Giorno per giorno – 12 Agosto 2009

Carissimi,

“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;  se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano” (Mt 18, 15-17). Delicatezza della pedagogia di Gesù, in cui il rispetto alla persona e alle sue scelte prevale sempre. Sbagliare è sempre possibile, sia in chi si è da poco avvicinato alla comunità e fatica a vivere l’impegno che questo comporta, sia in chi ha funzioni di guida e di responsabilità, che può essere spinto, nei confronti dei deboli, a giudizi e decisioni avventati e a mancare di misericordia. Il che è anche peggio, tanto che è oggetto del severo ammonimento di Gesù (Mt 18, 6). Dialogo, dunque, a tu per tu, dapprima; il coinvolgimento di altri avviene, quando necessario, in un secondo momento, e solo alla fine il caso è sottoposto alla comunità. Dopo di che, se l’interessato continua nelle sue posizioni, sarà considerato “come un pagano e un pubblicano”. Il che non rappresenta né una condanna, né una scomunica, ma piuttosto un’esenzione dalle responsabilità e dai doveri propri del discepolo. Questo non comporta il venir meno della solidarietà che la comunità ha nei confronti dell’errante. Egli continua ad essere al centro della sua preghiera, perché “se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà” (v. 19).

 

Le memorie di oggi sono tutte brasiliane. Ricordiamo infatti: Margarida Alves, martire per la giustizia, padre Alfredinho Kunz, missionario del “Servo sofferente”, mons. Antônio Batista Fragoso, vescovo dei poveri.  

 

12_MARGARIDA_ALVES.JPGMargarida Alves era nata il 5 agosto 1933 da una famiglia contadina di Alagoa Grande, nello Stato di Paraíba. Militante cristiana, fin da giovane, aveva imparato dall’ascolto del Vangelo la compassione per i suoi fratelli poveri e il desiderio di impegnarsi nella costruzione del Regno. Nel 1973 fu eletta presidente del Sindacato dei Lavoratori Rurali di Alagoa Grande. A partire da allora, per tutti gli anni in cui rivestì questo incarico, furono circa seicento le cause giudiziarie intentate dal sindacato nei confronti di latifondisti, coltivazioni di canna e zuccherifici della zona. La sua azione fu costantemente indirizzata alla difesa dei diritti di contadini e braccianti, alla rivendicazione della tredicesima, agli aumenti di salario dei “canaveiros” (i braccianti impiegati nelle piantagioni di canna), e a rivendicare per loro condizioni più umane di lavoro. Fu anche una delle fondatrici del Centro di Educazione e Cultura del Lavoratore Rurale, la cui finalità è, ancor oggi, di contribuire alla costruzione di un modello di sviluppo rurale e urbano sostenibile, a partire dal rafforzamento dell’agricoltura famigliare. Con la nascita del Piano Nazionale di Riforma Agraria, i latifondisti intensificarono fortemente la violenza nelle zone rurali del Paese. Il 12 agosto 1983, Margarida fu assassinata sulla porta di casa con un colpo di fucile, sparato da una auto, che la raggiunse al volto, alla presenza del figlio e del marito. I mandanti facevano parte del Gruppo di Várzea, composto di 60 fazendeiros, 3 deputati e 50 sindaci della regione. La polizia identificò l’assassino, ma non riuscì a catturarlo. Il processo, protrattosi per anni, non fece giustizia. Dei responsabili e complici, alcuni morirono nel frattempo, altri furono arrestati con altre imputazioni, l’autista fu assassinato per eliminare un testimone scomodo. Ma l’esempio e l’insegnamento di Margarida rimane vivo nelle lotte della sua gente.    

 

12 ALFREDINHO II.jpgAlfred Kunz, il padre Alfredinho, era nato in Svizzera  il 9 febbraio 1920. Fece parte della Gioventù Operaia Cattolica (JOC) e lavorò come operaio. L’esperienza della prigionia in un campo di concentramento nazista durante la Seconda Guerra Mondiale  gli rivelò l’orrore che ogni guerra e violenza rappresentano e fece crescere e maturare in lui l’ideale e la pratica della nonviolenza attiva contro ogni tipo di oppressione.  Divenuto sacerdote, giunse in Brasile nel 1968. Qui, nella diocesi di Crateús, definì e diede concretezza alla sua opzione radicale per i poveri, vissuta nella fatica del quotidiano, più che proclamata a parole, contentandosi dell’indispensabile, senza mai lasciarsi vincere dalla tentazione del consumismo o dello spreco, che così spesso attecchisce anche negli ambienti clericali. Nel 1988 si trasferì a Santo André (São Paulo),  scegliendo di vivere la sua vita di preghiera e di condivisione tra i dannati della terra della favela Lamartine. Nel 1995, già settantacinquenne, estremista come ogni santo che si rispetti, decise di abitare con i barboni  per le strade, sotto i viadotti, dormendo all’aperto, mantenendosi con i rifiuti della società dell’opulenza. Restò li finché la salute glielo permise. Poi tornò nella favela, dove morì il 12 agosto del 2000, nel silenzio e nell’abbandono. Aveva voluto seguire Gesù (il Servo Sofferente per eccellenza) servendolo nei poveri, condividendone la vita, mettendosi in ascolto del loro magistero.  Fondò la Fraternità del Servo sofferente, che ne è l’erede spirituale. I suoi membri portano come segno di riconoscimento un pezzo di sfoffa che ricorda la divisa da detenuto e il numero di identificazione di Massimiliano Kolbe, martire e santo del campo di sterminio nazista di Auschwitz.

