Giorno per giorno – 16 Agosto 2009

Carissimi,

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). Noi non sappiamo se i Vangeli di queste domeniche, che la chiesa prende in prestito da Giovanni per rimpolpare il testo di Marco, che ci accompagna in questo anno liturgico, riportino proprio le parole di Gesù, o siano piuttosto una riflessione della comunità giovannea sul mistero che Egli è. Resta il fatto che sono per noi, comunque, Parola di Dio. Si sente spesso dire che “noi siamo ciò che mangiamo” e questo ci pare sia vero in molti sensi. Noi diventiamo progressivamente ciò di cui alimentiamo i nostri pensieri, sentimenti, affetti, desideri, preoccupazioni. Se, dunque, ci ostineremo a cibarci di Vangelo – che non è semplicemente ascoltarlo, ma masticarlo, assimilarlo – è ragionevole sperare che un giorno o l’altro finiremo anche per viverlo ed esserlo. Nonostante i nostri limiti, così apparentemente insuperabili, e le nostre debolezze, così inveterate. Anche noi, alla fine, con la sua grazia, potremo essere “carne per la vita del mondo”. “Una vita per le vite”, come recita anche lo slogan del nostro Centro Comunitario.       

 

Oggi è la XX Domenica del Tempo comune e le letture che la liturgia odierna ci propone sono tratte da:

Libro dei Proverbi, cap. 9, 1-6;  Salmo 34; Lettera agli Efesini, cap. 5, 15-20; Vangelo di Giovanni, cap. 6, 51-58

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane, al fine di ottener loro una nuova stagione di apertura, dialogo, fiducia e accoglienza reciproca.

 

Oggi facciamo memoria di Roger Schutz, profeta di pace, e di Shri Ramakrishna, mistico hindu.   

    

16 Frere Roger Schutz.jpgRoger Louis Schutz  era nato a Provenza, in Svizzera, il 12 maggio 1915, figlio di un pastore riformato.  Per diversi anni, durante la giovinezza soffrì di tubercolosi polmonare e durante la malattia, maturò in lui il desiderio di creare una comunità, in cui “la semplicità e la benevolenza del cuore potessero essere vissute come realtà essenziali del Vangelo”. L’occasione gli venne data dallo scoppio della Seconda Guerra mondiale. Convinto di dover fare qualcosa per salvare le vite in pericolo, nel 1940, lasciò il Paese per stabilirsi in Francia, a Taizè, dove, raggiunto dalla sorella Geneviève, grazie ad un piccolo prestito, comprò una casa abbandonata da anni con annessi alcuni edifici, cominciando ad accogliere quanti fuggivano dalla guerra o dalle deportazioni, soprattutto ebrei. Dopo una breve interruzione, dovuta al fatto che la rete di aiuti era stata scoperta dalle autorità filogermaniche, la comunità riprese a formarsi nel 1945. Nel giorno di Pasqua del 1949, quanti vi si erano via via integrati  si impegnarono insieme a vivere per sempre nel celibato, nella vita comune e in semplicità di vita. Oggi la comunità è formata da un centinaio di fratelli, evangelici e cattolici, provenienti da più di venticinque nazioni. I fratelli vivono esclusivamente del loro lavoro, rinunciando ad ogni donazione e anche alle proprie eredità familiari, che la comunità destina ai più poveri. A partire dagli anni 50, la Comunità di Taizé ha aperto alcune fraternità in Asia, Africa, America Latina. Condividendo la vita della gente più povera, esse cercano di essere una presenza d’amore e segno di riconciliazione e di pace. Roger Schutz morì pugnalato da una povera squilibrata, la sera del 16 Agosto 2005, mentre partecipava ad una veglia di preghiera.

