Giorno per giorno – 20 Settembre 2009

Carissimi,

“Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, Gesù chiese ai discepoli: Di che cosa stavate discutendo per la strada? Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” (Mc 9, 33-35). Noi, da qual giorno, non abbiamo mai smesso di contenderci il primo posto, chiudendo l’udito a ciò che Lui diceva di sé: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno” (Mc 9, 31). Il che continua ad essere vero in ogni tempo: la verità di Dio è, di fatto, consegnata anche a noi che, quasi inevitabilmente, la uccideremo, l’elimineremo dalle nostre vite. I discepoli, del resto, lo stavano già facendo (e noi con loro), cercando, per loro, altro dal servire, consegnarsi, darsi a loro volta, consumarsi in questo dono. Che, poi, è la legge inscritta nella natura, quasi il marchio di Dio collocato su di essa. Ce lo diceva dona Dominga, giovedì sera, a casa di seu Ciato e dona Fia, mentre si meditava questo Vangelo: come il sole non splende per sé, e la pioggia non piove per sé, e il vento non soffia per sé, né  gli alberi si ricoprono di foglie, o producono fiori e frutti per sé, ma sempre come dono gratuito a tutti, anche noi dovremmo essere così. E lei, la nostra Dominga, lo è certo da sempre, con assoluta naturalezza, senza nessun tipo di vanto. E senza costi, che non siano quelli che lei stessa volontariamente assume nel prendersi cura degli altri. Il regno è questa cosa qui e noi dovremmo ormai averlo imparato. E invece.

 

I testi che la liturgia di questa XXV Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro della Sapienza, cap.2, 12. 17-20; Salmo 54; Lettera di Giacomo, cap.3, 16 – 4, 3; Vangelo di Marco, cap.9, 30-37.

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Il nostro calendario ci porta oggi la memoria di Henri Nouwen, maestro e consigliere spirituale.

 

20_HENRI_NOUWEN_2.JPGHenri Nouwen nacque a Nijkerk (Olanda) il 24 gennaio 1932. Ordinato sacerdote nel 1957, studiò psicologia e teologia pastorale. Nella sua formazione spirituale  fu di grande significato l’esperienza di solitudine che potè vivere nel Monastero trappista di Genesee, negli Usa, così come l’approfondimento delle tematiche ecumeniche e l’incontro con la riflessione teologica e delle comunità di base dell’America Latina. Per alcuni anni, a partire dagli anni 80, Nouwen alternò soggiorni in Perù e l’insegnamento negli Stati Uniti, dove si fece voce dei poveri del Sud del mondo. Tuttavia fu l’incontro con la Comunità dell’Arca di Jean Venier nel 1986 che cambiò il corso della sua vita. Da allora uomini e donne colpiti da gravi deficienze fisiche e psichiche divennero la sua famiglia, e uno di loro in particolare, Adam Arnett, suo amico, maestro e guida. Questo periodo fu il più denso e profondo nella sua vita di sacerdote, di autore, di amico e di consigliere spirituale. Colpito da infarto, durante un viaggio al suo paese d’origine, morì nella notte tra il 20 e il 21 settembre 1996.

 

muslim children in south africa.jpgStasera, l’avvistamento della prima sottilissima falce della luna nuova ha segnalato che ci siamo lasciati alle spalle il mese di Ramadan e che entriamo nel mese di Shewal. È, dunque, per i nostri amici musulmani la festa Id al–Fitr, cioè, la Festa della Rottura [del digiuno], chiamata anche Id al-Saghir, la Festa Piccola. Durerà tre giorni, dedicati al ringraziamento, al perdono, alle benedizioni, alla misericordia e alla pace. Eid Mubarak! 

 

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di un brano di Henri Nouwen, tratto dal suo libro “Il sentiero dell’attesa” (Queriniana). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La parola centrale nel racconto dell’arresto di Gesù [è]: … fu consegnato. Alcune traduzioni dicono che Gesù fu “tradito” ma il testo greco dice “essere consegnato”. Giuda consegnò Gesù (Mc 14,10). La cosa rilevante, però, è che la stessa parola è usata non solo per Giuda, ma anche per Dio. Dio non risparmiò Gesù, ma lo consegnò a beneficio di noi tutti (cf Rom 8,32).   Così questo termine ‘essere consegnato’ gioca un ruolo centrale nella vita di Gesù. Certo, questo dramma dell’essere consegnato divide radicalmente la vita di Gesù in due. La prima parte della vita di Gesù è piena di attività. Gesù prende ogni sorta di iniziativa. Egli parla, predica, guarisce, viaggia da una cittadina all’altra. Ma immediatamente dopo che Gesù è consegnato, diventa uno a cui le cose vengono fatte. È arrestato; e condotto dal sommo sacerdote; è portato davanti a Pilato; è incoronato di spine; è inchiodato a una croce. Gli vengono fatte cose sulle quali non ha nessun controllo. Questo è il significato della passione: essere l’oggetto delle azioni di altre persone. […] La passione è una sorta di attesa: l’attesa di ciò che altre persone faranno. Gesù andava a Gerusalemme ad annunciare la buona novella agli abitanti di quella città. E Gesù sapeva che li avrebbe messi davanti ad una scelta: sarai mio discepolo, o sarai il mio carnefice? Non c’è una via di mezzo. Gesù andò a Gerusalemme a mettere la gente in una situazione in cui essi dovevano dire ‘Sì’ o ‘No’. Questo è il grande dramma della passione di Gesù: doveva aspettare come la gente avrebbe risposto. Che cosa avrebbero fatto? Lo avrebbero tradito o lo avrebbero seguito? In un certo senso, la sua agonia non è semplicemente l’agonia di avvicinarsi alla morte. È anche l’agonia di dover aspettare. È l’agonia di un Dio che dipende da noi per come Dio manifesterà fino in fondo la sua presenza divina in mezzo a noi. È l’agonia del Dio che, in un modo molto misterioso, ci permette di decidere come Dio sarà Dio. (Henri Nouwen, Il sentiero dell’attesa).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Settembre 2009ultima modifica: 2009-09-20T23:55:00+02:00da fraternidade
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