 

12 DOM FRAGOSO.jpgAntônio Batista Fragoso era nato a Teixeira (Paraíba) il 10 dicembre 1920. Dopo gli studi in seminario, venne ordinato sacerdote il 2 luglio 1944. Fu dapprima assistente ecclesiastico del Circolo Operaio di João Pessoa, poi, dal 1947, per dieci anni, assistente della Gioventù operaia cattolica (JOC) del Nordeste. Nominato, il 30 marzo 1957, vescovo ausiliare di São Luis do Maranhão, da Pio XII, Dom Fragoso ricevette la sua consacrazione episcopale il 30 maggio dello stesso anno. Nel 1964 Paolo VI lo nominò primo vescovo di Crateús (Ceará), poche settimane dopo il golpe, che privò il Brasile della sua libertà e inaugurò il ventennio dominato dal regime militare. In tutto questo tempo, Dom Antônio si dedicò instancabilmente alla difesa dei diritti umani e politici, soprattutto nei cosiddetti “anni di piombo” (1968-1974). Fece suo il progetto di vita tratteggiato dal Patto delle Catacombe, un documento sottoscritto da circa 40 padri conciliari il 16 novembre 1965, nelle catacombe di Domitilla, a Roma, poco prima della chiusura del Concilio Vaticano II. Con esso, i vescovi si impegnavano a condurre una vita di povertà, rifiutando ogni insegna, simbolo e collusione col potere e collocando i poveri al centro del loro ministerola pastorale. S’impegnavano altresì a favorire lo sviluppo della collegialità e della corresponsabilità nelle relazioni ecclesiali, l’apertura al mondo e l’accoglienza fraterna. Sempre a partire dai tempi del Concilio, fece parte con Mons. Bettazzi e una ventina di Padri conciliari di diversi continenti della Fraternità dei Piccoli Vescovi, che si ispiravano alla figura e alla spiritualità di Charles de Foucauld. Assieme al Premio Nobel per la Pace, Adolfo Perez Esquivel, fondò il Servizio per la Pace e la Giustizia in America Latina (SERPAJ-AL), che contribuì grandemente alla difesa dei Diritti Umani e alla diffusione degli ideali e della pratica della Nonviolenza. Con Padre Alfredinho, di cui facciamo memoria in questo stesso giorno, aveva fondato la Fraternità del Servo Sofferente. Nel febbraio del 1998, lasciata, per raggiunti limiti di età, la sede di Crateús, si ritirò a vivere in una casetta accanto a una favela di João Pessoa. Morì il 14 agosto  2006.

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Deuteronomio, cap.34, 1-12; Salmo 66; Vangelo di Matteo, cap.18,15-20.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, spesso lontani dalle istituzioni religiose tradizionali, vivono la ricerca e l’incontro con l’Assoluto nell’impegno per un mondo di pace, giustizia, fraternità e libertà.

 

È tutto per stasera. Noi ci congediamo, lasciandovi alla lettura del brano finale del Testamento Spirituale di Dom Antônio Batista Fragoso, redatto il 15 settembre 1998, pochi mesi dopo aver lasciato la sede episcopale di Crateús che aveva servito per trentaquattro anni. Dice le sue (e un po’ anche nostre) speranze, ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Ecco alcune delle mie speranze: – Una Chiesa con VOLTO DI POVERO, comunità dei servitori di Gesù, senza potere, che vive la mistica del servizio di “lavare i piedi” dell’umanità, soprattutto dei poveri; conosco molti testimoni. Per questo so che è possibile. – Il ministero dei Cristiani che, nella Chiesa Cattolica, uniscono la comunione ecclesiale evangelica e la profezia esplicita. Chi non ricorda P. Häring, l’arcivescovo Quinn, P. Tissa, Mons. Oscar Romero, Mons. Ivan Girardi, la moltitudine di catechisti e di celebranti della Parola nelle CEBs – Comunità ecclesiali di base -, i milioni di martiri “anonimi” nella lotta per la giustizia? – Le CEBs – piccole Chiese Vive nella Base di tipo rurale e, anche, di tipo urbano, in cui si fondono, nel quotidiano “anonimo” la maggior fedeltà al Vangelo e l’ostinazione profetica. – Il pluralismo di segni della Chiesa che viene da teologie, liturgie, forme di essere sacerdoti, e che sperimentano, già nella storia presente, l’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ. – L’invenzione di realizzazioni storiche dell’UTOPIA SOCIALISTA, che i cosiddetti Socialismi Reali sperimentarono e tradirono e che la “globalizzazione” si vanta di aver seppellito definitivamente. – La resistenza plurisecolare degli Indigeni, dei Negri, delle Donne, dei Senza potere che non è riscattata dall’opinione pubblica di oggi, ma fa tremare il sistema globale  che l’ignora e la snobba. Queste SPERANZE “CONCRETE” stanno facendo il loro cammino e NESSUNO impedirà loro di fiorire e fruttificare, nel tempo programmato dallo Spirito. (Antônio Batista Fragoso, Testamento espiritual).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-12T23:16:00+02:00da fraternidade
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Un pensiero su “Giorno per giorno – 12 Agosto 2009

  1. Ei, quem é vc que escreve italiano historias da minha terra?!

    sou nordestina, do Ceara. To tambem dessas bandas do mar.

    Auguri di buone cose.

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