Giorno per giorno – 22 Settembre 2009

Carissimi,

“Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti. Ma egli rispose: Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 19-21). Gesù l’aveva insegnato nel suo primo discorso: “Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi” (Lc 6, 35). Ciò che ci fa figli di Dio, cioè fratelli di Gesù, ci rende anzi addirittura sua madre, cioè, capaci di generarlo nuovamente nel mondo, è questa cosa qua, assolutamente impossibile a noi. Per come siamo, per il mondo in cui viviamo. Luca vuole che la sua comunità ce l’abbia ben chiaro in mente: nessuno può appropriarsi di Gesù, o rivendicare un qualche titolo di appartenenza a Lui, se non ascoltando la Sua parola e mettendola in pratica. E perché noi lo si capisca non esita a far fare una figuraccia a Maria e ai fratelli di Gesù. O, forse, a Gesù stesso. Perché, ve l’immaginate, con che palmo di naso, ci devono essere rimasti, quando Lui dice: Mia madre, i miei fratelli, là fuori? No, vi sbagliate, mia madre e i mei fratelli sono questi qui, seduti ad ascoltarmi. E magari era la prima volta che li vedeva. No, non si è suoi, né Lui appartiene a noi, per un qualche legame di sangue, di razza, di popolo, di religione, di chiesa, di cultura, di tradizioni, ma solo facendo quello che Lui fa. Quello che Lui è. E non ci si può scherzare sopra, vescovi, preti o semplici cristiani: ne va dell’onore, no, assai più, della credibilità della nostra fede.  

 

Oggi, il martirologio latinoamericano ci porta la memoria di Eugenio Lyra,  martire della lotta per la giustizia.

 

22 LYRA.jpgEugenio Lyra era nato l’8 gennaio 1947, nello Stato di Bahia. Dopo gli studi medi, desiderando diventare avvocato, si iscrisse alla Facoltà di Diritto, dove si laureò nel 1970. L’anno successivo si sposò con Lucia, sua compagna di studi, prima e, ora, di professione, ed insieme aprirono uno studio a Salvador. Iniziò allora la collaborazione con diversi sindacati, che portò il giovane avvocato a viaggiare spesso in diverse città del’entroterra bahiano. Nel 1976, la coppia maturò la decisione di traferirsi a Santa Maria da Vitória, a mille e quattrocento chilometri dalla capitale. Là fissò la sua residenza, fornendo assistenza legale ai lavoratori e lottando per la restituzione delle terre ai contadini che ne erano stati espropriati illegalmente dai grileiros. In una situazione di estrema tensione, che vedeva lo Stato di Bahia ai primi posti per numero di assassini e di episodi di violenza nei campi, questa scelta procurò presto al giovane avvocato numerosi nemici, che cercarono a più riprese di intimidirlo con minacce e persecuzioni. Pochi giorni prima della deposizione che si apprestava a fare nell’ambito della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla sottrazione di terre ai danni dei piccoli proprietari terrieri, con una documentazione, che incriminava senza ombra di dubbio i potentati locali e additava la loro impunità davanti alla legge, Eugenio Lyra fu ucciso dal pistoleiro Wilson Gusmão,  il 22 settembre 1977. L’assassinio era stato commissionato per quarantamila cruzeiros dal fazendeiro Valdely Rios, dall’avvocato Alberto Nunes, e da Abílio Antunes, Cantídio de Oliveira e João da Costa da Silva, con la complicità del delegato di polizia, Eymar Portugal Sena Gomes. Lyra lasciò la giovane moglie incinta e una bimba, Mariana,  che sarebbe nata quattro mesi più tardi. Morì, martire della causa del Regno, perché rifiutò di divenire complice dell’arbitrio e della violenza generate da un sistema di dominazione, d’ingiustizia e d’impunità.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Esdra, cap.6, 7-8. 12b. 14-20; Salmo 122; Vangelo di Luca, cap.8, 19-21.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano

 

Pioggia, pioggia e ancora pioggia, stasera, a rallegrare gli spiriti e la natura intera. Anche se questo ha fatto sì che all’incontro, per la prima volta a casa di Maria José e di Rafael  e Caio, i suoi ragazzi, ci si è arrivati solo in quattro ardimentosi: dona Cristina, dona Nady, la piccola e fedele Brenda, e il postino. Sette, il numero perfetto. E, in più, Lui.

 

È tutto anche per stasera. Noi ci si congeda con il brano di una lettera di Frei Betto a una religiosa salesiana. La troviamo nel libro “O Canto na fogueira” (Vozes), che raccoglie le lettere dal carcere dei tre domenicani Fr. Fernando, Fr. Ivo e Fr. Betto. Ed è, per oggi, il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

La parola di Dio non si confonde con nessuna legge, rito, usanza, regime politico o organizzazione sociale. Essa contesta tutto, trasforma tutto. Accettarla è passare a vedere e a vivere in un altro modo. Essa rappresenta una sfida ad ogni parola umana e ci permette di penetrare nel cuore degli avvenimenti. Attraverso essa il cristiano svela il significato radicale della storia. Qual è il contenuto di questa parola? Essa rivela in Gesù Cristo la promessa del Regno di Dio che si manifesta a tutti coloro che amano. Gesù è la parola di Dio che si rivela nella storia umana. Dio ci parla in suo Figlio che si fa presente tra noi come colui che serve e non cerca, invece, di essere servito. Il Figlio di Dio, uomo del popolo, è povero e perseguitato. Il segno della sua presenza è che “i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me” (Mt 11, 5-6).  […] Qual è la conseguenza di ciò nella nostra vita? Il cammino della Chiesa è quello della povertà e della persecuzione (Lumen Gentium 8). Questo è stato il cammino di Gesù. Perciò, il cristiano deve tradurre nella sua vita la stessa immagine di Cristo, così come è stato nella povertà che Egli ha rivelato la gloria del Padre. […] Dal punto di vista del Vangelo, il povero è colui che pone tutto al servizio dei poveri e che nulla trattiene per sé pregiudicando gli altri. Implica ancora di donare tutto il superfluo, di vivere modestamente e di lottare per la liberazione del povero-carente, l’uomo oppresso e sfruttato, fisicamente e spiritualmente.   […] Nella visione dell’amore cristiano tutti gli uomini sono uguali. Così la parola di Dio ci converte e ci fa vedere tutto in maniera differente. Ci strappa dalla mediocrità borghese, chiusa in un universo di illusioni e utopie. Ci lancia nell’avventura imprevedibile della croce – sigillo di garanzia e valore della nostra esistenza.  (Fr. Fernando, Fr. Ivo, Fr. Betto, O Canto na fogueira).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Settembre 2009ultima modifica: 2009-09-22T23:33:00+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo