Giorno per giorno – 24 gennaio 2010

Carissimi,

“Gesù arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4, 21-22). Cominciamo oggi a leggere il Vangelo di Luca, che ci accompagnerà durante tutto questo anno liturgico, fino al prossimo Avvento. E l’evangelista ci presenta Gesù che, dopo il tempo trascorso al Giordano e poi nel deserto, fa ritorno a casa, al paese che l’aveva visto crescere, dove tutti lo conoscevano come il figlio del falegname. Lì, un sabato, durante il culto sinagogale, chiede di leggere il brano profetico, che segue di norma la lettura della Torah. Il testo è quello, ben conosciuto, di Isaia, che recita: “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore” (Is 61, 1-2). Poi Gesù dice solo: Ecco, questa Parola oggi diventa realtà. E sono io. Noi, la Chiesa, queste parole dovremmo leggercele ogni mattina, al risveglio, e recitarcele ogni sera, quando ci corichiamo. Perché “questo” è Gesù in cui diciamo di credere. E questo dovremmo essere noi (certo, fatte le debite, infinite, differenze), se è vero che siamo rinati in Lui. Come può succedere, allora, che il male, nelle sue molteplici forme, accada intorno a noi, senza che noi ci si senta interpellati a fare qualcosa, a testimoniare qualcosa del suo contrario? Forse, proprio perché non siamo più abituati a prestare attenzione alla Parola proclamata, quell’attenzione che faceva vibrare e piangere tutto il popolo, al ritorno dall’esilio babilonese, mentre ascoltava la lettura dei rotoli della Legge (Ne 8,9). Come ci racconta la prima lettura di oggi. Che saremo noi? Parola incarnata o parola incatenata?

 

I testi che la liturgia di questa III Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

 

Libro di Neemia, cap.8, 2-4a. 5-6. 8-10; Salmo 19; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.12, 12-30; Vangelo di Luca, cap.1, 1-4; 4, 14-21.

 

La preghiera della Domenica è comunione con tutte le chiese e comunità cristiane.

 

Il calendario ci porta oggi la memoria di Erich Sack, pastore luterano, oppositore del nazismo, martire a Dachau

 

24 Erich_Sack.gifErich Sack nacque, il 1° Aprile 1887,  a Goldap, nella Prussia Orientale (oggi, in Polonia). Ordinato Pastore luterano dopo gli studi in teologia all’Università di Königsberg , aveva cominciato a svolgere il  suo ministero nella Parrocchia di S. Anschar e all’ospedale “Bethlehem” a Eppendorf, nei dintorni di Amburgo. Nel  1914 ritornò nella Prussia Orientale e divenne Patore a Lyck (Ełk). Nel 1924 si trasferì a Pillkallen (Dobrovolsk) e, nel 1927, a Lasdehnen (Krasnoznamensk). Dopo la prese del potere da parte dei nazisti, si oppose strenuamente all’organizzazione dei “Cristiani tedeschi” di ispirazione nazista, e si unì alla Chiesa Confessante. Nel 1942 fu arrestato dalla Gestapo , sotto l’accusa di “minare la resistenza del popolo tedesco” per aver espresso pubblicamente le sue preoccupazioni circa una vittoria tedesca. Erich Sack morì nel campo di concentramento di Dachau il 24 Gennaio 1943.

 

Come brano di chiusura vi proponiamo qui una citazione di Elsa Morante, che ci ha inviato ieri la nostra amica Giusi di Milano, senza indicarcene con esattezza la fonte. È una rilettura del fascismo e del personaggio Mussolini. Ma, ci pare serva, più in generale, ad intendere il meccanismo per il quale solo alcuni di quelli che si dicono cristiani si sentono chiamati a prendere posizione  di fronte ai meccanismi di oppressione che si affermano qua e là nel mondo, mentre la gran parte se ne considera esonerata. Come è successo, appunto, con il Pastore Erich Sack e la Chiesa confessante, da un lato, e la maggior parte dei cristiani tedeschi, durante il nazismo, in Germania. Ma anche altrove. Inclusa l’Italia, o il Brasile e, più in generale, l’America Latina, durante la stagione buia delle dittature.  Beh, è questo per oggi il nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbe meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare. (Elsa Morante, 1945).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 gennaio 2010ultima modifica: 2010-01-24T22:10:00+01:00da fraternidade
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