Giorno per giorno – 02 Dicembre 2009

Carissimi,

“In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti, per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra,  poiché il Signore ha parlato” (Is 25, 6-8).  Gesù, chissà, forse aveva proprio in mente questa profezia, quando ha guardato la folla che si portava dietro “zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati” (Mt 15, 30). Ed era, per giunta, affamata. E avrà pensato: devo pur fare qualcosa. Se no, mio Padre farà la figura del bugiardo. Perché “quel giorno” è questo, è ogni giorno. E dimostrare che Dio è vero, tocca solo a me (e a chi vorrà essere dei miei). Così aveva cominciato a guarire tutti. Poi, non contento, ha voluto dare a tutti da mangiare. Pur potendo contare solo su “sette pani e alcuni pesciolini”. Messigli a disposizione dai suoi discepoli, forse contagiati dalla compassione che gli avevano letto negli occhi. E il miracolo più grande e più vero è proprio questo: lasciarsi rapire e convertire dallo sguardo di Dio. Il resto viene da sé. Dopo. Curioso, stamattina, Valdecí aveva ascoltato la promessa: “Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto” ed ecco che,  stasera, passa da casa nostra quasi in lacrime (“quasi”, solo perché lei sa controllarle) e ci dice: mi hanno licenziata. E, dato che non le hanno segnalato nessuna inadempienza, che pensare? Qualcuno, anche negli ambienti di chiesa,  si diverte a boicottare Dio (o ha, addirittura, un altro dio), o si è scordato di leggere il Vangelo? O lo considera un testo un po’ superato, un po’ troppo teorico, buono tutt’al più per costruirci su un pistolotto domenicale? Già, dovremo rifletterci su, con Valdecí e le altre. A freddo, ma non tanto.   

 

Il nostro calendario ci porta la memoria di Ita Ford, Maura Clarke, Dorothy Kazel, Jean Donovan, martiri nel Salvador, a cui noi aggiungiamo anche quella di don Danilo Cubattoli (don Cuba),  prete dei carcerati e mistico.

 

2 Martiri Nicaragua.jpgIl pomeriggio del 2 dicembre 1980, le quattro donne venivano fermate all’uscita dall’aeroporto di El Salvador da cinque soldati salvadoregni in borghese. Trascinate in un luogo isolato, erano poi state stuprate e uccise. Si trattava di quattro missionarie nordamericane: Ita Ford, nata il 23 aprile 1940, e Maura Clarke, il 13 gennaio 1931, erano entrambe della Congregazione di Maryknoll, Dorothy Kazel, nata il 30 giugno1939, era orsolina, e Jean Donovan, nata il 10 aprile 1953, era invece laica. Le prime erano da molto tempo impegnate nel lavoro con la gente più povera ed emarginata. Prima di arrivare nel Salvador di mons. Romero, Ita aveva lavorato in Cile, sotto la dittatura di Pinochet, Maura in Nicaragua, Dorothy con gli indiani americani dell’Arizona, mentre la giovane Jean, solo due anni prima, aveva abbandonato una carriera promettente per diventare missionaria. Alla sequela di Gesù, queste donne seppero amare i poveri, non esitando a dare la vita per loro. Nel 1984, i cinque uomini, riconosciuti colpevoli,  sarebbero stati condannati a 30 anni di carcere. Tre di loro sono stati liberati nel 1998 per buona condotta.

 

02 DON CUBATTOLI.jpgDanilo Cubattoli era nato a San Donato in Poggio (Fi), il 24 settembre 1922, da Adele e Giuseppe Cubattoli. Tredicenne, entrò nel seminario minore di Montughi a Firenze, città di cui, dal 1931, era arcivescovo Elia Dalla Costa,  personalità di primo piano della Chiesa italiana, per umanità, dottrina, capacità di dialogo e profondità di spirito. Durante gli studi nel seminario maggiore di Cestello, Danilo ricevette dai compagni  il soprannome di Cuba, che gli restò per tutta la vita. Ordinato prete l’11 luglio 1948, visse la stagione d’oro della chiesa fiorentina, quella di don Giulio Facibeni, Lorenzo Milani, Renzo Rossi, Silvamo Piovanelli, Ernesto Balducci, Raffaele Bensi, Bruno Borghi, Giorgio La Pira. Ispirato da quest’ultimo, alla fine degli anni Quaranta, dette vita all’associazione “Obiettivo Giovani di San Procolo”, che aveva come finalità l’assistenza e l’avviamento professionale di giovani provenienti dai ceti più poveri. Negli anni Cinquanta fu cappellano presso le carceri di Santa Teresa e delle Murate e, successivamente, presso l’istituto di pena di Sollicciano. E fu proprio per alleviare la pena dei detenuti e favorirne il reinserimento, che don Cuba prese a occuparsi di cinematografia, collaborando negli anni successivi con registi come Pasolini, Fellini, Bellocchio, Olmi, Benigni. Amatissimo da tutti e specialmente dai più giovani per la sua carica di allegria e di entusiasmo, e per la coerenza cristallina della sua testimonianza, don Danilo, il “prete dei  carcerati”,  è morto a Firenze il 2 Dicembre 2006.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.25, 6-10a; Salmo 23; Vangelo di Matteo, cap.15,29-37.

