Giorno per giorno – 22 Dicembre 2009

Carissimi,

“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente…: ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia” (Lc 1, 51-54).  Questo è il canto di Maria, come era stato più di mille anni prima, il canto di Anna, la madre del profeta Samuele, e, poi, lungo i secoli, fino ed oltre a Gesù, il canto degli anawim, i poveri di Israele  e poi i poveri delle comunità cristiane. Fino ai nostri giorni. Almeno qui da noi. Questo Vangelo, che avevamo letto già stamattina, l’abbiamo ripreso stasera a casa di dona Luiza. Che, negli ultimi mesi,  a causa delle malferme condizioni di salute, è assistita dalla sorella dona Josefa. Questa, di norma, abita in campagna, ma loro usano così: quando una non sta bene, l’altra si trasferisce a casa sua, fino a che si ristabilisca. In attesa che venga il suo turno. Sicché, se non fossero sorelle e, per giunta, così vicine di età, sarebbero proprio come Maria con Elisabetta. Entrambe pronte a correre. Beh, non proprio a correre, dato che le gambe non lo permettono più, ma, ad esserci, sì. Maria, ci dicevamo stasera, è talmente immedesimata con i poveri, che quando deve elencare le cose grandi che il Signore ha fatto in lei, le vengono in mente solo i benefici che la povera gente spera. Anche la Chiesa, di cui Maria è immagine, dovrebbe pregare e rallegrarsi solo di questo. Ma le chiese hanno perduto questa caratteristica, tutta mariana, di plaudire alla sfortuna che colpisce i potenti, alla sconfitta delle loro trame, alla bancarotta dei ricchi, e di gioire per la fame saziata dei miseri e la dignità ritrovata degli ultimi. Che sono i segni di una salvezza all’opera. Per tutti. Anche per i superbi, i potenti, i ricchi. Che si ritroverebbero umili, deboli, poveri. Oggetto, finalmente, anche loro dello sguardo benevolente di Dio. E, tuttavia, se dobbiamo dire la verità, per come vanno le cose, ci viene il sospetto che Maria, cioè la Chiesa, non sia ancora per davvero gravida della promessa di Dio. Come lo era, invece, allora. Né che lo desideri così tanto. Qui e là, forse. Ma nel complesso. I poveri comunque sono testardi, così continueranno a cantare, in questi ultimissimi giorni della novena (ma anche dopo): “O vem, Senhor, não tardes mais, vem saciar nossa sede de paz”. Vieni, Signore, non tardare, viene a saziare la nostra sete di pace. Che non è semplicemente pace, è vita, e vita piena. E chissà che Lui si decida di accontentarli.                

 

Il martirologio latino-americano ci propone oggi la memoria di Chico Mendes, martire in difesa del medio ambiente

 

22 MENDES.jpgFrancisco Alves Mendes Filho era nato il 15 dicembre 1944 nel Seringal Cachoeira, in Acre, da una famiglia di raccoglitori di caucciù, originaria del Nordest del Brasile. Fin da bambino, sperimentò sulla sua pelle il lavoro duro e le condizioni di semischiavitù cui i seringueiros erano costretti. Poco più che adolescente, Chico conobbe un rifugiato politico, Euclides Fernando Távora, che gli insegnò a leggere e scrivere, ma soprattutto gli trasmise la passione per la giustizia e la volontà di lottare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei suoi fratelli. Il primo obiettivo che il giovane si pose fu quello di organizzare corsi di alfabetizzazione per i seringueiros, per evitare che fossero troppo facilmente imbrogliati quando ricevevano le loro misere paghe. Negli anni successivi iniziò una vasta e sistematica opera di coscientizzazione tra i suoi compagni circa le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti e l’esigenza di migliorare il proprio stato sociale, identificando via via gli obiettivi (salvaguardia dell’occupazione, salari dignitosi, protezione dell’ambiente minacciato, convivenza pacifica con gli indios della regione) e  gli strumenti atti a conseguirli (organizzazione sindacale e lotta non-violenta). Tutto questo, se gli valse riconoscimenti internazionali, gli attirò però l’odio dei latifondisti della zona e della loro famigerata organizzazione: l’Unione Democratica Ruralista (UDR) che, sistematicamente assoldava killer per assassinare sindacalisti o quanti a vario titolo si impegnavano nella lotta per la giustizia. Il 22 dicembre 1988, Chico Mendes, che aveva già ricevuto diverse minacce di morte, lasciò per alcuni istanti la sua guardia del corpo. Mentre stava nella veranda posteriore della sua casa, fu raggiunto da alcuni colpi partiti da alcuni cespugli lì vicino, morendo subito dopo. Nel 1990, i proprietari terrieri Darly Alves da Silva e suo figlio Darci furono condannati a 19 anni, rispettivamente, come mandante ed esecutore dell’omicidio. Fuggiti nel 1993, ricatturati nel 1996, a partire dal 1999, il primo sconta la pena a domicilio, il secondo in regime semi-aperto.

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro di Samuele, cap.1, 24-28; Salmo (1Sam2, 1.4-8); Vangelo di Luca, cap.1, 46-56.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

 

Noi ci si congeda qui. “Ricordati di Chico” è una canzone dedicata a Chico Mendes dal  gruppo musicale dei Nomadi. Ve la proponiamo come nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

I signori della morte / hanno detto sì, / l’albero più bello  / è stato abbattuto. / I signori della morte / non vogliono capire, / non si uccide la vita, / la memoria resta: / così l’albero cadendo / ha sparso i suoi semi  / e in ogni angolo del mondo /  nasceranno foreste. / Ma salvare le foreste / vuol dire salvare l’uomo, / perché l’uomo non può vivere / tra acciaio e cemento, / non ci sarà mai pace, / ma vero amore / finché l’uomo non imparerà / a rispettare la vita. / Per questo l’albero abbattuto / non è caduto invano, / cresceranno foreste / e una nuova idea dell’uomo. / Ma lunga sarà la strada / e tanti gli alberi abbattuti, / prima che l’idea trionfi  / senza che nessuno muoia, / forse un giorno uomo e foresta /  vivranno insieme, / speriamo che quel giorno / ci siano ancora. / Se quel giorno arriverà / ricordati di un amico, / morto per gli indios e la foresta / Ricordati di Chico. / Se quel giorno arriverà /  ricordati di un amico,  / morto per gli indios e la foresta / ricordati di Chico.   (I Nomadi,  Ricordati di Chico).


Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Dicembre 2009ultima modifica: 2009-12-22T23:12:00+01:00da fraternidade
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