Giorno per giorno – 02 Novembre 2009

Carissimi,

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6, 37-39). A lui però Dio ha dato tutto (Mt 11, 27), non solo qualcosa o qualcuno. È per questo che possiamo sentirci ragionevolmente tranquilli circa il nostro destino ultimo. Se è questo che ci preoccupa. No, non ci caccerà. D’altronde era lui che i religiosi accusavano di essere amico dei peccatori. Vorreste, che proprio sul più bello, si smentisse? A meno che chi abbia davvero qualcosa da temere siano proprio i benemeriti della religione, i pietosi senza pietà, gli inclementi custodi della buona notizia della misericordia divina. I veri e più tosti peccatori per lui. Quelli che non hanno capito niente, e perciò hanno sbagliato tutto. Gli arcigni figli maggiori che non sono mai usciti dalla casa del Padre e non hanno mai preso una piccola sbandata. E che, proprio per questo, sono incappati nella più grande. No, ci sarà perdono anche per loro. Magari riceveranno (riceveremo?) qualche bastonata in più, ma poi, scuotendo la testa, Lui gli (ci) dirà: vieni dentro, stupidino! Oggi è una giornata particolarmente dedicata al dialogo con tutti coloro che, come si dice, ci hanno preceduto. Dialogo sommesso, sereno o triste, secondo i casi, ma comunque pacificato. A cui non riesce ancora a far ombra la piuttosto banale e insulsa festa di Halloween, i cui organizzatori, qui da noi, ci hanno regalato, quest’anno, per due notti di fila, concerti di infima qualità (ma in compenso a tutto volume). Durante tutto il giorno c’è stato un afflusso grande di persone al cimitero di São Miguel e ci si è andati anche noi a “visitare” chi ci ha lasciato più di recente e chi da più tempo: Pedrão, dona Apolônia, Rodrigo, dona Alice, seu Jovem, Treme-treme, Lurdinha, Cleiber, sepolti qui, ma anche quelli più lontani, che si può raggiungere solo con il pensiero.   Ed è vero che loro non sono lì, ma se ci si va, è solo per dare una diversa concretezza al nostro incontro. Come quando, delle persone distanti, a cui si vuole bene, si mette una fotografia in cornice o sullo schermo del computer. O, ancora, quando nella preghiera si dice un nome. E in un istante si aprono tutti gli archivi della memoria e riaffiorano ricordi che mai avremmo immaginato, belli e meno belli, ma visti ormai tutti con i Suoi occhi, e perciò riconciliati, pronti a divenire storie da raccontare di genitori, fratelli, sorelle, nonni, bisnonni per chi ci può ancora arrivare, e colorare così la fantasia degli ultimi arrivati. In modo che anche per noi diventi vero quel: Lui non vuole che io perda nulla di quanto mi ha dato. Certo, poi, in più, Gesù, e solo Lui, potrà aggiungere: ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno.            

 

02 fedeli defunti.jpgLa Memoria di Tutti i [fedeli e infedeli] Defunti è nata come memoria monastica  dei fratelli defunti dell’abbazia di Cluny. Voluta dall’abate Odone, nel 998.  Che poi, col tempo, i semplici cristiani si devono esser detti: perché ricordare solo i monaci? Noi siamo cristiani di serie B? E la Chiesa latina l’ha così estesa a tutti quanti. Magari calcando un po’ troppo la mano sulla faccenda delle indulgenze, che l’avrebbe resa invisa ai fratelli riformati. Ma, oggi, sono cose superate. Noi celebriamo la comunione di amore e di preghiera che lo Spirito tesse tra noi tutti, vivi e defunti, superando ogni barriera di tempo, di spazio, di religione, di cultura.  

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria odierna e sono tratti da:

Libro di Giobbe, cap.19, 1,23-27a; Salmo 27; Lettera ai Romani, cap. 5, 5-11; Vangelo di Giovanni, cap. 6,37-40.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni  dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Ci congediamo qui. Con una poesia, “Se grazia avrai, di David Maria Turoldo, che troviamo nella sua antologia “O sensi miei…” (Rizzoli). Che è un po’ in tema ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

E quando verrà (forse angelo / a sorprenderti in sonno / o ladro che scavalchi / la ringhiera, o amica / invocata,  o nemica che giunga / nell’attimo di una gioia rara / attesa per tutta una vita) / tu le dirai: Eccomi ! / Andrai in silenzio tendendo le mani / quasi colpevole d’avere / vissuto. / Allora se grazia avrai di sorridere / tutto sarà perdonato. / E tu e Dio riderete insieme / delle occasioni perdute, / del grande piangere / sul guanciale la notte, / o sulla pietra d’altare al mattino / nell’offerta della tua fragilità / sempre più greve. / (Quanto, Signore, sperai di finire / per non offenderti ancora / e quanto desiderai vivere / illuso di renderti più gloria!) / E insieme mi trascinavo lassù / l’insopportabile pena d’un amico, / l’impossibilità di credere / per altri, o il peccato inevitabile. / Ora impietriva mani e voci il dolore / di vocazioni infrante; e la bufera / che d’improvviso seminava sterminio: / i lupi hanno divorato gli agnelli, / i figli estirpati dal seno / alle madr e tu la torre / assediata a ferro e fuoco, / che non doveva cedere. / Ora ti murava la certezza / d’essere preda al sospetto / più amaro, / e difesa non v’era; / ora la tua impossibilità d’amare / così gratuitamente; e ancora / il potere e la gloria e il peso / della terra. Se grazia dunque / soltanto avrai d’un sorriso, / i ricordi pioveranno in nuvola / distesa da un leggero vento, / e angeli ti vestiranno a nuovo. / E tu, Madre, finalmente riavrai / il fanciullo mai cresciuto per te; / e torneremo come allora per i campi, / io correndo per esserti accanto / e tu dicendomi: ecco, / ora non ti farai più male. (David M. Turoldo, Se grazia avrai).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-02T23:44:00+01:00da fraternidade
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