Giorno per giorno – 23 Dicembre 2009

Carissimi,

“Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: No, si chiamerà Giovanni” (Lc 1, 57-60). “Si compì il tempo del parto”. Forse è questo, forse per il nostro tempo è ancora presto. Così non nasce il futuro annunciato o, il futuro che nasce, preferiamo, prudentemente, vederlo ancora sotto il segno della promessa differita nel tempo. Chiamarlo Zaccaria, come suo padre, suo nonno, suo bisnonno (Zaccaria, “Dio-si-ricorda”, va bene, ma fino a quando?). E non invece decidere che “si chiamerà Giovanni” (Dio ha fatto grazia). Anche se questo ci fa paura, perché sentiamo che dovrà cambiare tutto. E noi non siamo mai sufficientemente pronti ad essere le prove generali della sua Venuta. Suoi precursori. E la gente che si chiede su ciascuno di noi: “Che sarà mai questo bambino?”. No, buon Dio, questa volta, hai proprio sbagliato indirizzo. Prova alla porta accanto.

 

Due sono le memorie di oggi: quella dell’ebreo Abraham Joshua Heschel, maestro, mistico e profeta del nostro tempo, e quella di Gabriel Maire, martire per la giustizia in Brasile.

 

23 ABRAHAM HESCHEL.JPGAbraham Joshua Heschel era nato a Varsavia l’11 gennaio 1907, discendente di una famiglia di rabbini e mistici  chassidici, tra cui Dov Ber di Mèzeritch e Levi Yitzchak di Berditchev.  Pur fedele alla mistica e alla spiritualità dei padri, scelse di intraprendere la carriera accademica, vincendo le resistenze della sua famiglia. Studiò filosofia a Varsavia e poi a Berlino, dove ottenne il dottorato nel 1933, succedendo nell’insegnamento a Martin Buber nella cattedra che questi aveva occupato a Francoforte. Nel 1938, tuttavia, in quanto ebreo straniero, fu espulso dalla Germania e dovette fare ritorno in patria. Da lì si allontanò proprio alla vigilia dell’invasione nazista, dirigendosi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove sarebbe rimasto per il resto della vita, insegnando in istituti sia ebrei che cristiani. Una serie di libri pubblicati negli anni 50 lo fecero conoscere come una delle voci più significative del suo tempo. Per l’influenza che esercitò anche in campo cristiano, fu chiamato un “nuovo apostolo delle genti”.  Fu profeta instancabile del dialogo e della cooperazione tra le religioni. Incontrò Giovanni XXIII e Paolo VI e fu invitato come osservatore al Concilio Vaticano II. Si deve alla sua influenza la storica dichiarazione del concilio sui rapporti della chiesa con l’ebraismo.  Fraterno amico di Martin Luther King, con spirito profetico fece sua la battaglia contro ogni forma di razzismo e discriminazione, denunciò la guerra del Vietnam, non evitando prese di posizione su temi squisitamente politici, perché, diceva “moralmente parlando, non c’è limite all’interesse che si deve avere per la sofferenza dell’essere umano, dato che l’indifferenza di fronte al male è peggiore del male stesso, perché in una società libera, alcuni sono colpevoli, ma tutti sono responsabili”. E, “predicare su Dio, ma tacere sul Vietnam è semplicemente una bestemmia”.  (Noi dovremmo ricordarcene più spesso, tutti). La religione di Heschel non rappresenta pertanto una fuga in un altro mondo, ma esprime un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo mondo, dei suoi problemi e necessità. Poco prima di morire, rivolgendosi ai giovani in un’intervista, dichiarò: “Ricordate che c’è un significato oltre ogni apparente assurdità. Sappiate che ogni atto conta, che ogni parola è potere… Soprattutto, ricordate che siete chiamati a costruire la vostra vita come fosse un’opera d’arte”. Lui ci riuscì. Morì il 23 dicembre 1972.

    

23_GABRIEL_MAIRE_II.JPGGabriel Maire era un prete francese, missionario in Brasile da nove anni, dove aveva assunto l’accompagnamento pastorale delle comunità di base di Campo Grande, a Vitória, nello Stato di Espirito Santo, diventando elemento forte nell’azione di coscientizzazione e organizzazione della popolazione e sostenitore deciso dell’impegno dei cristiani  nell’azione politica e sindacale. Ripetutamente minacciato di morte, nonostante le precauzioni prese, il 23 dicembre 1989, di ritorno da una celebrazione tenuta a Castelo Branco, offrì un passaggio in macchina ad uno sconosciuto che gli chiese di essere portato a Porto Santana, dove P. Gabriel era atteso per un’altra celebrazione. In quel tratto di strada, davanti alla stazione Carlos Lindemberg, il prete fu assassinato con un tiro al petto. Aveva 53 anni. Il vescovo di Vitória, dom Silvestre Scandian dichiarò che l’uccisione era l’ultimo atto del martirio di “una vita tutta dedicata al popolo sofferente, massacrato dall’ingiustizia sociale e dall’oppressione”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Malachia, cap.3, 1-4. 23-24; Salmo 25; Vangelo di Luca, cap. 1, 57-66.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace, lungo i cammini più diversi.

 

 “Siamo tutti cercati” da Dio, scrive Abraham Joshua Heschel nel suo “L’uomo non è solo. Una filosofia della religione” (Rusconi). Ma, noi, accetteremo di farci trovare? Di rispondere alle sue attese? È tutto per stasera. Ed eccovi, per chiudere in bellezza, la citazione per esteso del nostro autore. Che è per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dio non si limita a giudicare impassibilmente le azioni dell’uomo, con spirito di freddo distacco. Il Suo giudizio è intriso di un sentimento di intima sollecitudine. Verso tutti gli uomini Egli è padre, non solo giudice; Egli è lo sposo promesso al Suo popolo, non solo un re. Dio sta in rapporto appassionato con l’uomo. Il Suo amore o la Sua ira, la Sua misericordia o la Sua delusione sono espressione della Sua profonda partecipazione alla storia di Israele e di tutta l’umanità. […]  La Bibbia non è una storia del popolo ebraico ma la storia di Dio che cerca l’uomo giusto. A causa dello sbandamento di tutta la specie umana nel suo complesso sul sentiero della giustizia, è all’individuo singolo (Noè, Abramo), a un popolo (Israele), a una parte del popolo, che viene assegnato il compito di rispondere a questa ricerca facendo di ogni uomo un uomo giusto. Un grido eterno echeggia nel mondo: Dio è in cerca dell’uomo. Alcuni ne rimangono sbigottiti, altri invece restano sordi. Siamo tutti cercati. Un’aria di attesa aleggia su tutta la vita. Qualcosa viene chiesto all’uomo, a tutti gli uomini” (Abraham Joshua Heschel, L’uomo non è solo).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Dicembre 2009ultima modifica: 2009-12-23T23:28:00+01:00da fraternidade
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