Giorno per giorno – 26 Agosto 2009

 

 

Carissimi,

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri” (Mt 23, 29-32). Continua anche oggi il lamento di Gesù sui religiosi incoerenti di ogni tempo. Capaci magari  di compiangere i martiri del passato, anche recente, (e, a maggior ragione, il Martire per eccellenza!), vittime dell’ingiustizia, della malvagità e dell’idolatria del potere, o dell’intolleranza religioso, delle lotte e, più ancora, delle meschinitá tra le chiese e nella chiesa, ma incapaci di cogliere gli odî profondi, i sordi risentimenti, i propositi di vendetta, o anche solo la gelida indifferenza, che essi alimentano nei confronti dei loro simili. E che, spegnendo, uccidendo, così, il significato di Dio nel [loro] mondo, colmano una volta di più la misura dei padri. Poveri noi, se mai fossimo davvero così!    

 

Oggi facciamo  memoria di Tikhon di Zadonsk, monaco e pastore, e di Maryam Bawardy, contemplativa e mistica palestinese.

 

26 tikhon-zadonsk.jpgNato a Korotsk nel 1724, Timoteo Savelic Sokolov, che come monaco assumerà il nome di Tikhon, fu ordinato presbitero nel 1754. Sette anni più tardi fu consacrato vescovo ausiliare di Novgorod e nel 1763, nominato vescovo di Voronezh, ufficio che ricoprirà fino al 1767, quando, per motivi di salute, chiese ed ottenne di ritirarsi a vivere nel monastero di Zadonsk. Mistico, uomo d’azione e predicatore instancabile della giustizia sociale, Tikhon ebbe una visione di chiesa assai poco istituzionalizzata, nutrì un profondo sentimento di carità e di misericordia verso tutti gli uomini considerati come fratelli, e sentì sempre un’intensa sofferenza emotiva per la Passione di Cristo. L’amore nei confronti dei più umili,  poveri  e oppressi fu il tratto caratteristico, che ne fece uno dei santi più amati della Russia moderna. I suoi biografi raccontano che, dopo aver deciso di ritirarsi a Zadonsk, vendette le vesti e le suppellettili che gli erano derivate dall’esperienza vescovile, e distribuì il ricavato ai poveri. Negli anni successivi continuò come aveva cominciato: distribuendo a questi ciò che riceveva e comprando per loro ciò di cui non disponeva: abiti, calzature, cibo, ma anche capanne e bestiame, cavalli e mucche. Visse gli ultimi quattro anni della sua vita monastica come recluso. Morì il 26 agosto (13 agosto secondo il calendario giuliano) del 1783.

 

26 Maryam Bawardy.jpgMariam Bawardy era nata ad Abellin in Galilea il 5 gennaio 1846, da Maryam Chahynda e George Bawardy, una coppia di arabi cristiani di rito melchita, molto provati dalla vita, avendo perduto dodici figli tutti in tenera età.  Poco dopo la nascita di Maryam e, un anno più tardi, del fratello Boulos, entrambi i genitori, a distanza di pochi mesi uno dall’altro, morirono, così i bimbi vennero affidati uno alle cure di una zia paterna, e l’altra a quelle di uno zio paterno, che,  nel 1854, si trasferì ad Alessandria d’Egitto. A dodici anni Maryam, secondo i costumi locali, fu fidanzata a sua insaputa ad un parente, che lei, tuttavia, rifiutò, avendo già maturato in cuor suo la volontà di consacrarsi al Signore. Pochi mesi dopo, l’8 settembre 1858 fu guarita miracolosamente da una ferita alla gola provocata da un colpo di scimitarra. Negli anni successivi, lavorò come domestica, prima ad Alessandria, poi a Gerusalemme, a Beirut e, infine, a Marsiglia, dove si era recata al seguito di una famiglia siriana, di cui era a servizio. Decisa ad entrare nella vita religiosa, nel 1865, fu accolta come postulante nell’Istituto delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, ma dovette uscirne per i fenomeni mistici che cominciarono a manifestarsi in lei. Nel 1867 entrò nel Carmelo di Pau (Bassi Pirenei), come conversa, essendo analfabeta, e prese il nome di Maria di Gesù Crocifisso.  Nell’agosto 1870, ancora novizia, partì per l’India per la fondazione di un Carmelo a Mangalore, dove, il 21 novembre 1871, fece la sua professione religiosa. Un anno dopo fu rimandata a Pau, da dove partì con altre otto religiose nell’agosto 1875 per Betlemme, a fondarvi il primo Carmelo in terra di Palestina. La sua vita religiosa fu ovunque accompagnata da estasi, levitazioni, visioni, stigmate, predizioni e profezie. Il che, anche se lei non smise mai di lavorare duro, le causò non pochi problemi. Dato che la gente comune in genere va con i piedi per terra. Definiva se stessa “il piccolo nulla”. Morì, a trentadue anni, il 26 agosto 1878 a Betlemme a causa di una cancrena, sviluppatasi in seguito ad una frattura multipla al braccio, causata da una caduta. Giovanni Paolo II la beatificò il 13 novembre 1983.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap.2, 9-13; Salmo 139; Vangelo di Matteo, cap.23, 27-32.

 

 La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale che ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

Oggi, finalmente, nuovamente, e più abbondante, la pioggia. Quella che aiuta la maturazione di manghi e caju. E che fa respirare noi, per un po’. La memoria della piccola suora palestinese, ci ha naturalmente portati, stamattina, a ricordare il dramma della Palestina, le sofferenze del suo popolo e a pregare per la Pace che non arriva. In una lettera pastorale del settembre 2003 di mons. Michel Sabbah, già Patriarca latino di Gerusalemme, troviamo questa citazione di Suor Maria di Gesù Crocifisso (Maryam Bawardy), che, congedandoci, vi offriamo come nostro     

 

PENSIERO DEL GIORNO

“Tutti dormono. E Dio così pieno di bontà, così grande, così degno di lode, lo si dimentica… Nessuno pensa a lui… Vedi, la natura lo loda; il cielo, le stelle, gli alberi, le erbe, tutto lo loda; e l’uomo che conosce i suoi benefici, che dovrebbe lodarlo, dorme… andiamo a svegliare l’universo!”. “Com’è dolce essere tua, o mio Salvatore. Il Tuo nome è grande; riempie il cielo. Tutto lo loda ed è pieno di gioia alla sua presenza. Le mie ali che volano, è il mio Salvatore che me le ha donate. Il suo sguardo ha avuto pietà della mia anima. Lui mi ha dato le ali con le quali ho volato. L’abisso in cui ero, era profondo. Il Signore me ne ha tratto fuori. … Felice il giorno; mai finire… Che dite, abitanti della terra? Mi dà delle ali per volare; mi dà mille fiori da spargere sulla strada che vedo; mi ha posto un cesto di fiori tra le mani; tutti gli amici ne possono raccogliere. Lungo la strada, ho seminato. Gli amici ed i nemici si sono affrettati a prenderne. Mi ha dato ali per volare ed il cesto dei fiori sulle ginocchia. Il cielo e la terra, tutto sorrideva del suo sorriso immacolato… Quando Gesù guarda i suoi eletti, il suo sguardo fa sciogliere il cuore… è dolce sentire parlare Gesù, ma più dolce sentire Gesù stesso… è dolce pensare a Gesù, ma più dolce possederlo… è dolce prestare orecchio a Gesù, ma più dolce fare la sua volontà…” (Maria di Gesù Crocifisso).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-26T23:29:00+02:00da fraternidade
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