Giorno per giorno – 07 Gennaio 2010

Carissimi,

‘‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore’’ (Lc 4, 18-19). Questa profezia, ci dicevamo stamattina, riassume la vocazione e la missione di Gesù. E anche quella della chiesa e la nostra, se vogliamo che sia, come dovrebbe essere, riflesso della sua. E della verità del Padre. Ogni discorso su Dio, sul Dio della Bibbia, sull’Abba di Gesù, non può che essere un discorso e una pratica di liberazione. Il primo teologo della liberazione (grazie a Dio, non c’era ancora a quel tempo la Congregazione per la Dottrina della Fede) è stato Gesù, o lo Spirito che lo ispirò. E noi, la nostra comunità, la nostra Chiesa, che discorso proponiamo su Dio? Con le nostre parole, sì, ma, più ancora, con le nostre azioni, nei confronti dei poveri e degli oppressi del nostro tempo.

 

Il martirologio latino-americano ci propone  la memoria dei coniugi Felipe e Maria Eugenia Barreda, martiri in Nicaragua, e quella di Pablo Gazzarri, presbitero e martire in Argentina.

 

07 Felipe e Maria Barreda.jpgFelipe Barreda faceva l’orologiaio a Estelí, in Nicaragua. Maria Eugenia García, sua moglie, era parrucchiera. Lui aveva 52 anni, lei 50. Si erano sposati trent’anni prima. Avevano fatto sei figli ed erano nonni di quindici nipoti. Negli anni 70, quando in Nicaragua dominava la dittatura di Anastasio Somoza, erano entrati nei Cursillos de Cristiandad, poi erano diventati animatori delle comunità di base della loro città e si erano impegnati attivamente, a partire dal 1975, nel movimento sandinista, per dare contenuti concreti all’opzione della Chiesa per i poveri. Il trionfo della rivoluzione, nel luglio 1979, aveva aperto grandi speranze, ma scatenò da subito la rivolta dei contras, formazione terrorista, costituita per lo più da ex-membri della Guardia Nazionale somozista, cui si aggregarono presto altri gruppi di scontenti, appoggiati e armati, neanche a dirlo, dai potenti vicini. Maria entrò a far parte della prima giunta dell’amministrazione comunale, mentre lavorava nel quartiere più povero di Estelí. Nel dicembre del 1982, i due coniugi si unirono alle migliaia di volontari che si recavano in montagna per partecipare alla raccolta di caffè. Lavoravano in una piantagione di El Ural, provincia di Nueva Segovia, quando furono sequestrati il 28 dicembre e la coltivazione di caffè distrutta. Sottoposti ripetutamente a torture, percosse e violenze, il 7 gennaio 1983, furono entrambi assassinati.

 

07 pablo gazzarri.jpgPablo Gazzarri era nato il 19 settembre 1944 a Buenos Ayres, da María Zulema Truffa e Silio Mario Enrique Gazzarri. Dodicenne era entrato in seminario, a Villa Devoto e, al termine degli studi, era stato ordinato sacerdote, il 27 novembre 1971. Fu destinato dapprima, alla parrocchia di Santa Rosa da Lima, in un quartiere della capitale, poi, nel 1974,  a quella della Madonna del Carmine di Villa Urquiza, dove crebbe ancor più il suo impegno sociale, già maturato negli anni del seminario,  a favore dei più poveri. Entrò nel Movimento dei Sacerdoti per il Terzo Mondo, e in quello dei Cristiani per la Liberazione. Nel corso del 1976 aveva deciso di entrare a far parte dei piccoli fratelli del Vangelo della famiglia di Charles de Foucauld, per dedicarsi maggiormente all’apostolato tra i più poveri. Ma non ne ebbe il tempo. Il 27 novembre 1976, anniversario della sua ordinazione, fu sequestrato, su segnalazione di un prete, che sarebbe in seguito divenuto vescovo,  nei pressi della casa dei genitori, da uomini che vestivano l’uniforme della polizia. Aveva già ricevuto ripetute minacce, a causa del suo impegno, soprattutto dopo il massacro dei sacerdoti pallottini di san Patricio. Il card. Pironio, che era stato suo direttore spirituale negli anni del seminario, tentò inutilmente di aver sue notizie dalle autorità argentine. Fu visto prigioniero nella Scuola di Meccanica dell’Esercito, dove fu brutalmente torturato. Trasferito nella prima settimana del gennaio 1977, fu imbarcato per un “volo della morte”, narcotizzato e gettato in mare.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera di Giovanni, cap.4, 19-5, 4; Salmo 72; Vangelo di Luca, cap.4, 14-22a.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

Noi ci congediamo qui, con un brano che ci pare particolarmente pertinente, tratto dal libro di Jon Sobrino, “Tracce per una nuova spiritualità” (Borla). Che è per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Credo che la Chiesa europea, come qualunque altra Chiesa, avrà un futuro nella misura in cui si integrerà davvero nella nostra umanità attuale, umanità costituita da milioni di poveri che soffrono e vogliono vivere, che mantengono fede e speranza, che non smettono di tentare la propria liberazione; che, con linguaggio evangelico, sperano e lavorano per il regno di Dio. Si dice a volte che le Chiese dell’America Latina abbiano un grande vantaggio su quelle europee, perché in America Latina questa realtà dell’umanità appare più patente ed è quindi più facile inserirsi in essa. Vantaggio certamente tragico ma offerto a tutti: rendersi corresponsabili del futuro di questa umanità di poveri. Quando ciò si verifica la vita riacquista il suo significato e persino la sua gioia; il Vangelo è buona notizia; Cristo torna ad essere il Gesù di Nazaret. La vita dei credenti diventa sequela di Gesù nel mondo di oggi. Tale sequela non è più accompagnata dal  vecchio trionfalismo ecclesiale, bensì dalla sobrietà basata sulla verità. La vita diventa un cammino dal profondo significato, non perché noi cristiani abbiamo già soluzioni per tutto, ma perché, oggettivamente, sappiamo in quale direzione ci muoviamo: il regno di Dio; e, soggettivamente, perché ci mettiamo al servizio della vita. Il futuro della Chiesa dipende dalla sua decisione di compiere quanto diceva il profeta Michea: “Praticare il diritto e la giustizia e camminare, senza trionfalismo da un lato, e senza complessi di inferiorità dall’altro, ma umilmente, col tuo Dio”. Facendo il regno di Dio, come Gesù, andiamo verso quel Dio. In questo modo, i credenti e le Chiese assumono la loro corresponsabilità umana e vivono la gioia della loro fede. (Jon Sobrino, Tracce per una nuova spiritualità).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Gennaio 2010ultima modifica: 2010-01-07T22:36:00+01:00da fraternidade
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