 

16_RAMAKRISHNA.JPGShri Ramakrishna era nato a Kamarpukur, nel Bengala,  il 18 febbraio 1836, nella famiglia di un bramino povero, e ricevette il nome di Gadadhar. All’età di sei anni ebbe la sua prima esperienza mistica. L’iniziazione braminica, all’età di nove anni,  approfondì ulteriormente la sua inclinazione spirituale. Vishnuita fervoroso, Ramakrishna passerà tutta la vita a Calcutta, nel tempio di Dakshineshvar, consacrato alla dea Kali, la Madre, come, in quella tradizione, è chiamato l’Assoluto, da cui derivano tutte le differenze che separano gli esseri umani. Nella convinzione che l’Onnipotente Differenziazione è  lo stesso volto di Dio e che tutte le religioni conducono allo stesso Dio UNICO, volle conoscere tutte le strade che portano a Dio e, imboccandole, una dopo l’altra, si arricchì di tutte le loro esperienze. Si può dire che passò gran parte della sua vita in estasi. Raccontò che un giorno vide venire verso di lui una figura con occhi bellissimi, piena di pace. Sentì una voce che gli  diceva: “Guarda Gesù che ha sparso il sangue del cuore per la salvezza del mondo, ha sofferto un oceano d’angoscia per l’amore degli uomini. Lui è il Maestro in eterna unione con Dio.” Ramakrishna morì il 16 agosto 1886 di un tumore alla gola. Dopo la sua morte un gruppo di discepoli fondò un Ordine monastico col suo nome, a cui si aggiunse successivamente la Missione Ramakrishna, che coniuga ricerca spirituale  e lavoro sociale. Swami Shiwananda, abate dell’ordine, scrisse tempo fa: “Spero che [la conoscenza di Ramakrishna] contribuisca a fare dei cristiani dei veri cristiani, degli indù dei veri indù, dei musulmani dei veri musulmani. Possa egli mostrarci il cammino sul quale inoltrarci per riconoscere che siamo tutti figli dello stesso Padre”.

 

Ci lasciamo qui. Con un brano della Lettera 2005 di Frère Roger, dal titolo “Un avvenire di pace”, che è quanto progetta Dio per noi. È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Gesù, il Cristo, è venuto sulla terra non per condannare, ma per aprire agli esseri umani delle vie di comunione. Da duemila anni, Cristo è presente attraverso lo Spirito Santo,  e la sua misteriosa presenza diventa concreta in una comunione visibile: essa riunisce donne, uomini, giovani, chiamati ad avanzare insieme senza separarsi gli uni dagli altri.  Ma ecco che, nel corso della storia, i cristiani hanno vissuto numerose scosse: delle separazioni sono sorte fra coloro che tuttavia si riferivano allo stesso Dio d’amore. Oggi è urgente ristabilire una comunione, ciò non può essere continuamente rimandato a più tardi, fino alla fine dei tempi.  Faremo tutto il possibile affinché i cristiani si risveglino allo spirito di comunione? Ci sono dei cristiani che, senza indugiare, vivono già in comunione gli uni con gli altri là dove si trovano, molto umilmente, molto semplicemente. Attraverso la loro vita, vorrebbero rendere Cristo presente per molti altri. Sanno che la Chiesa non esiste solo per se stessa ma per il mondo, perché in esso venga deposto un fermento di pace. “Comunione” è uno dei nomi più belli della Chiesa: in essa non vi possono essere rigidità reciproche, ma solamente la limpidezza, la bontà del cuore, la compassione… e si aprono le porte della santità. Nel Vangelo possiamo scoprire questa sorprendente realtà: Dio non crea né la paura né l’inquietudine, Dio non può che amarci. Attraverso la presenza del suo Spirito Santo, Dio viene a trasfigurare i nostri cuori. E in una semplicissima preghiera possiamo percepire che non siamo mai soli: lo Spirito Santo sostiene in noi una comunione con Dio, non per un solo istante, ma fino alla vita che non ha mai fine. (Frère Roger, Un avvenire di pace, Lettera 2005).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 16 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-16T23:23:00+02:00da fraternidade
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