Giorno per giorno – 15 Dicembre 2009

Carissimi,

“In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me, perché allora allontanerò da te tutti i superbi gaudenti, e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte. Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero. Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele” (Sof 3, 11-13a). “Quel giorno”, il profeta  l’aveva annunziato poco prima “sarà un giorno di collera, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di distruzione e desolazione, giorno di oscurità e di tenebre, di nubi, di nubi grevi, giorno di tromba e grida…” (Sof 1, 15).   Ed è del “giorno del Signore” (v.14) che stava parlando. E della “Sua” ira (Sof 2, 3). Ora, come ci è capitato di dire già altre volte, noi siamo convinti che, quando si parla di ira di Dio, si intenda in realtà la sua assenza. È questa, infatti, (considerando che Dio è il principio della misericordia, della cura e della liberazione) a scatenare l’odio, alimentare l’ansia di dominio, generare disprezzo per l’altro, ordire macchinazioni, moltiplicare calunnie e menzogne, tradursi in oppressione e sfruttamento, esasperare la violenza e sfociare infine in un processo di autodistruzione di un simile sistema. Il giorno del Signore è dunque, da un lato, e in prima battuta, il tempo in cui ci è reso manifesto dove conduca il rifiuto del Suo significato nelle nostre vite e nella nostra storia. Ma, poi, e soprattutto, è l’umile offerta di Dio che si propone a noi come scelta alternativa per inaugurare una maniera nuova di vivere insieme. Quando noi ci scopriremo “popolo umile e povero”, quando i “superbi gaudenti” non si sentiranno più così a loro agio tra noi, quando noi cesseremo di inorgoglirci e confideremo soltanto nel Suo nome (che è cura, salvezza, liberazione per tutti), sapremo che Dio è tornato, anche solo clandestino, nella nostra storia e sta operando per il meglio. Avvento è cominciare a sperimentare questo, a partire dal  nostro piccolo.

 

Oggi noi si fa memoria di Giuseppe Dossetti, monaco e sentinella del buon Dio.

 

15 GIUSEPPE DOSSETTI.jpgGiuseppe Dossetti era nato a Genova il 13 febbraio 1913. Dopo la laurea in giurisprudenza, insegnò alla Cattolica di Milano. Antifascista e presidente del CLN di Reggio Emilia, nel 1945 divenne vice segretario nazionale della Democrazia Cristiana e l’anno seguente fu eletto all’Assemblea Costituente. Lasciata nel 1952 la politica attiva a causa dei dissensi insorti con la leadership del partito, accettò tuttavia la candidatura a sindaco di Bologna nel 1954, rimanendo in consiglio comunale fino al 1958. Il 6 gennaio 1956, emise la sua professione monastica e tre anni più tardi ricevette l’ordinazione sacerdotale dal card. Lercaro, scegliendo di vivere in silenzio, preghiera, lavoro e povertà, nella Piccola Famiglia dell’Annunziata, la comunità monastica che aveva fondato a Monteveglio, un paesino sulle colline del bolognese. Lercaro lo volle con lui al Concilio come suo perito personale. Insieme daranno voce al desiderio di quanti nella Chiesa vogliono una Chiesa povera e dei poveri.  A partire dal 1968 tornò a dedicarsi a tempo pieno alla cura della sua comunità, che intanto si era diffusa in altre regioni italiane e, all’estero, in Palestina e Giordania. Nel 1994, dopo la vittoria elettorale del centro-destra, uscì dal suo ritiro monastico per denunciare i pericoli di un’evoluzione a destra nella vita politica nazionale, facendo udire ripetutamente, negli ultimi anni di vita, la  sua voce  in difesa della Costituzione. Morì in seguito ad una malattia, la mattina di domenica 15 dicembre 1996  e fu sepolto, per sua espressa volontà, nel cimitero di Monte Sole, nei pressi di Marzabotto, che era stato teatro durante la guerra di un efferato massacro di civili ad opera dei nazifascisti.

 

I testi che la liturgia odierna propone  alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Sofonia, cap.3, 1-2. 9-13; Salmo 34; Vangelo di Matteo, cap.21, 28-32.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

 

Internet ci permette, ogni tanto, di seguire quasi in presa diretta, avvenimenti che si svolgono a migliaia di chilometri di distanza da qui. E, per chi ha trascorsi italiani potrebbe anche essere l’occasione di “matar a saudade”, spegnere la nostalgia (sempre che sia possibile provarne ancora per l’ex Belpaese, considerato lo stato in cui versa). Ma, dopo aver assistito allo sconcertante (no, allucinante, umiliante e potenzialmente liberticida) discorso dell’onorevole Fabrizio Cicchitto (tessera P2 n. 2232, data di iniziazione alla loggia massonica deviata: 12 dicembre 1980), confessiamo che ci è passato ogni residuo, flebile, desiderio di fare uso di tale opportunità. Il creato è, per altri versi, così bello, che non vale davvero la pena  di  perdere tempo ad infliggersi spettacoli così degradanti. 

 

E, tornando “in più spirabil aere”, anche solo per congedarci, vi proponiamo il brano di un articolo di Giuseppe Dossetti, dal titolo emblematico “Sentinella, quanto resta della notte”, apparso  in Il Margine, n.5, maggio 1994. È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

I battezzati consapevoli devono percorrere un cammino inverso a quello degli ultimi vent’anni, cioè mirare non a una presenza dei cristiani nelle realtà temporali e alla loro consistenza numerica e al loro peso politico, ma a una ricostruzione delle coscienze e del loro peso interiore, che potrà poi, per intima coerenza e adeguato sviluppo creativo, esprimersi con un peso culturale e finalmente sociale e politico. Ma la partenza assolutamente indispensabile oggi mi sembra quella di dichiarare e perseguire lealmente – in tanto baccanale dell’esteriore – l’assoluto primato della interiorità, dell’uomo interiore […], l’uomo secondo ragione, secondo la mente, che impegna per il meglio le sue facoltà a costruirsi pienamente secondo quelle virtù che chiamiamo cardinali (e che anche gli antichi chiamavano così): la temperanza, la fortezza, la prudenza e la giustizia. Dobbiamo riconoscere che noi cristiani le abbiamo di fatto trascurate: tutte o quasi tutte, almeno per certe loro parti o implicanze. Abbiamo magari insistito molto sulla temperanza, e in particolare sulla castità, ma assai meno sulla fortezza: che ci possa far sostenere non dico la persecuzione violenta, ma appena il disagio sociale di una certa diversità dall’ambiente che ci circonda, oppure che ci porti ad affrontare il contrasto e la disapprovazione sociale o comunitaria, per difendere esternamente una tesi sentita in coscienza come cogente. Ancor meno abbiamo insistito sulla giustizia in quanto obbligo di veracità verso il prossimo (e di qui la tendenza a tante dissimulazioni, considerate spesso dai non cristiani tipicamente nostre). Soprattutto non abbiamo saputo raggiungere un senso pieno della giustizia, superando una sua concezione limitata solo a certi rapporti intersoggettivi e sapendola estendere ai doveri verso le comunità più grandi in cui noi siamo inseriti. (Giuseppe Dossetti, Sentinella, quanto resta della notte).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Dicembre 2009ultima modifica: 2009-12-15T23:39:00+01:00da fraternidade
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