Giorno per giorno – 13 Agosto 2009

Carissimi,

“Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18, 21-22). Cioè, non c’è limite al perdono. Negarci ad esso, al  perdono dato e ricevuto,  è semplicemente negare Dio, il suo Regno, e, perciò, generare infelicità e, più ancora, come sottolineava stamattiva Valdecí, condannare noi stessi all’infelicità.  La nostra amica Marisa, che è in questi giorni pellegrina nella Terra del Santo, ci scriveva giusto ieri un po’ allusivamente del cumulo di sofferenze, di incomprensioni, diffidenza, risentimenti, odio, in cui ci si imbatte laggiù. Sono forse proprio questi gli “aguzzini” della parabola a cui noi spontaneamente scegliamo di consegnarci fino a quando non avremo saldato “tutto il debito” (Mt 18, 34).  Che è, appunto, il nostro perdono. Noi, a lei, abbiamo risposto così: “Dunque sei già laggiù (o lassù), a lasciarti contagiare dai tormenti degli uni e degli altri, com’è del resto giusto, se ti porti dentro Lui. Perché Lui è solo questo infinito lasciarsi contagiare dal male degli uomini suoi figli. E se noi solo arrivassimo a capire la miliardesima della miliardesima della miliardesima particola della sua realtà, passeremmo la vita a chiedergli perdono e a perdonare. E il mondo comincerebbe a essere un pochino diverso”. Almeno, a noi sembra così.   

 

Il calendario ci segnala oggi le memorie di Nersēs Šnorhali, monaco e Katholicos degli armeni; Simon Pecke, missionario africano; e Yunus Emré, mistico islamico.

 

13 NARSETE.jpgNersēs era nato nel 1102 nel castello di Zovk in una famiglia che diede alla nazione armena un gran numero di principi e di ecclesiastici. Fratello minore del futuro Katholicos Grigoris III, compì con lui gli studi nel monastero di Karmir Vank’, ove in seguito restò come monaco, men­tre il fratello maggiore, nel 1113, a soli quindici anni, veniva ordinato sacerdote dal Katho­licos Basilio, loro parente, che intendeva prepararlo alla sua successione. Cosa che avvenne di lì a poco, alla morte improvvisa di questi. Quanto a Nersēs, dopo essere stato ordinato presbitero non ancora ventenne, fu chiamato dal fratello a svolgere le funzioni di segretario e, nel 1125, fu da lui consacrato vescovo. Uomo di vasta cultura, e di ancor più profonda spiritualità e di costumi ascetici, Nersēs fu soprannominato Šnorhali, che significa “grazioso”, a causa della dolcezza e dell’amabilità del suo carattere. Nel 1166 il fratello Grigoris decise di dimettersi dall’ufficio di Katholicos, chiamando Nersēs a succedergli. Nella Lettera Enciclica che il nuovo Katholicos rivolse agli Armeni in occasione della sua investitura, chiamò tutti, religiosi, vescovi, preti, nobili, militari,  contadini, cittadini, uomini e donne, a prendere tutti parte alla riforma della Chiesa. Guidò la chiesa per dodici anni, con umiltà, fermezza e spirito di dialogo con tutti. Morì il 13 agosto 1173.

 

13 Baba Simon.jpgSimon Pecke, “Baba Simon”, era prete della diocesi di Douala, che nel 1959 si recò missionario nel nord del Camerun, tra i Kirdi. Padre Jacques Loew disse  di lui: È l’uomo più straordinario che abbia incontrato, un vero san Paolo africano, una meravigliosa figura del cristianesimo eterno e africano al tempo stesso”. Morì il 13 agosto 1975.

 

13 YUNUS EMRE.jpgPer Yunus Emré, causa e finalità di ogni esistenza è l’amore. È attraverso l’amore che possiamo raggiungere il Creatore. Scrisse: “Non sono qui sulla terra per combattere, / Amare è la missione della mia vita. / I cuori sono la casa dell’amato; / ed io sono giunto qui a edificare ogni cuore vero”. Yunus Emré nacque  probabilmente nel 1240 e visse nella regione di Karaman (Larende). Appartenne ad una famiglia emigrata da Horasan al villaggio di Seyh Haci Ismail. Fu musico, poeta, derviscio errante, innamorato di Dio. Su lui fiorirono miriadi di leggende che dicono tutto l’affetto e la simpatia con cui la gente più umile del popolo guardò sempre a questa figura. Morì poco più che ottantenne, nel 1320. 

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Giosuè, cap.3, 7-10a. 11. 13-17; Salmo 114; Vangelo di Matteo, cap.18, 21-19,1.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

Ci congediamo qui. Con una poesia di Yunus Emré, che troviamo nel libriccino “Salmi Sufi. Canti della Spiritualità musulmana” (Icone Edizioni). E che è, per oggi, il nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO 

O Amico, / nell’oceano del Tuo amore / voglio tuffarmi, / annegare lì / e dimenticare il resto. // Voglio fare / dei due mondi un luogo di transito / per attraversarlo, / gioirne, / e dimenticare il resto. // Voglio gettarmi / nell’Oceano, / e lì affogare, / perdere ogni identità / e dimenticare il resto. // Voglio essere usignolo / nel giardino dell’Amico, / conquistare le rose / e dimenticare il resto. // Voglio essere usignolo e cantare, / guadagnare i cuori, / scommettere la vita e perderla; / voglio privarmi della testa, / tenerla tra le mani, / offrirla al Tuo passaggio / e dimenticare il resto. // Ti siano rese grazie, Signore, / perché ho visto il Tuo volto, / ho bevuto alla coppa della Tua unione, / e adesso posso disperdere / ai quattro venti / il miraggio delle piccole cose / che riteniamo nostre / e dimenticare il resto. // Yunus è pazzo d’amore per Te, Signore, / il più umile degli incurabili… / Il mio unico rimedio è in Te: / voglio chiedertelo e chiedertelo ancora / e dimenticare il resto. // (Yunus Emré, Nell’oceano del Tuo amore).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-13T23:22:00+02:00da fraternidade
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