Giorno per giorno – 27 Agosto 2009

Carissimi,

“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Mt 24, 42-44). Ciò che introduce l’ultimo discorso  di Gesù sulle cose ultime, e che per questo è detto “Discorso escatologico”, è la richiesta che i discepoli gli fanno, dopo la sua predizione circa la distruzione del Tempio: “Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo” (Mt 24, 3). Circa il quando, Gesù non lo dice, anzi afferma esplicitamente :”Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre”  (v.36). E tuttavia, nell’organizzazione che l’evangelista ha dato al discorso, sembra di poter rintracciare qualcosa che accomuna i singoli eventi, spesso terribili della storia, come la profanazione e la distruzione del Tempio (v.15), il crollo rovinoso delle grandi potenze”, cui l’immagine della catastrofe cosmica pare alludere (v.29), ma anche i lutti improvvisi che si abbattono sulla nostra quotidianità (vv. 40-41). L’elemento comune è il segno del Figlio dell’uomo: Gesù stesso, il suo evento, il suo significato, la Croce, che giudicherà la storia ed anche ogni nostra singola esistenza, e che già ora giudica ogni nostro giorno. Lui è l’adorabile ladrone, che ci spia ogni sera dagli scuri delle nostre case e ci sussurra sorridendo: oggi ce l’hai fatta; ti sei donato, cioè perduto, e perciò salvato a sufficienza. O, invece, rammaricato, ci dice: ti sei chiuso in te stesso; hai voluto salvarti, ti sei perduto. Il pianto e lo stridore di denti (v.51), suggeriva Durce, stamattina, è allora quello della nostra coscienza, resa cosciente del suo peccato. Che ci porta a dirgli: ripassa, ti prego, domani. Fino al giorno in cui Lui ci verrà a prendere. Definitivamente.

 

Oggi celebriamo la memoria di  dom Helder Câmara, pastore e amico degli ultimi, di dom Luciano Mendes de Almeida, pastore e difensore della causa dei poveri, e quella  di Shri Ma Anandamayi, mistica indiana.

 

H. Câmara.jpgHelder Câmara nacque a Fortaleza (Ceará), il 7 febbraio 1909. Ordinato sacerdote giovanissimo, il 15 agosto 1931, negli anni successivi, abbandonò le posizioni integraliste dei primi tempi, maturando un’attenzione tutta particolare verso il mondo dei poveri e una grande preoccupazione per il rinnovamento della Chiesa. Diede un contributo determinante alla fondazione della Conferenza dei vescovi del Brasile (CNBB) e al CELAM, l’organizzazione che riunisce tutti i vescovi latino-americani. Consacrato vescovo nel 1952 e nominato arcivescovo ausiliare di Rio nel 1955, negli anni 60, a partire dal Concilio Vaticano II, divenne simbolo di quella Chiesa latino-americana che, con la “scelta dei poveri”, si schiera a favore della lotta per la giustizia, denunciando lo sfruttamento economico e l’oppressione politica, di cui è vittima la parte più debole della società brasiliana e, più in generale, il Sud del mondo. Nel 1964 venne nominato arcivescovo di Olinda e Recife. A partire da allora si  moltiplicarono gli interventi di quello che gli avversari presero a chiamare il “vescovo rosso”. Oggetto delle sue denunce furono soprattutto la repressione messa in atto dalla dittatura militare, l’attuazione delle multinazionali, colpevoli del processo di ricolonizzazione del Brasile, e gli aberranti investimenti nell’industria bellica del regime. Dom Helder non si limitò tuttavia a denunciare, ma testimoniò costantemente in prima persona uno stile di vita diverso, povero e solidale con i più poveri.  Nel 1985, secondo la prassi vigente, rassegnò le dimissioni. Sfortunatamente il suo successore iniziò a distruggere sistematicamente tutto il lavoro svolto negli anni con passione e amore per il Vangelo dei poveri da dom Helder.  Il vescovo profeta rispose a tutto ciò con un doloroso silenzio che durò fino alla morte, avvenuta il 27 agosto 1999.

