Giorno per giorno – 23 Ottobre 2009

Carissimi,

“Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (Lc 12, 54-56). Tutto il discorso di Gesù che stiamo ascoltando in questi giorni verte sul nostro comportamento nel tempo dell’attesa, cioè nel tempo della storia, quello in cui si gioca la nostra libertà. Ora, questo è un tempo in cui (come in ogni altro, del resto), si crede di avere in mano la spiegazione di tutto o quasi e, come comunità umana nel suo insieme, forse non è mai stato così vero. Ma, quanto al giudizio su “questo” tempo, quello che ci fa contemporanei di Cristo, è un altro discorso. Da duemila anni non cessiamo di rintanarci e nasconderci – (ipocriti!, dice il Vangelo al v.56) – per sottrarci alla scelta. Una scelta che ha sempre a che vedere con Lui, nominato o meno, e con la sua proposta sovversiva, quella del Regno. Che non è volta a sostituire potere a potere, ma ad affermare la logica del servizio, del dono, della cura, così come essa è disegnata nella breve parabola che Gesù ha appena finito di raccontare (vv.42-44) e, in maniera più lampante e decisiva, nella sua stessa storia e nella sua fine, che è anche il suo nuovo inizio.  Tutto bene,  ma se l’avversario non ci sta? Bada di non cadere nel tranello che ti è teso dall’Avversario più pericoloso, che è quello di catturarti alla logica della competizione e dello scontro [magari di civiltà]: perderesti comunque, anche se apparentemente risultassi il vincitore. Dato che negherai nei fatti la verità di cui a parole ti fai portatore: la Croce.        

 

Oggi è memoria dello staretz Ambrogio di Optina, “fatto tutto a tutti”; e di Vilmar José de Castro, maestro e catechista, martire in Brasile.  

 

23 AMBROGIO De OPTINA.jpgAlexander Mikajlovic Grenkoff era nato  il 21 novembre 1812  in una famiglia del clero minore. Suo padre era infatti lettore nella parrocchia di un villaggio nel governatorato di Tambov. Conclusi gli studi in seminario, il giovane scoprì che la carriera ecclesiastica non era fatta per lui. Se ne tornò perciò a casa e per qualche tempo insegnò nella locale scuola elementare. Ma, via via, sentì crescere in lui la vocazione monastica, sicché, nell’autunno del 1839, chiese ed ottenne di entrare nel monastero di Optina. Qui vestí l’abito, assumendo il nome di Ambrogio. Ordinato diacono e poi prete, dovette limitare le sue attività a causa delle precarie condizioni di salute. Sfruttando le sue conoscenze di greco e latino, curò per alcuni anni l’edizione di testi patristici. L’attivita di carattere erudito tuttavia non gli era particolarmente congeniale, venne perciò dedicando sempre più tempo alla direzione spirituale  (starcestvo), profondamente radicata in una vita di preghiera e di ascesi.  E continuò così per tutta la vita. Ogni volta più malconcio, ogni volta più ricercato dalla gente, ogni volta più dolce, dedicato, identificato con quanti ricorrevano a lui per parlargli e riceverne il consiglio. Nell’estate del 1890, per l’aggraversi delle sue condizioni di salute, si trasferì a Sciamordino, nel monastero femminile, da lui fondato nel 1884. Continuò tuttavia a ricevere visitatori da mattina a sera, ininterrottamente. All’inizio di ottobre ci si rese conto che la fine si approssimava. Il 10 Ottobre 1891 (23 ottobre secondo il calendario gregoriano), alle 11,30, terminate le preghiere del trapasso, Ambrogio sollevò il braccio, fece il segno dalla croce e si spense.  Sulla  lapide della sua tomba furono incise le parole dell’apostolo Paolo:  Sono stato debole con i deboli, al fine di guadagnare i deboli. Mi sono fatto tutto a tutti per salvarne in ogni modo qualcuno”.

 

23 VILMAR JOSÉ DE CASTRO.jpgVilmar José de Castro era nato nel 1959 in una famiglia di piccoli agricoltori di Caçu, nel Sud-est goiano. Maestro rurale, era agente di pastorale della diocesi di Jataí, membro della Commissione Pastorale della Terra, integrante della Scuola Biblica regionale. Fu assassinato il 23 ottobre 1986 tra Caçu a Itarumã, sulla strada che percorreva ogni giorno per recarsi a scuola. Vilmar aveva rappresentato la sua diocesi al 6º Incontro Nazionale delle Comunità ecclesiali di Base, che si era svolto pochi mesi prima a Trindade. Durante la celebrazione dei martiri, quanti dei presenti avevano ricevuto minacce di morte furono invitati ad alzarsi. Vilmar era tra loro. Di fatto, da quando la UDR, il nuovo sindacato dei latifondisti, aveva cominciato a operare a Caçu, il nome di Vilmar era fatto spesso, in maniera non propriamente benevola, dai grandi proprietari. Che aspettarono solo l’occaisone giusta per colpirlo ed eliminarlo. Subito risaputa da tutti fu la complicità e la copertura offerta nella perpetrazione del delittto dalla famiglia Teixeira, una famiglia di latifondisti della zona. Con Vilmar si volle colpire la voce della Chiesa, “colpevole” di una pastorale a favore dei contadini senza terra, dei piccoli produttori e dei lavoratori urbani, che metteva in pericolo i loro interessi economici. Un anno prima, in questo stesso giorno, era stato assassinato a Carmo do Rio Verde, nella diocesi di Goiás, Nativo Natividade de Oliveira, presidente del Sindacato dei Lavoratori Rurali.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.7, 18-25a; Salmo 119, 66.68.76.77.93.94; Vangelo di Luca, cap.12, 54-59.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

 

È tutto per stasera, e noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera di Ambrogio di Optina, che troviamo, assieme ad altri, in una raccolta dal titolo “La Preghiera di Gesù nella corrispondenza dello starec Amvrosij di Optina”, nel sito www. Esicasmo.it .   È per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Scrivete che, avendo perso la preghiera del cuore, siete rimasta senza armi. Vi ho già scritto che in tutte le vostre tentazioni e in tutti i casi insoliti che vi capitano, non dovete abbandonare la preghiera. Se non potete pregare con il cuore, pregate con la mente e con le labbra. Non importa come pregate, purché non abbandoniate la preghiera. Durante il rito della tonsura si dice che chi riceve la tonsura deve avere sempre il nome del Signore Gesù nella mente e nel cuore, nei pensieri e sulle labbra. Occorre stare attenti non soltanto nel cuore, ma anche nella mente, nei pensieri e sulle labbra. Ma in voi si nota un’insistenza inopportuna nel sistemare le cose alla vostra maniera. Insistete nell’avere la preghiera del cuore e, quando non l’avete, restate completamente senza preghiera. Scrivete che, quando con difficoltà siete riuscita a trovare il luogo del cuore, una maledizione dei vostri vicini ha incominciato a combattere contro di voi. Questo mostra come la vostra preghiera sia ancora scorretta, visto che il frutto della vera preghiera è l’umiltà e l’amore verso il prossimo. Scrivere che il nemico vi sussurra che siete migliore di tutti gli altri. Rimandate al mittente tentazioni del genere. Sono le vostre opere a dimostrare quanto siete buona. (Ambrogio di Optina, Lettera del 28 dicembre 1868).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 23 Ottobre 2009ultima modifica: 2009-10-23T23:35:00+02:00da fraternidade
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