due anni a completa immobilità. Nel 1945 maturata la vocazione religiosa, entrò tra i domenicani, assumendo il nome di Bruno. Fu ordinato sacerdote cinque anni più tardi ed inviato nel 1953 in Israele per favorire la creazione di un centro di studi ebraici, che vedrà la luce cinque anni più tardi, la Casa di sant’Isaia. Lì, Bruno approfondì la sua coscienza di appartenere al popolo ebraico e contribuì, con la sua attività di riflessione e di studio, negli anni che seguirono, a tessere le fila del dialogo ecumenico tra la Chiesa e il popolo ebreo. Negli anni settanta, assieme ad Anne Le Meignen, diede avvio al progetto di Nevè Shalom/Waahat as-Salaam, Oasi di pace, un villaggio, situato tra Tel Aviv e Gerusalemme, in cui, convivendo insieme, ebrei, musulmani e cristiani delle diverse confessioni, apprendessero a conoscere, rispettare e amare le rispettive identità.  Il frate volle che là sorgesse un luogo di preghiera, privo di qualsivoglia simbolo religioso, chiamato Dumia (Silenzio), dove chiunque potesse raccogliersi in contemplazione. Bruno Hussar morì nel suo villaggio, profezia di un futuro di pace,  l’8 febbraio 1996.

 

08_ESTEVÃO_DE_MURET.GIFStefano di Muret era nato nel 1045 nel castello di Thiers, feudo di famiglia, nell’Auvergne. Poco più che trentenne,  semplice laico, divenne eremita, nella zona di Limoges, nel sud-ovest della Francia, riunendo altri amanti della solitudine al servizio di Cristo. Accoglieva allegramente quanti venivano a ricevere una parola, grandi e piccoli, poveri e ricchi, giusti e peccatori. Morì l’8 febbraio 1124.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro dei Re, cap. 8,1-7.9-13; Salmo 132; Vangelo di Marco, cap.6, 53-56.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Shivaismo, Vishnuismo, Shaktismo.

 

Sabato scorso è morta Marina, la mamma del nostro amico Vittorio di Milano. I nostri vecchi ci lasciano, uno dopo l’altro, e parrebbe persino normale che accada. Anche se vorremmo fosse senza troppe sofferenze e con la comunicabilità degli affetti rimasta intatta. Ma il male oscuro che ha colpito, dai tempi dei tempi, il mondo, raramente lo permette. Anche se non è ciò che Lui vuole. Noi, a quel male, si può tentare, di volta in volta, di fare schermo, come si può. Beh, Vittorio, Claudia e Davide ce l’hanno messa tutta. Ora, lei, riposa. Dove non c’è più male. Noi metteremo il loro dolore nelle nostre preghiere.  E in questa rete di amicizia che si è creata nel tempo, siamo certi lo farete anche voi.

 

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda con una citazione di Stefano di Muret, tratta dal suo “Liber de Doctrina”, edito in Italia con il titolo “L’Evangelo e nient’altro” (Edizioni Qiqajon). Che è, per oggi, il nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

La carità non sarà piena finché non sarà nel regno dei cieli. Tuttavia si adempirà ogni volta che ognuno degli eletti amerà ciascuno degli altri come se stesso e tutti gli altri ameranno lui come se stessi. In seguito però tutti, angeli e uomini nella stessa misura, convertiranno il loro amore al Signore e lo ameranno più di se stessi. Dio comunque non sarà mai superato: egli amerà ciascuno di loro ben più di quanto tutti loro avranno saputo amarsi a vicenda e ameranno Dio. Inoltre darà tutto se stesso a ciascuno, non in una parte ma interamente, al modo stesso in cui molti uomini vedono il sole e nessuno fa da impedimento ad un altro ma ciascuno lo riceve tutto. […] L’uomo sufficientemente istruito da parole di bene deve dunque sforzarsi di coltivarle nella pratica affinché giungano a piacergli. Come infatti un favo è più dolce all’uomo che ne mangia che a chi lo guarda soltanto, così la parola divina è più dolce all’anima che la realizza che se la si conoscesse attraverso l’udito e lo scritto senza però viverla. (Stefano di Muret, Liber de doctrina, 117, 1-2).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Febbraio 2010ultima modifica: 2010-02-08T22:12:00+01:00da fraternidade
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