 

La preghiera del mercoledì è, come sempre,  in comunione con i cercatori dell’assoluto, lungo i sentieri non istituzionali della lotta per la giustizia, la pace, la comprensione tra popoli e individui.

 

Noi ci congediamo qui. Affidando alla vostra preghiera la lunga lista dei licenziati degli ultimi giorni (José Rafael e l’altro Rafael, Valdirei, Valdemar, Divino ed ora Valdecí), e quella, anche più folta, dei disoccupati da tempo, o di quelli impiegati solo part-time, qui e là.  Noi ricorderemo i vostri, che, anche lì, ci dicono, non si scherza. E, per chiudere, vi proponiamo una lettera di Maura Clarke, scritta meno di due mesi prima di morire.  Le stesse cose, se non avvengono più in Salvador, succedono però in altre parti del mondo. Troppe. E questa lettera è, per oggi, il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Ci sono così tante morti ovunque che è incredibile.  Lo “squadrone della morte” colpisce in moltissime case povere. Una famiglia di sette persone, tra cui tre bambini in tenera età, sono stati uccisi a mitragliate in una cittadina qui vicino settimana scorsa. È una morte a cui si è fatta ormai l’abitudine e, i corpi, li si trovano ovunque, molti in stato di decomposizione o attaccati dagli animali perché nessuno può rimuoverli, prima che siano stati visti da un un medico legale. È un’atmosfera di morte. Gli “organizzati” como essi chiamano la sinistra, sono costituiti da alcuni di questi contadini, semplici, coraggiosi, sofferenti. Nel lavoro pastorale di assistenza che Ita ha cominciato a Chatelango, si viene in contatto con moltissimi poveri rifugiati, soprattutto donne e bambini, che hanno perso i loro mariti, fratelli e padri. È divenuta ormai una routine quotidiana. Due belle ragazze sono state tagliate a pezzi a colpi di machete in una comunità vicino a qui, dove molte altre persone sono già state uccise. La coraggiosa madre di una delle due donne è anche suocera dell’altra e aveva trovato asilo qui da noi. Noi stiamo cercando di aiutare in qualche modo i rifugiati, portandoli al riparo e fornendo cibo là dove ce n’è un disperato bisogno. L’arcivescovo Romero e tutti i martiri di questa piccola terra violenta devono stare intercedendo perché il Salvador veda presto un giorno nuovo. Io comincio a vedere la morte in un modo diverso, carissima Katie. Per tutti questi preziosi uomini, donne, bambini che lottano solo deponendo le loro vite come vittime, essa è sicuramente un passaggio alla vita o, meglio, un cambiamento di vita…  Non so cosa ci porterà il domani. Io, qui, sono in pace. Cerco, tento di imparare che cosa mi stia chiedendo il Signore. Ita è una bella, giovane donna piena di fede. Sto imparando molto da lei. A questo punto, mi auguro di poter andare avanti, se Dio vuole…  Questo è quanto mi sembra che egli mi chieda in questo momento. Il lavoro è  quello che l’Arcivescovo Romero chiamava di “accompagnamento”, e, insieme, la ricerca dei modi migliori per portare aiuto. Scrivimi presto. Sappi che ti voglio bene e prego ogni giorno per te. Portaci nel tuo cuore e nelle tue preghiere, soprattutto i poveri abbandonati. Maura. (Maura Clarke, Letter to Katie, October 1980).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Dicembre 2009ultima modifica: 2009-12-02T23:03:00+01:00da fraternidade
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