Giorno per giorno – 01 Settembre 2009

Carissimi,

“Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male” (Lc 4, 33-35). La prima guarigione che Gesù opera è in una sinagoga. Oggi diremmo nella comunità o in chiesa. Cosa s’intende per “demonio impuro”, o per “spirito immondo”? È tutto ciò che ci fa diversi dallo spirito di Dio, contrari al suo progetto, e funzionali invece alla logica del mondo. Così, se il Regno di Dio è vocazione al dono e al servizio, lo spirito impuro è ciò che ci propone rapina, ambizione e potere. Se l’essere di Dio (e perciò anche l’appartenere a Lui) è misericordia e compassione, ciò che a Lui ci oppone è egoismo, crudeltà o anche solo indifferenza. Se l’agire di Dio (e di chi crede in Lui) è in vista della liberazione, della salvezza, della vita,  quello del Suo avversario mira  all’oppressione, alla rovina, alla morte. Se la predilezione di Dio si destina ai poveri, ai piccoli, agli ultimi, il mondo predilige i grandi, i ricchi, i potenti. Se la Buona Notizia di Dio è amore, benevolenza e perdono, il messaggio del diavolo è odio, livore, vendetta. Ora, che il mondo agisca nella logica del suo principe, è scontato e normale. Lo è meno, che lo faccia chi vive nella chiesa (la sinagoga del racconto evangelico). Venga dunque Lui, Gesù, a liberare chi, tra i suoi, si è lasciato corrompere e possedere dallo “spirito immondo”, che è ambizione, sete di potere, desiderio di privilegi e di guadagni, o conformismo, pigrizia e comodismo. Svendendo l’Evangelo per un piatto di lenticchie, tradendo il suo Maestro per meno ancora dei trenta denari d’argento.                

 

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Jesus Jiménez, martire del popolo crocifisso di El Salvador.

 

01 Jesus Jimenez.jpgJesus Jiménez, che gli amici chiamavano Chus, era un contadino, catechista e animatore di comunitá ad Aguilares. Era stato “scoperto” da padre Rutilio Grande, che aveva risvegliato in lui un amore profondo per il Signore e per i suoi fratelli e l’aveva designato, nel 1973, quando aveva ventisei anni, delegato della Parola. Lui aveva preso sul serio il suo ministero e, da subito, non si era dato pace. Era sempre in movimento, per visitare le sue comunitá, camminando a volte per ore, per raggiungere le località più isolate, aiutare a riflettere sul Vangelo, visitare gli infermi, portare l’Eucaristia. Dopo l’ondata di repressione violenta scatenata nel 1977, che costò la vita anche al padre Rutilio, prese l’abitudine di dormire fuori casa, anche per non mettere a repentaglio la vita della moglie e dei quattro figli. Una pattuglia della  Guardia Nazionale lo fermò il pomeriggio del 1° settembre 1979, lo trascinò, mani e piedi legati, fino ai locali della parrocchia di El Paisnal, dove lo finì a colpi di arma da fuoco.  Solo a notte, fu possibile alla moglie e ad altre donne recuperarne il corpo, per vegliarlo assieme alla comunità riunita in preghiera. Jesus aveva trentadue anni.  

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap.5, 1-6. 9-11; Salmo 27; Vangelo di Luca, cap.4, 31-37.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Qual è la teologia che la nostra storia disegna? Cioè, che discorso su Dio rivela il nostro agire? La nostra pratica quotidiana e lo spirito che la guida hanno davvero a che vedere con il messaggio che è Gesù di Nazareth? Nel suo libro “Tracce per una nuova spiritualità” (Borla), Jon Sobrino scrive che la tempra degli uomini del regno si misura dalla loro capacità di compassione, indignazione, gioia. Che sono poi le caratteristiche di Gesù. Stasera, poco prima che ci accingessimo a scrivervi queste righe, abbiamo letto della morte di Teresa Sarti, fondatrice assieme a Gino Strada di Emergency. Ci è venuto di pensare che compassione, indignazione, gioia, rappresentino anche la grande lezione che lei ci ha lasciato. Proprio ciò che manca a questo nostro tempo.  Noi ci congediamo qui, proponendovi, da quel libro di Sobrino, il testo che trovate qui di seguito e che è, per oggi, il nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

La tempra degli uomini del regno è descritta nelle beatitudini e nel discorso della montagna. Qui però ci concentriamo su alcuni atteggiamenti che in un certo senso sono persino previ alle beatitudini; si tratta della misericordia verso le grandi folle che soffrono la povertà, l’oppressione e la repressione; essa deve certamente portare a una prassi del superamento, ma va in primo luogo mantenuto come qualcosa di definitivo, e non banalizzata in nome dell’escatologia o della pienezza della vita cristiana. Si tratta semplicemente di recuperare e soprattutto di conservare quel primigenio atteggiamento di Gesù del misereor super turbas. Ci riferiamo anche all’indignazione prodotta in ogni uomo di buona volontà da tali sofferenze e oppressione che porta – come portò Gesù – a denunciare, a smascherare, a maledire i responsabili, ma che non poche volte è stata ignorata, edulcorata o combattuta in nome di altri principi della fede. D’altro lato ci riferiamo alla gioia di annunciare un regno che è buona notizia per i poveri, che, quando l’ascoltano, la comprendono e la celebrano; alla gioia – anche – per aver trovato in questo vangelo, in questa buona notizia una perla preziosa, un tesoro nascosto per cui si vende e si dona tutto. Questi atteggiamenti fondamentali (misericordia, indignazione, gioia – per menzionarne soltanto alcuni -) danno un nuovo volto alla pratica della fede; da un lato la inseriscono nella comunità degli uomini di buona volontà: i cristiani così non appaiono, in fondo, come esseri strani ed estranei al mondo reale e dotati di reazioni diverse da quelle di altri uomini che cercano il regno; dall’altro la inseriscono nel più profondo del Vangelo. Questo carattere è stato efficacemente riscoperto nell’annunciare il regno e lavorare a suo favore. Ciò non ha separato i cristiani dagli altri uomini, e soprattutto ha presentato i cristiani come portatori di un Vangelo, di una buona notizia per altri, e come portatori essi stessi gioiosi, non tristi o collocati soltanto sulla difensiva. (Jon Sobrino, Tracce per una nuova spiritualità). 

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Settembre 2009ultima modifica: 2009-09-01T23:37:00+02:00da fraternidade
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