 

27 Luciano Mendes de Almeida.jpgLuciano Pedro Mendes de Almeida era nato a Rio de Janeiro, il 5 ottobre 1930, nella famiglia di Emilia Mello Vieira e di Cândido Mendes de Almeida. Entrato diciassettenne nella Compagnia di Gesù, compì i suoi studi a Nova Friburgo, dal 1951 al 1953, e a Roma, dal 1955 al 1959, all’Università Gregoriana, dove negli anni successivi preparò il suo dottorato in Filosofia. Ordinato sacerdote, nel 1958, emise la sua professione definitiva  il 15 agosto 1964.  Di quegli anni a Roma, padre José Oscar Beozzo ricorda: “Il suo “peccato” era la fila dei poveri alla porta del Collegio, che venivano dai quartieri popolati da emigrati disorientati; arrivati da poco dal Sud Italia si insediavano, come potevano, nei campi e nelle case sparse della Valcanuta, un po’ oltre l’Aurelia, dove stava il Collegio. A qualsiasi ora del giorno e della notte arrivavano anche telefonate di persone sofferenti dagli ospedali vicini, cercando il padre Mendes, nella certezza che sarebbero stati prontamente ascoltati. In una città come Roma, con tanti padri e tante case religiose, non era facile trovare qualcuno sempre pronto a prendersi cura dei poveri o dei sofferenti, senza giorno né ora, senza scuse e senza indugio”. Quel “peccato” accompagnò padre Luciano per tutta la vita. Tornato in patria, nel 1965, fu professore di filosofia e assunse incarichi di responsabilità nella Compagnia di Gesù e nella Conferenza nazionale dei religiosi. Paolo VI lo nominò vescovo ausiliare di Sâo Paulo, nel 1976, e Giovanni Paolo II, arcivescovo di Mariana, nel 1988. È scomparso il 27 agosto 2006, a seguito di  una grave malattia.

 

27 SRI MA ANANDA MAYI.jpgMa Anandamayi (il cui nome era Nirmala Sundari Devi) era nata il 30 aprile 1896 in una famiglia di bramini, nel villaggio di Kheora,  nell’attuale Bangladesh. Tredicenne fu data in sposa a Srijut Ramani Mohan Chakravarti, che percepì presto la sua natura eccezionale arrivando in seguito a chiederle di diventare suo discepolo. Senza l’aiuto di alcun maestro e senza aver avuto accesso ai testi sacri, esplorò in sei anni tutti i cammini dello yoga e in poco tempo riunì attorno a sé numerosi discepoli. Nel 1929 un primo ashram fu costruito a Dacca. Nel 1932 si recò ai piedi dell’Himalaya, dove un secondo ashram fu edificato a Dehradun. Nei decenni che seguirono attraversò più volte tutta l’India, portando ovunque aiuto e conforto spirituale. Creò ashram, ospedali e istituzioni caritative a Benares, Calcutta e altrove. Conobbe e visitò alcune tra le figure più significative del panorama religioso e politico dell’India del suo tempo. Gandhi nutrì nei suoi confronti una grande devozione e un affetto paterno. Ma Anandamayi scomparve il 27 agosto 1982.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap. 3,7-13; Salmo 90; Vangelo di Matteo, cap. 24,42-51.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di una citazione di Ma Anandamayi, che troviamo nel sito www.yogicjournal.it, in un testo dal titolo “L’insegnamento di Sri Ma dalle sue parole”. È, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO

Supremo Padre, Madre e Amico – Dio è davvero tutto questo. Di conseguenza, quale potrebbe essere la causa o la ragione della Sua Grazia? Voi siete suoi, e in qualunque modo Lui vi stia portando a Sé, è per rivelarSi a voi. Il desiderio di trovare Dio che si risveglia improvvisamente nell’uomo, chi lo instilla? Chi vi fa adoperare per soddisfare questo desiderio? Dovete giungere alla comprensione che tutto origina da Lui. Qualsiasi facoltà o competenza possediate – sì, proprio voi – da dove proviene? E non è forse finalizzata a trovare Lui, il distruttore del velo dell’ignoranza? Tutto ciò che esiste ha la propria origine in Lui soltanto. Dunque dovete cercare di realizzare il vostro Sé. Potete dire di essere padroni anche di un solo respiro? Fino al minimo livello Lui vi fa sentire liberi di agire, se comprendete che questa libertà deve essere usata per aspirare alla Sua realizzazione, per il vostro bene. Ma se credete di essere voi agenti e Dio molto lontano e se, a causa della Sua apparente lontananza, operate per la soddisfazione dei desideri, agite in modo errato. Dovete vedere tutte le cose come una Sua manifestazione. Quando riconoscete l’esistenza di Dio, Lui si rivela a voi come il compassionevole, il benevolo o il misericordioso, in accordo con la vostra attitudine nei Suoi confronti in quel momento – così, ad esempio, per l’umile diventerà il Signore degli Umili.  (L’insegnamento di Sri Ma dalle sue parole).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 27 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-27T23:51:00+02:00da fraternidade
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