Giorno per giorno – 04 Novembre 2009

Carissimi,

“Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?” (Lc 14, 25-28). Per noi, anime belle, i traduttori hanno reso la sintetica e problematica espressione del testo originale “se uno non odia suo padre, la madre ecc”, con la circonlocuzione decisamente più soft “se uno non mi ama più di quanto ami suo padre ecc.”. Tutto bene: noi ci si scandalizza facilmente. L’importante, però, diceva stasera Rafael, che è apparso a messa con Laura, una biondina sedicenne, che ha deciso che lo sposerà, l’importante è che non si perda di vista la serietà di quanto ci è chiesto. E, detto da lui, con lì a fianco la fiamma della sua vita, che lo ascoltava parlare intimidita, rivelava una certa dose di consapevolezza. Che non sappiamo se sarà onorata, anzi forse in questi termini non lo sarà mai da nessuno di noi. E però è comunque bene saperlo. Qui non è in gioco la nostra salvezza finale. A quella ci pensa Dio. Qui si tratta solo e niente meno che della nostra libertà. Della nostra capacità di dire “sì”. A un progetto che è una pazzia. Per cui vale la pena davvero di farci due conti e, nel caso, rinunciarci. Lui non se la prenderà. Quali le nostre priorità nell’ordine degli affetti? Chi viene al primo posto? A chi e a cosa ci vincola la nostra capacità di instaurare legami solidali? Alla nostra piccola tribù famigliare, al nostro clan, a chi parla il nostro dialetto, prega come noi e come noi crede? Potete restare a casa, ci dice Gesù. Non avete la stoffa dei discepoli. Se non sapete buttare a mare famiglia, religione, chiesa (e relativi simboli), averi, proprietà, carriera (anche e soprattutto ecclesiastica), per salvare anche solo un piccolo zingaro (questo è il significato di Gesù, e questo comporta l’amarlo sopra ogni cosa!), non potete essere miei discepoli. Punto e basta. Parola del Signore.        

 

Il nostro calendario ci ricorda oggi Carlo Borromeo, pastore amico dei poveri e Raïssa Oumançoff, contemplativa nel mondo.

 

04_CARLOS_BORROMEO.JPGCarlo Borromeo nacque ad Arona, il 2 ottobre 1538 e, in epoca di nepotismi esasperati, fu creato cardinale dallo zio papa Pio IV, quando aveva solo 22 anni. Nel 1563, ordinato sacerdote e consacrato vescovo, gli fu affidata la diocesi di Milano. Il giovanissimo arcivescovo fece di questo l’occasione per impegnarsi in una profonda riforma della chiesa.  Fu un pastore esemplare, attento alle necessità materiali della sua gente. In un’epoca di povertà diffusa, tentò di farvi fronte attingendo a piene mani alle ricchezze della sua famiglia.  Fondò ospedali, ospizi e seminari. Denunciò e affrontò coraggiosamente le soperchierie dei nobili e dei signorotti locali. Curò la formazione intellettuale, ma soprattutto spirituale, del clero; favorì il ritorno alla disciplina e al rigore morale di numerosi conventi che vivevano, alla bell’e meglio, nella rilassetezza morale e religiosa. Questo, tra le altre cose, gli costò un attentato da parte di un frate. La palla d’archibugio a lui destinata, tuttavia, perforò il manto cardinalizio, ma non arrivò a centrarlo. Durante la terribile peste che colpì Milano nel 1576-77  dedicò tutte le sue forze  ad assisterne le vittime e a tentare di limitarne i danni.  La sua attività instancabile, l’austerità di vita e le privazioni che s’imponeva dovevano nel corso del tempo minarne la fibra: il 3 novembre 1584, a soli quarantasei anni, Carlo Borromeo moriva.

 

04 RAISSA MARITAIN.jpgRaïssa Oumançoff era nata a Nachitchivan (Rostov-sul-Don), nella Russia zarista, il 12 settembre 1883 (31 agosto secondo il calendario giuliano), da una famiglia di ebrei ortodossi, che presto si trasferì in Francia per sfuggire il clima di violento antisemitismo che dominava nel paese e per offrire migliori opportunità di educazione alle figlie. Intelligenza precocissima, Raïssa entrò all’Università della Sorbona a soli sedici anni. Lì incontrò l’uomo con cui avrebbe condiviso tutta la vita: il giovane Jacques Maritain, che sposò nel 1904. Alieni ad ogni pratica religiosa, ma appassionati della ricerca della verità, i due conobbero Léon Bloy, restando affascinati dalla fede di lui che, celebrando la predilezione di Dio per i poveri e denunciando con vigore i peccati della borghesia cristiana, scriveva: “ Non si entra in Paradiso domani, o tra dieci anni, ci si entra oggi, quando si è poveri e crocifissi” e anche: “Non c’è che una sola vera tristezza: quella di non essere santi”.  E santi, nel mondo, in maniera davvero singolare e radicale, si diedero subito da fare per esserlo. Riconoscendosi nella spiritualità e nella regola benedettina, fecero la loro consacrazione come oblati, scegliendo di vivere il loro matrimonio nel “celibato per il Regno”. Con la sorella di Raïssa, Vera, la coppia visse da allora uno straordinario sodalizio, “come religiosi di un ordine speciale, la cui regola contempla la vita nel mondo […] seguendo la via della contemplazione nel mondo”. Il piccolo cenacolo si organizzò con un’orario preciso, fatto di  preghiera, lavoro, studio. Negli anni che seguirono, Jacques diventò il più eminente filosofo cattolico del ventesimo secolo, Raïssa ebbe i suoi riconoscimenti con la pubblicazione di opere in poesia e in prosa. Ma, più di tutto, ella restò l’intima e preziosa collaboratrice del marito che di lei dirà: “Ogni cosa viene da Dio, ma come suo tramite sulla terra ogni cosa buona mi è arrivata da lei”.  Raïssa morì il 4 novembre 1960. Fu solo allora che Jacques scoprì il suo “Diario”, che gli rivelò aspetti ancora inediti della sua profonda spiritualità. 

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.13, 8-10; Salmo 112; Vangelo di Luca, cap.14, 25-33.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia. 

 

È tutto anche per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di Trasfigurazione”, una lirica di Raïssa Maritain,  tratta dalla sua raccolta antologica “Poesie” (Massimo Jaca Book). Che è, per oggi, il nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quando t’avrò vinto o mia vita o mia morte/ Quando t’avrò vinto – amore / E sarò fatta conforme all’amore eterno / Come un uccello che batte le ali / Che discioglie nel suo volo i legami della terra / Quando t’avrò vinto ostile fascino della felicita / E avrò conquistato la mia libertà celeste / Quando avrò sconfitto la gioia e lo sconforto / Quando avrò superato le vie dei desideri / E avrò scelto il cammino più duro / Come il cielo notturno sconfinato e puro / Nell’armonia vera di tutte le stelle / Sarà il mio cuore nell’armonia della grazia / Ma ti avrò salvato – amore / Di te avrò salvato la vita e non la morte / E t’avrò incontrato – felicità / Dopo aver dato al mio Signore tutto di me stessa / Come un vascello fortunato / Che rientra nel porto col suo carico intatto / Approderò in cielo col cuore trasfigurato / Recando offerte umane e senza macchia . // (Raissa Maritain, Trasfigurazione).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 04 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-04T23:36:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo