Giorno per giorno – 03 Novembre 2009

Carissimi,

“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Mi sono appena sposato e perciò non posso venire” (Lc 14, 16-20). C’è sempre una scusa buona per rimandare la partecipazione al banchetto che Dio imbandisce ogni giorno per noi. Dove il pasto che nutre il corpo è metafora dell’insegnamento divino che, attraverso la Legge, la Parola, i segni sacramentali, gli avvenimenti della storia, alimenta lo spirito per trasformare la nostra vita. No, noi ci si ha altre cose più urgenti di cui occuparsi: coltivare il nostro campicello, farci gli affari nostri, goderci la vita, come meglio ci aggrada. La parabola di oggi dice dell’indisponibilità (nostra tanto quanto della generazione di Gesù) a testimoniare le relazioni nuove del regno. E dice anche di Dio che continuamente sbaglia a chiamare quelli che chiama. Perché dimentica che siamo fatti di argilla. E se non è oggi, sarà comunque domani, che uno, l’altro, o l’altro, non avrà più tempo per Lui. Sicché, anche per non restare solo, dovrà inventarsi ogni volta nuovi invitati, meglio poveri, certo, i più poveri dei poveri, quanti hanno fame di qualcosa, di pane, di affetto, di giustizia, di libertà, di pace. O anche solo di Dio. E, “spingeteli a entrare” (v.23), fateglielo conoscere questo Dio che si vende per nulla. Loro, non lo lasceranno più. Ubiragir (scritto, anzi, Wbirajir), il più anziano dei “ragazzi” della chácara di recupero, ha terminato oggi i suoi nove mesi di trattamento e si appresta a tornare nel “mondo”. Con nuovo entusiasmo, rinnovato vigore e l’assistenza dello Spirito, di cui la Cresima che ha ricevuto durante l’Eucaristia di stasera, è segno efficace. .

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Martino Porres, servitore dei poveri, e, appunto,  Léon Bloy, pellegrino dell’Assoluto.

 

03_MARTINO_DE_LIMA.JPGMartino nacque a Lima (Perú), il 9 dicembre 1569, dall’unione di un aristocratico spagnolo, Juan de Porres, con una ex-schiava negra di origine africana. La sua condizione di mulatto fu sempre motivo di discriminazione. Affidato alle cure della madre, divenne allievo di un barbiere chirurgo e imparò i segreti delle cure e della farmacopea naturali. Sicché, ben presto, cominciò ad essere ricercato per le sue conoscenze e per la generosità con cui si dedicava ai malati, soprattutto i più poveri. Nel 1603 entrò nell’ordine domenicano, come laico, e in convento continuò ad esercitare la sua funzione di infermiere. Visse una vita di penitenza, preghiera e carità fino alla morte, che sopraggiunse il 3 novembre 1639.

 

03 LEON BLOY.jpgLéon Bloy  era nato a Périgueux, in Francia, l’11 luglio 1846. La sua giovinezza era stata abbastanza inconcludente; lasciati gli studi, era passato da un lavoro all’altro, mentre, sul piano religioso, aveva alternato momenti di entusiamo ad altri di ribellione e di deciso rifiuto. La svolta decisiva della sua vita si ebbe nel 1877 quando conobbe una povera prostituta, Anne-Marie Roulé, al cui riscatto Bloy si dedicò, convinto che ella possedesse una scintilla di grandezza. Lei si convertì ed egli l’adottò come maestra, fino al momento in cui la donna, caduta drammaticamente in preda alla pazzia, nel 1882, fu ricoverata in manicomio. È in questi anni che Bloy cominciò a scrivere. Di sé ebbe a dire: Io scrivo solo per Dio. E, leggendo i suoi libri, ci si rende conto che si tratta di una realtà da lui vissuta intensamente. Lontano da ogni ricerca di successo e di vanagloria, egli scriveva niente meno che per forzare l’avvento del regno dei cieli. I suoi scritti ispirarono, in vario modo, alcuni tra i maggiori scrittori del ventesimo secolo, religiosi e no, quali:  Jacques e Raïssa Maritain, Georges Bernanos, Pierre Emmanuel, Léon Chestov, Nicolas Berdiaev, Franz Kafka e Thomas Merton. Intanto, nel 1890, Bloy aveva sposato Jeanne Molbech, che gli diede tre figli, uno dei quali, André, morto in tenera età. Il radicalismo e la violenza dei suoi pamphlets attirarono a Bloy l’incomprensione e l’odio dei suoi contemporanei e furono  la causa non ultima della miseria che attanagliò l´esistenza della sua famiglia fino alla sua morte, avvenuta a Bourg-la-Reine, il 3 novembre 1917. Tra i suoi capolavori sono da registrare: Le Salut par les Juifs, Exégèse des lieux communs, La Femme pauvre et Les dernières colonnes de l’Église.  La mistica dignità dei poveri come ambasciatori di Dio, il valore spirituale della sofferenza, la sacrosanta collera sul materialismo e l’ingiustizia del mondo, l’appassionata condanna dell’antisemitismo, sono i temi dominanti della sua produzione letteraria. Dell’antisemitismo ebbe a dire: “È il colpo più terribile che Nostro Signore ha ricevuto nella Sua Passione che continua per sempre; è il più maledetto e imperdonabile, perché egli lo riceve sul volto di Sua Madre e dalle mani di cristiani”.  E, rivendicando al cristianesimo le sue radici ebraiche diceva: “Ogni mattina, durante la Messa, io mangio un ebreo e quell’ebreo diventa parte di me, cuore del mio cuore. Gesù infatti è israelita. Saluto con le parole dell’Angelo, al mattino e alla sera, una fanciulla ebrea che è la Madre di Dio e che è anche mia madre”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflesisone sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.12,5-16a; Salmo 131; Vangelo di Luca, cap.14, 15-24.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui lasciandovi a un brano tratto da “Le pèlerin de l’absolu” (Mercure de France) di Léon Bloy. Anch’egli come la parabola di stamattina parla di un banchetto, quello eucaristico, a cui ci si accosta spesso, ignorandone o volutamente negandone il significato, attraverso le scelte concrete della nostra vita, i nostri tradimenti quotidiani, la nostra complicità o acquiescenza nei massacri degli innocenti, il nostro non dare ascolto al lamento dei morti, la nostra gelida indifferenza. È, per oggi, il nostro    

 

PENSIERO DEL GIORNO

Ecco ciò che ho ricevuto oggi nella comunione: Vado a comunicarmi. Il prete ha pronunciato le parole terribili che la pietà carnale chiama consolatrici: “Signore, non sono degno…”. Gesù sta arrivando e non ho che un minuto per prepararmi a riceverlo… tra un minuto sarà sotto il mio tetto. Io non ricordo di aver spazzato questa casa dove Egli entrerà come un re o come un ladro, poiché non so cosa pensare di questa visita. Ho spazzato una qualche volta questa mia casa d’impudicizia e di carne? Le getto un occhiata, un povero sguardo di spavento, e la vedo piena di polvere e di sporcizia . C’è ovunque un odore di putrefazione e d’immondizia. Non mi azzardo a esaminare gli angoli bui. Nei punti meno scuri, vedo orribili macchie, antiche e recenti, che mi ricordano che ho massacrato innocenti, quanti e con che crudeltà! Le mie pareti sono piene di insetti e le fredde gocce di cui grondano mi fanno pensare alle lacrime di tanti infelici che mi implorarono invano ieri, l’altro ieri, dieci anni fa, venti, quarant’anni fa… Ma guardate! Lí, davanti a quella porta scolorita, che mostro è questo, accovacciato, di cui non mi ero accorto fino ad ora, e che assomiglia a colui che a volte ho intravisto nel mio specchio?     Sembra dormire su questa porta, chiusa e sbarrata da me con così tanta cura, per non udire il lamento dei morti e il loro doloroso Miserere… Ah, davvero è necessario essere Dio per entrare senza timore in una simile casa! Ed eccolo! Quale sarà il mio atteggiamento, che dirò, che faro? Assolutamente nulla. Prima che Lui varchi la soglia, avrò smesso di pensare a Lui, io non ci sarò già più, sarò sparito, non so come, ma sarò infinitamente lontano, tra le immagini delle creature. Lui entrerà da solo, e pulirà Lui stesso la casa, aiutato da sua Madre, di cui pretendo essere lo schiavo, ma che in realtà è la mia umile serva. Quando loro saranno andati via, l’Uno e l’Altra, per visitare altre caverne, io tornerò e porterò altre immondizie. (Léon Bloy, Le Pèlerin de l’Absolu).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-03T23:01:00+01:00da fraternidade
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